Il valore politico delle amministrative in Italia, si affermano i sindaci radicati sul territorio

Politica | 19 maggio 2023
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L'ampia tornata di elezioni amministrative di questa fredda primavera 2023 sta coinvolgendo 595 comuni nelle regioni a Statuto ordinario (4.587.877 elettori), 39 in Sardegna (139.000 elettori), 128 in Sicilia (di cui 15 con popolazione superiore a 15.000 abitanti e quattro capoluoghi di provincia) e poco più di 1.387.000 elettori, 3 in Trentino Salto Adige ed 1 in Val d'Aosta. La lunga stagione elettorale si concluderà finalmente il 25 e 26 giugno in Molise con l'elezione nella più piccola regione italiana del presidente della Regione e del Consiglio regionale. Nel complesso sono andati o andranno al voto 17 comuni capoluogo (compresi quelli della nostra isola ) di cui uno, Ancona, capoluogo di regione per un totale di quasi 6.500.000 elettori.

Data la complessità e l'importanza dell'appuntamento, per formulare una valutazione- se non definitiva almeno credibilmente realistica- bisognerà attendere almeno il ballottaggio dei comuni che hanno votato il 14 e 15 maggio che si svolgerà in contemporanea col primo turno in Sicilia. Alcuni dati sono però già ora evidenti. Continua la flessione dei votanti: l' affluenza si è fermata al 59,03% a fronte del 61,22% delle precedenti amministrative, con significative differenze territoriali. Per citare i due estremi: il minimo di partecipanti si riscontra in Lombardia con il 53,88% dei votanti (precedenti 56,21%), il massimo in Campania con il 64,56% (precedenti 65,07%). Il 25 settembre 2022 alle elezioni politiche nazionali l'affluenza era stata del 63,85% alla
Camera dei deputati e del 63,81% al Senato.

Insomma, anche in occasione del rinnovo dei sindaci e dei Consigli comunali, che pure sono le istituzioni più vicine ai cittadini, si conferma la tendenza al progressivo calo della partecipazione del corpo elettorale. Fenomeno non solo italiano che diventa sempre più preoccupante e testimonia una crescente disaffezione che ha molte e variegate cause che qui per brevità non possiamo analizzare. Verosimilmente, al secondo turno, dove non fa gioco l'effetto trainante delle liste dei candidati al Consiglio, la partecipazione sarà ancora inferiore.

Allo stato l'esame dei risultati consente di individuare alcune linee di tendenza. Per semplificare al massimo: il centrodestra non sfonda, nonostante l'impegno diretto nella campagna elettorale dei massimi esponenti del governo e della stessa premier Giorgia Meloni. Sulla sponda opposta sembra essersi fermata la flessione del PD e si avvertono segni non secondari di un possibile cambiamento di tendenza Lo testimoniano , per esempio – seppur in modo differente, i casi di Brescia, Vicenza e Brindisi. La Leonessa d'Italia sarà per la prima volta governata da una sindaca: Laura Castelletti è stata eletta al primo turno con l 54,84% dei voti (affluenza 57,83% in aumento rispetto al 2018). La coalizione, guidata dal PD che si afferma con il 26,64% comprendeva Azione, Italia Viva e +Europa ed escludeva i M5S che con il proprio candidato si fermano ad un misero 2,48%. E' la vittoria dal segno più nettamente politico dal momento che il leader leghista e ministri delle infrastrutture, insieme al presidente della Regione Lombardia avevano , secondo la caustica battuta della neo sindaca “preso praticamente casa a Brescia”. Possiamo dire senza tema di smentita, anche perchè la Castelletti era vicesindaco della precedente amministrazione , che si tratta di una vittoria del buon governo e della capacità di costruire coalizioni vincenti.
Nelle città che vanno al ballottaggio, PD e M5S sostengono lo stesso candidato sindaco a Brindisi e Pisa. In altre città capoluogo il Movimento ha lanciato in pista un proprio nome: Ancona, Massa, Siena e Vicenza. A Brindisi (affluenza 57,6% in calo rispetto al 60,7% del 2018) il sindaco uscente Riccardo Rossi si ripresentava con la lista Brindisi Bene Comune- Alleanza Verdi Sinistra , contrapposto a Roberto Fusco sostenuto dal PD e dal M5S ed a Giuseppe Marchionna candidato unitario del centro destra. Vanno al ballottaggio Marchionna con il 44% delle preferenze e Fusco con il 33,32%. Peserà la posizione che assumerà il 10,15% dell'elettorato che ha optato per l'ex sindaco Rossi. A Vicenza- nel Veneto dominato dal Luca Zaia ma dove qualche mese aveva positivamente meravigliato il risultato di Verona- ha un'inattesa affermazione Giacomo Possamai, giovane capogruppo del PD in Consiglio regionale, che con una coalizione larga che mette insieme PD, e liste civiche, Azione/Italia Viva, va al ballottaggio in testa con il 46,25% dei voti contrapposto al 44,06% di Francesco Rucco candidato del centrodestra. Edoardo Bartolotto, candidato dei Cinque Stelle, si ferma all'12,69%. E' davvero interessante la dichiarazione che Possamai ha rilasciato nel corso di un'intervista alla rinata Unità (a proposito, auguri sinceri a Piero Sansonetti per la nuova coraggiosa avventura) : “ ... abbiamo fatto una campagna parlando davvero alla città e quindi preferiamo non invitare leader nazionali. Dall’altra parte c’era la passerella dei ministri e dirigenti vari: Salvini, Urso, Giorgetti, Bernini. Preferisco parlare delle cose concrete che vogliamo fare qui. Al massimo, da fuori, abbiamo invitato qualche sindaco. Sono venuti i sindaci di Padova, di Verona, di Milano.”

Ancona è l'unico capoluogo di Regione al voto: tradizionalmente governata dal centrosinistra, è la città principale di quelle Marche un tempo considerate zoccolo duro delle cosiddette regioni rosse e conquistate nelle elezioni regionali del 2020 dal centrodestra con un presidente, Francesco Acquaroli, di Fratelli d'Italia. Già questo focalizza l'interesse della competizione che si svolge nella città alle pendici del monte Conero; tanto che la stessa Giorgia Meloni ha partecipato personalmente alla campagna elettorale. Con un'affluenza che non ha superato il 54,95%, Daniele Silvetti, candidato del centrodestra ha chiuso in vantaggio con il 45,11% dei voti, Ida Simonella candidata del centrosinistra lo insegue a poca distanza col 41,28% . Enrico Sparapani del M5S ha conseguito il 3,64% dei suffragi. E' certamente uno dei ballottaggi da cui trasparirà il complessivo significato politico delle elezioni, Ad oggi tanti si esercitano sul leit motiv di chi ha vinto o, al contrario, perso. I pareri dei commentatori sono assai diversificati e- naturalmente- ciascuno porta acqua al mulino cui è più affezionato.

Per quanto ci riguarda, pensiamo sia presto per dirlo e consigliamo di aspettare la conclusione dei ballottaggi, anche di quelli siciliani di metà giugno, prima di esprimere un giudizio compiuto. Citiamo solo, perché ci sembra, quella che si avvicina di più alla realtà, l'opinione espressa da Stefano Folli su Repubblica che sottolinea come il PD si afferma dove presenta figure molto legate al territorio, con salde radici nelle città e riconosciute per il rispetto delle regole della buona amministrazione. D'altro canto, per quanto riguarda il tracollo dei Cinque Stelle (per altro generalmente assai deboli alle elezioni locali), è evidente che il travaso dei voti tra le forze politiche avviene prevalentemente all'interno del cosiddetto campo progressista, nella logica di un possibile riassestamento interno delle coalizioni che troverà espressione nelle elezioni europee del 2024, caratterizzate dalla legge elettorale proporzionale che consentirà a ciascun partito di presentarsi con propri simbolo e programma. Scegliamo di non parlare delle elezioni in Sicilia: richiederebbero una riflessione dedicata ed attenta, che ci riserviamo a valle degli esiti del primo turno sabato 27 e domenica 28 maggio.
 di Franco Garufi

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