L'autonomia differenziata uccide il Sud e la Sicilia
Economia | 22 settembre 2023
L'avevamo scritto il 4 agosto, commentando il Comitato di sorveglianza che si era tenuto qualche giorno
prima a Palermo, ma evidentemente il caldo di quei giorni aveva provocato l'ebollizione dei media.
“La novità emersa dal Comitato di sorveglianza del FESR Sicilia dello scorso 26 luglio non è
che la Sicilia rischiasse di perdere circa un miliardo di fondi del ciclo di programmazione
20142020, cosa da tempo nota e denunciata. L'elemento inedito è che si è attivato un confronto
con la Commissione per tentare di recuperare “in limine mortis” la gran parte di tali risorse.
Recita infatti il comunicato finale che “andranno condivise misure correttive da 823,5 milioni per
garantire gli obiettivi di spesa. Tali misure, da negoziare con Bruxelles, andranno approvate
entro il 15 settembre.
Tra le principali novità un nuovo asse prioritario, denominato “Safe Fesr”, con 369,5 milioni di
euro per le piccole e medie imprese colpite dal caro-energia e per le famiglie vulnerabili (al suo
interno “Bonus energia Sicilia” e “Bonus energia famiglie” nazionale). Inoltre l’inserimento
nell’asse 1 “Ricerca e innovazione” del grande progetto “Ipcei Microelettronica” da 68 milioni,
per il potenziamento di tecnologie chiave e componenti innovative (soprattutto nei settori
dell’industria automobilistica e dell’internet delle cose). E ancora, circa 50 milioni per
incrementare la dotazione del Fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti delle imprese
siciliane, più altri 70 per finanziare lo scorrimento della graduatoria relativa al bando Misura
“Finanziamento agevolato a tasso zero”, gestito da Irfis.
Se ci è consentito un giudizio, si tratta dell'estremo tentativo di non restituire risorse all'Unione.
Restano invece tutti da determinare gli efficientamenti amministrativi e le modalità di
accelerazione della spesa che eviteranno alla Sicilia di perdere anche quest'estrema occasione
di utilizzare pienamente un programma che si concluderà senza ulteriori possibilità di proroga, il
31 dicembre del 2023 allo scadere del decimo anno di esistenza. “
Perciò non ci ha sorpreso leggere su agenzie, social media e carta stampata che la Sicilia rischia di
perdere una barca di soldi della programmazione 2014-2020 e che “in limine mortis” la Regione sta
tentando di recuperare anni di ritardi e di inefficienza.
Sarà tutt'altro che semplice, dato il progressivo
degrado della qualità ed efficacia dell'azione dei dipartimenti regionali che avrebbero dovuto accelerare
la spesa. Il problema da porsi oggi, semmai, è che nel comunicato di fine luglio era esplicitamente
previsto che la rimodulazione avrebbe dovuto essere approvata dalla Commissione Europea entro il 15
settembre. A stamattina, sui siti della Commissione non si rintraccia alcun accenno della decisione e ciò
spiega perché chi ha consultato nei giorni scorsi il Portale Europeo, trovando ancora le percentuali di
spesa relative alle misure non rimodulate, ha lanciato l'allarme. La domanda, alla quale (tanto per
cambiare) non risponde neanche il comunicato del Gattopardo 2.0 che occupa pro tempore Palazzo d'
Orleans è : A che punto è la trattativa per la rimodulazione a Bruxelles? Dall'approvazione da parte della
Commissione della rimodulazione tracciata dal Comitato di Sorveglianza dipende la possibilita per la
Sicilia di recuperare, se non tutte la maggior parte delle risorse attualmente a rischio disimpegno. In
parole povere: da restituire non a Bruxelles (dato che comunque resteranno assegnate al nostro paese),
ma al governo nazionale che a quel punto potrà utilizzarle dove e come gli farà più comodo. Tuttavia non
sono solo queste le occasioni di sviluppo che la nostra isola rischia di perdere. Cito solo due questioni su
cui converrà tornare in dettaglio. La prima è che la Corte dei Conti ha confermato le preoccupazioni
rispetto alla dubbia copertutra con risorse nazionali delle risorse sottratte agli enti locali, soprattutto
meridionali, nella revisione del PNRR. La seconda, altrettanto grave, è ciò che si è consumato con la
creazione di un'unica ZES per tutto il Meridione. Andrà analizzato nel merito il contenuto del cosiddetto
Decreto Sud ma, per quanto si capisce, con con l'idea di un'unica ZES che coprirebbe tutto il territorio
meridionale, oltre a smantellare strutture che faticosamente stavano cominciando a funzionare come le
due ZES previste in Sicilia (la dannazione dell'eterno ricominciare), si è proceduto ad un totale
accentramento dei flussi di spesa per investimenti- in particolare del Fondo Coesione e Sviluppo che è il
più dotato finanziariamente- nelle mani del governo centrale.
Insomma, autonomia differenziata per
favorire la “secessione dei ricchi” e lesina (insieme al controllo della spesa da destinare agli “amici”) per
il Mezzogiorno. Tempi davvero bui quelli che stiamo vivendo!
di Franco Garufi
prima a Palermo, ma evidentemente il caldo di quei giorni aveva provocato l'ebollizione dei media.
“La novità emersa dal Comitato di sorveglianza del FESR Sicilia dello scorso 26 luglio non è
che la Sicilia rischiasse di perdere circa un miliardo di fondi del ciclo di programmazione
20142020, cosa da tempo nota e denunciata. L'elemento inedito è che si è attivato un confronto
con la Commissione per tentare di recuperare “in limine mortis” la gran parte di tali risorse.
Recita infatti il comunicato finale che “andranno condivise misure correttive da 823,5 milioni per
garantire gli obiettivi di spesa. Tali misure, da negoziare con Bruxelles, andranno approvate
entro il 15 settembre.
Tra le principali novità un nuovo asse prioritario, denominato “Safe Fesr”, con 369,5 milioni di
euro per le piccole e medie imprese colpite dal caro-energia e per le famiglie vulnerabili (al suo
interno “Bonus energia Sicilia” e “Bonus energia famiglie” nazionale). Inoltre l’inserimento
nell’asse 1 “Ricerca e innovazione” del grande progetto “Ipcei Microelettronica” da 68 milioni,
per il potenziamento di tecnologie chiave e componenti innovative (soprattutto nei settori
dell’industria automobilistica e dell’internet delle cose). E ancora, circa 50 milioni per
incrementare la dotazione del Fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti delle imprese
siciliane, più altri 70 per finanziare lo scorrimento della graduatoria relativa al bando Misura
“Finanziamento agevolato a tasso zero”, gestito da Irfis.
Se ci è consentito un giudizio, si tratta dell'estremo tentativo di non restituire risorse all'Unione.
Restano invece tutti da determinare gli efficientamenti amministrativi e le modalità di
accelerazione della spesa che eviteranno alla Sicilia di perdere anche quest'estrema occasione
di utilizzare pienamente un programma che si concluderà senza ulteriori possibilità di proroga, il
31 dicembre del 2023 allo scadere del decimo anno di esistenza. “
Perciò non ci ha sorpreso leggere su agenzie, social media e carta stampata che la Sicilia rischia di
perdere una barca di soldi della programmazione 2014-2020 e che “in limine mortis” la Regione sta
tentando di recuperare anni di ritardi e di inefficienza.
Sarà tutt'altro che semplice, dato il progressivo
degrado della qualità ed efficacia dell'azione dei dipartimenti regionali che avrebbero dovuto accelerare
la spesa. Il problema da porsi oggi, semmai, è che nel comunicato di fine luglio era esplicitamente
previsto che la rimodulazione avrebbe dovuto essere approvata dalla Commissione Europea entro il 15
settembre. A stamattina, sui siti della Commissione non si rintraccia alcun accenno della decisione e ciò
spiega perché chi ha consultato nei giorni scorsi il Portale Europeo, trovando ancora le percentuali di
spesa relative alle misure non rimodulate, ha lanciato l'allarme. La domanda, alla quale (tanto per
cambiare) non risponde neanche il comunicato del Gattopardo 2.0 che occupa pro tempore Palazzo d'
Orleans è : A che punto è la trattativa per la rimodulazione a Bruxelles? Dall'approvazione da parte della
Commissione della rimodulazione tracciata dal Comitato di Sorveglianza dipende la possibilita per la
Sicilia di recuperare, se non tutte la maggior parte delle risorse attualmente a rischio disimpegno. In
parole povere: da restituire non a Bruxelles (dato che comunque resteranno assegnate al nostro paese),
ma al governo nazionale che a quel punto potrà utilizzarle dove e come gli farà più comodo. Tuttavia non
sono solo queste le occasioni di sviluppo che la nostra isola rischia di perdere. Cito solo due questioni su
cui converrà tornare in dettaglio. La prima è che la Corte dei Conti ha confermato le preoccupazioni
rispetto alla dubbia copertutra con risorse nazionali delle risorse sottratte agli enti locali, soprattutto
meridionali, nella revisione del PNRR. La seconda, altrettanto grave, è ciò che si è consumato con la
creazione di un'unica ZES per tutto il Meridione. Andrà analizzato nel merito il contenuto del cosiddetto
Decreto Sud ma, per quanto si capisce, con con l'idea di un'unica ZES che coprirebbe tutto il territorio
meridionale, oltre a smantellare strutture che faticosamente stavano cominciando a funzionare come le
due ZES previste in Sicilia (la dannazione dell'eterno ricominciare), si è proceduto ad un totale
accentramento dei flussi di spesa per investimenti- in particolare del Fondo Coesione e Sviluppo che è il
più dotato finanziariamente- nelle mani del governo centrale.
Insomma, autonomia differenziata per
favorire la “secessione dei ricchi” e lesina (insieme al controllo della spesa da destinare agli “amici”) per
il Mezzogiorno. Tempi davvero bui quelli che stiamo vivendo!
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