Il Ministro della ControImmigrazione

Politica | 17 novembre 2022
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Da alcuni anni a questa parte esiste in Italia un Ministero non dichiarato nell’ordinamento, nella prassi e nella geografia istituzionali: il Ministero della ControImmigrazione. Se la Lega è fuori dal Governo non se ne fa nulla. Ma se la Lega, con una qualsiasi formula, fa parte anche solo della maggioranza – e non parliamo se siede con propri rappresentanti nel monumentale tavolo circolare nella sala di Palazzo Chigi dove si riunisce l’esecutivo – ebbene, sia chiaro per tutti, il suo rappresentante naturalmente vocato a ricoprire il ruolo di Ministro della ControImmigrazione è stato, è e sarà sempre il comandante in capo, il “Capitano”: Matteo Salvini. Una vocazione naturale per quel compito. Si direbbe una predestinazione. Né più né meno come i sovrani di un tempo che sedevano sul trono “per volontà divina”.
Salvini (Governo Conte 1) ricopre la casella di Vice-presidente del Consiglio e, prima di tutto, di titolare del Ministero degli Interni? Il Ministro dell’Interno in ogni Paese è chiamato ad occuparsi di questioni relative agli immigrati. Figurarsi se il Nostro non si lancia a capofitto nella missione. Ordine pubblico? Lotta alla mafia? Contrasto alla criminalità, ai traffici di droga, ai femminicidi e via discorrendo? Competenze del Ministero che si assolvono con impegno, è ovvio, ma prima viene quella vocazione e quella delega alla ControImmigrazione. Che contempla di tutto e di più. Tranne un barlume di politica per l’integrazione degli immigrati.
Salvini non è neppure Ministro ma la Lega è al Governo con altri suoi rappresentanti (Governo Draghi)? Cambia poco. Il Ministro della ControImmigrazione avvia con “La Bestia”, il suo apparato informativo-twitterico – secondo alcuni formidabile, secondo altri famigerato – una sistematica campagna di denigrazione e attacchi sul tema dell’immigrazione alla titolare in carica del Viminale Luciana Lamorgese. Del resto è lui l’unto per diritto divino della “governance” del tema e quindi nel solito solco del Salvini “di lotta e di governo”, come si scriveva una volta, chi potrebbe privarlo della sensibilità sull’argomento e dell’essere il depositario unico della questione immigrati?
Appena il tempo di tornare al Governo con il portafoglio alle Infrastrutture (Governo Meloni) e via, “à la guerre” contro tutto e contro tutti in Europa sulla patata bollente immigrati. Abbiamo così apparecchiato in quattro e quattr’otto un putiferio all’interno dell’Unione Europea, in particolare con la Francia, del quale nei venti mesi del Governo Draghi non esistevano non solo le tracce ma nemmeno i presupposti. Perché Salvini in quanto Ministro delle Infrastrutture si tiene ben stretta al petto la competenza sui porti e la per lui super-strategica competenza sulla Guardia Costiera. Dunque più che mai, con tanto di mezzi e di natanti, torna ad essere Ministro della ControImmigrazione. E anche con tanto di bollo. Aspettiamo ora solo che rindossi qualche maglietta, qualche felpa, qualche giubbotto con la scritta “Guardia Costiera” come ai bei tempi trascorsi al Viminale quando indossava allegramente ogni tipo di maglietta, da quella con la scritta “Polizia” a quella con la scritta “Vigili del Fuoco”.
Vi chiederete: ma il Ministro degli Interni non è il suo omonimo, il Prefetto Matteo Piantedosi? Embè? Piantedosi era il suo Capo di Gabinetto nel Governo Conte 1 e quindi può fare tranquillamente il suo subordinato, il suo sottoposto, persino il suo araldo. Avete visto mai una vocazione religiosa o professionale che si spegne strada facendo? Non può essere. Altre competenze del Ministro delle Infrastrutture? Ad esempio edilizia pubblica, reti di trasporto, autostrade, strade, ferrovie, opere pubbliche? Per carità, certo che il Ministro Salvini se ne occupa e se ne occuperà. M, come dire?, vocazionalmente vengono dopo la competenza divina sulla ControImmigrazione si direbbe piovutagli di persona dal Padreterno.
Il Ministro della ControImmigrazione ha battuto tutti sul tempo nella crisi che si è avvitata con l’attracco in Francia, a Tolone, della nave della Ong “Ocean Viking” con i suoi 234 immigrati che non sono riusciti a sbarcare in un porto italiano. Risultato: una volta sono i Cinque Stelle, una volta ci pensa Salvini e i nostri permalosi cuginetti parigini si inalberano forte. Beninteso, se Giorgia Meloni fosse stata meno inesperta in fatto di grammatica istituzionale e rapporti tra stati probabilmente il pasticcio si sarebbe potuto evitare. I soliti sempreinformati e praticoni dei retroscena comunque provano a tranquillizzarci: pare che la Meloni stia preparando un qualche percorso o qualche metodo o qualche pozione magica per tentare di “frenare” Salvini. Specialmente su questo tema che l’ha fatta partire in Europa, come si dice in casi del genere, “col piede sbagliato”. Anche perché per l’Unione Europea il dossier migranti è come e sempre un nervo scoperto. A Bruxelles non riescono davvero ad affrontarlo, vittime come sono dei distinguo e delle posizioni nazionali. Ci eravamo illusi in fatto di decisionismo: l’UE delle misure economiche anticovid e del PNRR è stata una eccezione. Il tasso di (in)decisionismo nei palazzoni del centro di Bruxelles è sempre il solito. Scarsino.
Comunque l’ennesima crisi diplomatica franco-italiana pare che ormai stia rientrando. Noi e i francesi sia così: da che ci giuriamo amore eterno e giriamo mano nella mano a che ci acchiappiamo di mala maniera. Lo facciamo da secoli. Del resto si sa: l’amore è eterno finché dura.
Rimedi? Al solito, San Sergio Mattarella si mette ad un capo del telefono e si sottomette a chiamare il suo amico e omologo che siede all’Eliseo Emmanuel Macron. Gli avrà detto: “Che vuoi farci? So’ ragazzi” (come dicono a Roma). O, da buon siciliano, si sarà fatto tradurre al telefono il nostro “Chi ci vuoi fari? Sunnu carusi”.
Ne vedremo. Eccome se ne vedremo sul tema immigrati. Mentre, almeno con il Governo in carica, vedremo ben poco, anzi niente, in fatto di integrazione e diritti civili (anche minimi) degli immigrati, specie se di pelle appena più scura della nostra. Non è per la verità che i governi precedenti si siano sbracciati in materia. Tant’è.
Ma torniamo alla vocazione ed alla missione del Ministro della Repubblica Matteo Salvini. Poniamo che negli anni a venire in futuri Governi sia titolare del Ministero della Ricerca scientifica o della Pubblica istruzione (improbabile ma è solo un esempio) o della Salute o dell’Agricoltura o persino delle Pari Opportunità o della Famiglia. State tranquilli. Non derogherebbe di un millimetro dalla sua missione. Prima che di innovazione, prima che di aule, libri, alunni, insegnanti, prima che di ospedali medici e pazienti, prima che di filiere agricole e alimentari, prima che di parità di genere e di sostegno alla famiglia si occuperebbe – a suo modo s’intende – di immigrati. Specie di coloro che solcano il Mediterraneo salpando dalle coste africane e mediorientali.
Il nostro Ministro perpetuo della ControImmigrazione ci ricorda la pubblicità di un po’ di anni fa di una nota casa di gioielli. Lo slogan del marchio recitava: “Un diamante è per sempre”. Siamo fortunati noi italiani (ma ve ne sono anche in altri paesi, chiariamolo) ad avere leader politici così statisti, così uomini delle istituzioni nel senso più nobile della definizione, così coerenti e costanti nella loro determinazione. Si direbbe così compenetrati in questo che sembra quasi lo scopo principale della loro vita. Perché leader politici di questa caratura sono autentici diamanti: “per sempre”.
 di Pino Scorciapino

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