Il faro dell'Antimafia sulle imprese nate solo per fare cassa
14 aprile 2023
La commissione regionale Antimafia sta lavorando a una mappatura delle varie province siciliane per analizzare fragilità e caratteristiche della criminalità organizzata del territorio, interessata come non mai al controllo del traffico delle droghe e alle attività estorsive. Ma una grande preoccupazione viene segnalata da parte di tutti gli organi dello Stato: che il PNRR possa essere una grande opportunità anche per le mafie.
Per la Sicilia potrà essere un'occasione di sviluppo, ma se non cogliamo per tempo i rischi e non approntiamo gli strumenti di contrasto, le organizzazioni criminali sono pronte a infiltrarsi nei canali dell'economia reale per operazioni di riciclaggio. Non a caso, nella tappa della commissione antimafia alla prefettura di Palermo, uno dei temi centrali del confronto è stato la necessità di varare un protocollo di legalità per assicurare la massima tracciabilità alle modalità di assegnazione e di esecuzione di appalti e subappalti, proprio in ragione del fatto che il Pnrr può essere il grande 'lecca-lecca' delle organizzazioni mafiose.
Con il bonus edilizio abbiamo assistito a una proliferazione di imprese, alcune nate soltanto con la prospettiva di cedere il credito, piuttosto che realizzare le opere.
La storia ci dimostra che dove si muovono soldi si muovono gli interessi per l’arricchimento della criminalità organizzata, a danno dei lavoratori e delle imprese sane. Chi dispone di ingenti capitali propri non ha difficoltà a sopperire alle difficoltà della cessione dei crediti fiscali del superbonus edilizio. Le imprese che invece agiscono nel rispetto delle regole, per potere pagare fornitori e lavoratori sono costrette a svendere i propri crediti, in modo da accedere a una liquidità che permetta loro di pagare le spese di gestione. Una speculazione che fa gioco a compratori senza scrupoli. In questa operazione di cessione dei crediti non possiamo escludere il rischio che dietro ci possano essere dei prestanome in grado di comprare a 50 un credito che vale 100 per investirlo o riciclarlo per conto di cosa nostra.
I crediti bloccati dallo stop al superbonus fanno gola alle mafie: secondo i dati di Ance Sicilia parliamo di duemila imprese che hanno crediti superbonus incagliati per un importo di 1,2 miliardi di euro, con 11mila lavoratori coinvolti. Altre imprese impegnate nei lavori per opere pubbliche, sempre secondo l'Ance Sicilia, sono in fortissima difficoltà perché ancora non arriva loro l’erogazione dei rimborsi per il caro-materiali. Il rischio che per far fronte a esigenze di cassa si scelgano 'canali informali' o usurai, è reale, sino al punto da acquisire la proprietà reale delle imprese, formalmente pulite, ma di fatto sotto il controllo di Cosa Nostra, facendo così un regalo enorme alle mafie, pronte a cogliere l'occasione di sfruttare le lentezze e le fragilità del sistema economico.
Del resto, se questo Paese avesse una tensione alta, o quantomeno media sui temi della legalità, difficilmente avrebbe potuto pensare (figurarsi proporre o realizzare) una riforma del codice degli appalti che sostanzialmente capovolge la filosofia degli ultimi 30 anni in materia di contrasto alla lotta alla mafia. In nome dello snellimento delle procedure rischiamo che si saccheggi ogni principio di legalità.
È anche per questo che come presidente della commissione antimafia ho voluto fortemente l’istituzione di un osservatorio sugli appalti in Sicilia che coinvolgerà gli enti appaltanti e le associazioni di categoria per monitorare il sistema e introdurre degli elementi correttivi che possano dare certezza alle procedure e alle modalità di realizzazione delle opere superando le diverse problematiche che si paleseranno. Individuando sistemi come il bando-tipo al quale tutte le stazioni appaltanti si dovranno uniformare, e creando delle banche-dati in grado di monitorare in modo permanente le tipologie di imprese che opereranno nel mercato degli appalti pubblici, garantendo maggiore trasparenza. Anche se sono consapevole che tutto ciò non sarà sufficiente a ostacolare il rischio che questo codice possa essere uno strumento criminogeno.
Mi piacerebbe pensare che il termine 'resilienza', oggi tanto di moda, venisse associato alla resistenza del nostro sistema economico alle mafie, per non essere costretti a scegliere, ancora una volta, tra sviluppo e legalità.
di Antonello Cracolici
Per la Sicilia potrà essere un'occasione di sviluppo, ma se non cogliamo per tempo i rischi e non approntiamo gli strumenti di contrasto, le organizzazioni criminali sono pronte a infiltrarsi nei canali dell'economia reale per operazioni di riciclaggio. Non a caso, nella tappa della commissione antimafia alla prefettura di Palermo, uno dei temi centrali del confronto è stato la necessità di varare un protocollo di legalità per assicurare la massima tracciabilità alle modalità di assegnazione e di esecuzione di appalti e subappalti, proprio in ragione del fatto che il Pnrr può essere il grande 'lecca-lecca' delle organizzazioni mafiose.
Con il bonus edilizio abbiamo assistito a una proliferazione di imprese, alcune nate soltanto con la prospettiva di cedere il credito, piuttosto che realizzare le opere.
La storia ci dimostra che dove si muovono soldi si muovono gli interessi per l’arricchimento della criminalità organizzata, a danno dei lavoratori e delle imprese sane. Chi dispone di ingenti capitali propri non ha difficoltà a sopperire alle difficoltà della cessione dei crediti fiscali del superbonus edilizio. Le imprese che invece agiscono nel rispetto delle regole, per potere pagare fornitori e lavoratori sono costrette a svendere i propri crediti, in modo da accedere a una liquidità che permetta loro di pagare le spese di gestione. Una speculazione che fa gioco a compratori senza scrupoli. In questa operazione di cessione dei crediti non possiamo escludere il rischio che dietro ci possano essere dei prestanome in grado di comprare a 50 un credito che vale 100 per investirlo o riciclarlo per conto di cosa nostra.
I crediti bloccati dallo stop al superbonus fanno gola alle mafie: secondo i dati di Ance Sicilia parliamo di duemila imprese che hanno crediti superbonus incagliati per un importo di 1,2 miliardi di euro, con 11mila lavoratori coinvolti. Altre imprese impegnate nei lavori per opere pubbliche, sempre secondo l'Ance Sicilia, sono in fortissima difficoltà perché ancora non arriva loro l’erogazione dei rimborsi per il caro-materiali. Il rischio che per far fronte a esigenze di cassa si scelgano 'canali informali' o usurai, è reale, sino al punto da acquisire la proprietà reale delle imprese, formalmente pulite, ma di fatto sotto il controllo di Cosa Nostra, facendo così un regalo enorme alle mafie, pronte a cogliere l'occasione di sfruttare le lentezze e le fragilità del sistema economico.
Del resto, se questo Paese avesse una tensione alta, o quantomeno media sui temi della legalità, difficilmente avrebbe potuto pensare (figurarsi proporre o realizzare) una riforma del codice degli appalti che sostanzialmente capovolge la filosofia degli ultimi 30 anni in materia di contrasto alla lotta alla mafia. In nome dello snellimento delle procedure rischiamo che si saccheggi ogni principio di legalità.
È anche per questo che come presidente della commissione antimafia ho voluto fortemente l’istituzione di un osservatorio sugli appalti in Sicilia che coinvolgerà gli enti appaltanti e le associazioni di categoria per monitorare il sistema e introdurre degli elementi correttivi che possano dare certezza alle procedure e alle modalità di realizzazione delle opere superando le diverse problematiche che si paleseranno. Individuando sistemi come il bando-tipo al quale tutte le stazioni appaltanti si dovranno uniformare, e creando delle banche-dati in grado di monitorare in modo permanente le tipologie di imprese che opereranno nel mercato degli appalti pubblici, garantendo maggiore trasparenza. Anche se sono consapevole che tutto ciò non sarà sufficiente a ostacolare il rischio che questo codice possa essere uno strumento criminogeno.
Mi piacerebbe pensare che il termine 'resilienza', oggi tanto di moda, venisse associato alla resistenza del nostro sistema economico alle mafie, per non essere costretti a scegliere, ancora una volta, tra sviluppo e legalità.
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