Il perdono fiscale e la necessità statale di fare cassa

Economia | 10 maggio 2023
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Finora lo Stato si è mantenuto tollerante ed ha lasciato che i propri cittadini accedessero all’evasione fiscale utilizzando espedienti, scappatoie ed altre diavolerie inventate dai contribuenti per aggirare le facilmente abbordabili leggi fiscali, con l’immancabile aiuto di appropriati professionisti di tutto rispetto, che la materia dell’evasione fiscale la padroneggiano molto bene.
Oggi però ci accorgiamo che qualcosa è cambiata.
Il governo – il governo di tutti – ha fatto un bel regalo ai propri cittadini (ovviamente quelli maggiormente inclini all’evasione fiscale) volendo toglierli dalle ambasce di doversi scomodare presso lo studio del proprio commercialista consenziente per cercare l’escamotage più adatta (si trova sempre, con più o meno rischi) per tagliare quell’astruso e insopportabile peso tributario.
Ecco cosa ha fatto il governo: ha provveduto a legiferare e quindi a normare l’evasione fiscale. Ma la novella legge emanata – attraverso il deposito di un emendamento nel decreto “milleproroghe” – appare quasi una provocazione, un incitamento all’utilizzo di una legge - che è legge dello Stato – al fine di ottenere vantaggi in danno allo Stato stesso.
Ciò che sorprende è che questa legge è stata congegnata in tal modo da essere indirizzata ai veri affezionati all’evasione fiscale tenuto conto che dalla sua lettura non tutti sarebbero capaci di comprenderne i perversi vantaggi.
Non solo. Il governo ha fatto anche di più per garantire i propri cittadini (votanti): ha inteso proteggerli anche sotto il profilo giudiziario creando una sorta di “scudo penale” che costituisce una straordinaria protezione per omettere il pagamento delle imposte in assoluta tranquillità. Dopodiché non occorre fare nulla se non aspettare che quegli atti di evasione siano avvolti dal miracoloso manto della prescrizione.
Il governo Meloni ha dunque depositato un emendamento nel decreto che riguarda la rottamazione delle bollette (in effetti l’argomento dell’emendamento non è attinente col decreto milleproroghe, ma la scelta è stata fatta per evitare che il Presidente Mattarella potesse intervenire con una tirata d’orecchi per l’uso eccessivo della decretazione) che è un vero e proprio “perdono fiscale”. Il vero punto cruciale dell’emendamento in discussione risiede nel meccanismo di funzionamento dell’adesione alla “pace fiscale” che consente di beneficiare anche del “condono penale”.
Invero è proprio così, il governo ha voluto perdonare non solo il contribuente che né stato costretto a non pagare le imposte per effettive difficoltà economiche, ma anche quello (contribuente) che pur potendo contare su un’agiatezza economica e su una consistente liquidità di denaro, non ha provveduto ad assolvere ai propri doveri fiscali. Parliamo infatti dell’evasore fiscale “qualificato”, quello abituale; insomma l’evasore tipo che perversamente incorre nel reato penale.
Giorgia Meloni, insieme al suo viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto – autore della brillante idea – compie in effetti un atto bonario, perdonando tutti coloro che aderiranno al condono, non solo gratuitamente (vedremo più innanzi che per effetto di meccanismi giuridici ben studiati, sarà possibile evitare il pagamento delle imposte e delle sanzioni) ma ottenendo anche la cancellazione del reato penale secondo la formula: “perché il reato non sussiste”.
L’emendamento
Sostanzialmente l’emendamento ha il fine di recuperare le imposte mai riscosse dagli evasori mediante il pagamento del debito e delle relative sanzioni, così da estinguere l’”omessa dichiarazione dei redditi”, “l’omesso versamento” e la “dichiarazione infedele”. E fin qui, nulla quaestio. Si tratterebbe di un banalissimo condono fiscale che – per quanto si possa considerare non auspicabile perché mortifica e danneggia l’onesto contribuente – tuttavia ormai non sorprende più di tanto.
Però il problema sorge nel senso che tale emendamento diviene intenzionalmente uno strumento utile ad azionare quella che, dal Ministero, viene chiamata “causa estintiva per comportamento riparatorio”. Essenzialmente il fisco dice: - Dimostrami di essere pentito, paga e lo Stato ti cancella il debito, i reati commessi e le omissioni. Ma c’è un artificio giuridico che è evidente solamente agli esperti della materia. Tutti i contribuenti che aderiscono alla “pace fiscale”, potranno chiedere – ottenendola ipso iure la sospensione del processo penale che dura fino all’estinzione dell’intero debito da parte del contribuente evasore.
Dunque è il pagamento che estingue automaticamente le omissioni fiscali. Senonché l’emendamento in questione non dispone né i metodi di pagamento né, tanto meno, i tempi. Però, solo nel momento della corresponsione dell’intero debito il contribuente che aderisce al condono potrà beneficiare del condono penale e quindi della sospensione del processo. Ma, nel frattempo, poiché il legislatore non ha disposto parallelamente la sospensione della prescrizione, il processo penale si ferma e la prescrizione continua a decorrere fino alla fine, quando cioè le omissioni citate si saranno cancellate da sole per prescrizione. E siccome in assenza del debito, sia pure prescritto, non esiste il reato, ecco che viene meno anche la responsabilità penale dell’evasore fiscale.
Così il gioco è fatto: il contribuente attento ed incline all’evasione, avrà trovato un ulteriore strumento per compiere il crimine: potrà anche non pagare perché tanto è coperto dall’ombrello penale mentre, venuto a termine il tempo della prescrizione, potrà dormire fra due guanciali perché non solo non subisce il processo penale ma non avrà neanche pagato il dovuto all’erario dello Stato; con buona pace di tutti i cittadini onesti ed osservanti.
Ebbene, questa è una legge dello Stato che non farà altro che aumentare il numero degli evasori istigati dal governo che piuttosto che creare strumenti per combattere l’evasione fiscale, presenta emendamenti – peraltro ricorrendo a sotterfugi – dei quali potranno beneficiare tutti i cittadini in quanto espressamente istigati dal governo.
E comunque, che questa legge non sia solo un errore e che sia stata pensata intenzionalmente, è ben dimostrato. Il Prof. Gatta, sentito in Commissione finanze, ha spiegato ai parlamentari il distorto funzionamento dell’emendamento, non mancando di puntualizzare anche i rischi e le pesanti influenze che inevitabilmente si riverseranno nei bilanci dello Stato.
Il Prof. Gatta, nella citata occasione, ha invitato i partiti ad intervenire con ulteriori emendamenti finalizzati alla correzione di quegli ignominiosi difetti legislativi. Ma, come era prevedibile, i partiti della maggioranza hanno opposto un netto rifiuto alla richiesta.
E allora, mi piace concludere con un titolo del “fatto quotidiano”: Evadi, aderisci al condono, non paghi e sei prescritto.
 di Elio Collovà

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