I ragazzi ripudiano la mafia ma cresce la sfiducia verso le classi dirigenti e la politica

Junior | 28 aprile 2023
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«Il ripudio della mafia da parte dei giovani è in quanto fenomeno criminale che condiziona la vita
politica, la democrazia e lo sviluppo socio-economico di tutto il Paese. Contestualmente cresce la
sfiducia verso le classi dirigenti politiche, soprattutto quelle locali ritenute responsabili della
persistenza e riproduzione della mafia».
Ad affermarlo è Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Studi Pio La Torre, commentando
i risultati della 16sima indagine annale sulla percezione del fenomeno mafioso da parte degli
studenti che hanno partecipato alla diciassettesima edizione del “Progetto educativo antimafia e
antiviolenza”, promossa con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione, sottolineando il fatto che la
mafia appare più forte dello Stato.
In tutto 1.431 gli studenti delle scuole superiori dell’intero territorio nazionale che hanno
partecipato a questa edizione dell’indagine in base alla quale, per il 62,61% dei giovani coinvolti,
non esiste un legame fra organizzazioni di stampo mafioso e immigrazione, mentre il 37,39% è di
tutt’altra opinione. Cresce la percentuale dei giovani che non credono a un legame tra fenomeno
migratorio e organizzazioni di stampo mafioso.
Dà, inoltre, grande soddisfazione, proprio in virtù di un progetto che coinvolge le scuole in tutta la
complessità, che gli studenti italiani ripongano grande fiducia nei confronti dei loro insegnanti
grazie ai quali hanno appreso che cosa siano la mafia, la legalità e la Costituzione Italiana, ma
anche nei magistrati e nelle forze dell’ordine le cui azioni di contrasto antimafia, anticorruzione e
antiviolenza diventano esempio da seguire.
Fondamentale la percezione che gli studenti hanno nei confronti della politica.
«Alla luce della crescente astensione riscontrata in occasione delle elezioni politiche ed
amministrative del 2022 e 2023 – sottolinea Loredana Introini, presidente del Centro Studi “Pio
La Torre - abbiamo inserito due domande che indagassero il modo in cui i giovani rappresentano la
partecipazione politica e quanta fiducia ripongano nell’esercizio del voto per influenzare la politica.
Rispetto ad alcune delle diverse modalità di partecipazione attiva, grande rilievo è stato dato
all’attività sociale e di volontariato (44,58%), segue la partecipazione a partiti o movimenti politici
(42,56%). Si tratta in entrambi i casi - tanto nell’ambito del terzo settore quanto in quello più
propriamente della politica formalmente intesa - di manifestazioni di cittadinanza attiva vissute

come espressione di un’azione di gruppo. Relativamente alla domanda che indaga la fiducia sul
voto nell’influenzare il mondo della politica, le modalità “abbastanza” e “molto” rappresentano le
risposte di quasi i 2/3 dei giovani coinvolti nell’indagine (rispettivamente 41,09% e 31,24%). Si
tratta di risultati senza dubbio “positivi”».
I giovani che ritengono esserci una connessione tra i due fenomeni, individuano principalmente il
ruolo delle organizzazioni criminali nell’ingresso irregolare degli immigrati in uno Stato diverso da
quello di residenza e nello sfruttamento – nelle forme della prostituzione, lavoro nero, etc. - di chi
viene raggirato a causa della propria condizione di vulnerabilità. Attività criminali che vengono
ricondotte in modo preminente alle organizzazioni criminali straniere (di tipo mafioso e non) e non
a quelle nostrane. Per molti giovani, dunque, le organizzazioni criminali cavalcano i fenomeni
migratori. Uno studente, a tal proposito, scrive: “È noto come la mafia si "intrometta" nel
fenomeno dell'immigrazione”; un altro puntualizza: “Avere rapporti con l'immigrazione potrebbe
facilitare l'espansione globale della mafia”. Tuttavia, non è del tutto superata la posizione di chi
ancora individua nelle migrazioni la causa dell’espansione dei fenomeni criminali: “Ad esempio la
mafia in America deriva dall’immigrazione di italiani, con questo fenomeno si diffondono le idee e
la cultura”. Proprio nella sovrapposizione tra migrazione e criminalità va inserita l’immagine
fuorviante che associa l’immigrato ad un criminale a priori: “L’esempio più banale potrebbe
coinvolgere quei soggetti che migrano dal paese di origine all’Italia trasportando merce illegale,
come ad esempio armi o droga”; “Potrebbero sfruttare le persone per traffico illegale di armi e
droga”.
Va anche evidenziato che, tra le novità dell’indagine di quest’anno, c’è il chiamare in causa, da
parte degli studenti, le Ong nel rapporto tra organizzazioni mafiose e immigrazione. Una
visione, rispetto al fatto che “Le ONG lucrano su questo tema” e “Ci sono delle ONG corrotte”,
frutto delle politiche migratorie dell’attuale governo in carica che, avendo strumentalmente
individuato nelle organizzazioni umanitarie che salvano vite in mare un bersaglio politico contro cui
portare avanti la propria battaglia ideologica della supremazia della difesa dei confini sulla tutela
dei diritti umani, ha adottato da qualche mese una stretta sull’attività delle stesse.
«La guerra dichiarata dal governo Meloni alle Ong, accusate di fare da spola con gli scafisti - si
legge nell’indagine - non è in realtà nuova nel panorama dei populismi nazionali ed europei. Basti
ricordare, a titolo esemplificativo, che non tanti anni addietro qualche esponente politico italiano le
ha definite “taxi del mare”, alimentando quel consenso mediatico che ha reso più facile gli accordi
tra Italia e Libia per fermare i flussi verso il nostro Paese e l’adozione di una regolamentazione che
aveva allontanato le Organizzazioni dal Canale di Sicilia».

«Molto proficua – afferma in conclusione Vito Lo Monaco - è stata la scelta di confrontare le
risposte degli studenti cercando di conoscere il loro ambiente sociale, il titolo di studio dei genitori,
il disagio culturale e sociale, l’inadeguatezza della politica. Spero che lo sforzo analitico del Centro,
reso possibile grazie all’impegno volontario di tanti scienziati sociali che ringrazio, possa stimolare
l’attenzione della politica, rafforzare la democrazia con la partecipazione dal basso per superare le
guerre, la crisi sociale, economica e ambientale».


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