I libri sono armi per la libertà e la Sicilia non legge: il vuoto delle biblioteche pubbliche

Cultura | 23 marzo 2023
Condividi su WhatsApp Twitter
Tutte le regioni con l'incidenza più bassa di lettori abituali tra bambini e ragazzi si trovano nel Mezzogiorno. Fanalino di coda è la Sicilia dove legge abitualmente appena il 33,8% dei bambini e ragazzi tra i 6 ed i 17 anni. Seguono la Calabria con il 35,9%, la Campania dove i lettori della fascia di età considerata si attestano al 38,2%, Molise, Puglia e Basilicata dove superano di poco il 40%. Una gravissima condizione di povertà educativa che colpisce un periodo della vita decisivo per i processi formativi e lo sviluppo della personalità. Un'emergenza che non riesce ad essere affrontata dal sistema delle biblioteche pubbliche e private: a prescindere dall’utenza effettiva, in Italia appena 1 biblioteca su 10 (10,6%) tra quelle censite dall' Istat dichiara di rivolgersi a bambini e ragazzi come categoria di utenza principale.
Lo affermano i dati pubblicati da Openpolis che riguardano l'intero territorio nazionale, ma appaiono drammatici per l'isola.
In Sicilia su 274 biblioteche pubbliche o private censite appena 34 dichiarano di essere dedicate ai bambini ed ai ragazzi – il 12,5%- a fronte del 27,3% in Molise, del 18,1% in Umbria, del 18% nelle Marche, del 16,7% in Basilicata e del 15% in Puglia. Dati che rappresentano la punta dell'iceberg di un'arretratezza generale: su 391 comuni siciliani solo 273 sono dotati di biblioteca, ma solo 30 ne hanno più d'una.
Le biblioteche sono ben 34 a Palermo, che è l'unico capoluogo a possederne una dedicata ai minori, 14 a Catania, 10 a Messina, 12 a Siracusa, 5 ad Agrigento, 4 a Trapani, 3 a Caltanissetta, appena 2 per ciascuna ad Enna e Ragusa. Queste ultime sono superate da città non capoluogo, ma di grande tradizione culturale come Acireale e Caltagirone con 4 biblioteche, ma anche da centri come Barcellona Pozzo di Gotto, Cefalù, Monreale e Mezzojuso che ne annoverano 3. Solo 20 comuni siciliani, poco più del 5% del totale, possono vantare più di una biblioteca; tra essi Erice, sede di istituzioni scientifiche di livello internazionale e Comiso, luogo di nascita di Gesualdo Bufalino che sosteneva che per sconfiggere la mafia ci sarebbe voluto in Sicilia “un esercito di maestri”. Accompagnato da una montagna di libri, ci permettiamo di chiosare.
Meraviglia poi che non esistano centri di lettura specificamente dedicati alle minoranze linguistiche, neanche a Piana degli Albanesi che pure rappresenta il più importante insediamento albanofono presente nell'Italia meridionale. Ci sono perciò tutte le ragioni per ritenere che la nostra isola faccia assai meno del dovuto per affrontare il rilevante e sempre più vasto problema della povertà educativa dei giovani. La carenza risalta con enorme evidenza se si guarda alle percentuali di biblioteche che hanno attivato progetti di inclusione rivolti a persone in povertà: appena l'11,7% in Sicilia a fronte di una media nazionale del 12,4%, che però si impenna fino al 28,1% in Puglia ed al 19,3% in Calabria. La ricerca di Openpolis evidenzia che ad attivare progetti di inclusione sono state soprattutto le biblioteche collocate in piccole città e sobborghi a densità media di popolazione (13,9%), con un picco tra i 30 e i 50mila abitanti (16,8%).
Il presupposto per attuare questo tipo di politiche è l’esistenza di una rete strutturata di biblioteche sul territorio. Una potenzialità da valorizzare anche attraverso patti educativi territoriali o comunque strumenti che le mettano in rete con altre strutture, partendo dalle scuole.
Ancora più inquietanti sono i dati relativi al contesto socio economico e culturale in cui si colloca la scarsa frequenza delle letture dei giovanissimi siciliani. La lettura è infatti uno dei comportamenti che più risentono dell'ambiente familiare: il 73,5% dei minori figli di lettori leggono. Se né il padre né la madre leggono la quota scende al 34,4%. D'altro canto anche i dati del Report Istat per l'anno 2021 sulla produzione e lettura del libro in Italia confermano quanto istruzione e territorio incidano sulla lettura. Il livello di istruzione è un elemento determinante per le abitudini di lettura: legge libri il 71,5% dei laureati (75,0% nel 2015), il 46,8% dei diplomati e solo il 26,3% di chi possiede al massimo la licenza elementare.
L’abitudine alla lettura continua a essere più diffusa nelle regioni del Centro-nord: ha letto almeno un libro il 48,0% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 46,3% di quelle del Nord-est e il 44,4% di chi vive al Centro. Al Sud la quota di lettori è pari al 29,5% mentre nelle Isole la realtà è molto differenziata tra Sicilia (27,4%) e Sardegna (42,6%), fortemente a favore di quest’ultima. Insomma tra i non pochi record negativi vantati dalla nostra bella ma complessa isola il gap nella lettura non è certo tra i meno gravi. Anzi, con ogni probabilità, esso è all'origine di tante delle disfunzioni del nostro vivere civile. Dal recupero di una dimensione culturale adeguata a far fronte alla tumultuosa trasformazione in corso, infinite volte di più che dai “proclami” dei decisori istituzionali e della politica, passa il futuro della Sicilia e la possibilità di invertire l'attuale degrado economico, sociale e politico.
 di Franco Garufi

Ultimi articoli

« Articoli precedenti