Giuseppe Carlo Marino, lo storico che studiava l'intreccio mafia-potere

Cultura | 12 luglio 2024
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Con la scomparsa di Giuseppe Carlo Marino il Paese perde uno degli storici siciliani che hanno esplorato e innovato la conoscenza del fenomeno mafioso dall’Unità d’Italia all’era contemporanea.
Il Centro Studi Pio La Torre gli è particolarmente grato per il contributo che ha dato alle attività del Centro partecipando come relatore a vari seminari e alle videoconferenze del suo Progetto educativo antimafia e antiviolenza rivolto agli studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado, delle case circondariali e delle università. Nel 2006 il seminario del Centro su “Storia della mafia nella Repubblica: dalle origini alla seconda guerra mondiale”avviò la sua collaborazione pluridecennale col Centro. Seguì l’anno successivo la sua relazione sul tema “ L’intreccio storico mafia-potere dall’Unità d’Italia al fascismo” nella videoconferenza del Progetto educativo, interagendo con migliaia di studenti. Il tema mafia, politica, affari è stato, ed è, il filo conduttore delle attività culturali e sociali del Centro, ispirato alla lezione politica dei La Torre, dei Li Causi e di tutti quelli per i quali l’antimafia è la conseguenza logica della lotta per il cambiamento sociale per cancellare ingiustizie, disuguaglianze, guerre e per attuare i principi costituzionali di democrazia partecipata, di uguaglianza e libertà.
Questa tematica fu sempre condivisa da Giuseppe Carlo nella sua evoluzione culturale e politica. Da giovane cattolico di sinistra che a Firenze collabora con Giorgio La Pira, in Sicilia, alla fine degli anni Sessanta da iscritto al Psi lavora con il Centro studi della Lega delle cooperative diretto da Mario Ovazza che diventa il suo mentore. Mario Ovazza, grande tecnico, di famiglia ebrea, direttore dell’Ente di colonizzazione voluto dal fascismo e poi dell’Ente di riforma agraria durante le Repubblica, eletto deputato indipendente nel Pci all’Ars su proposta di Girolamo Li Causi, segretario del Pci siciliano, scrive il suo unico libro, coadiuvato da Marino e da Otello Marilli,deputato regionale e sindaco di Lentini, sull’assassinio (25 marzo 1966) per mano mafiosa, di Carmelo Battaglia, assessore comunale socialista a Tusa, animatore e socio della cooperativa contadina Risveglio Alesino che aveva comperato, grazie alla legge di riforma agraria, dalle sorelle Lipari il Feudo Foieri occupato da una famiglia mafiosa facente capo a un notabile democristiano di nome Russo. Marino ci suggerì di ristampare il libro di Ovazza “Il caso Battaglia, pascoli e mafia sui Nebrodi”con una sua prefazione che spiega ai lettori del 2008 come era la mafia del1966 che assassinò la 47esima vittima legata alla riforma agraria e come essa somigliava a quella presente e inserita nel Paese con un’economia globalizzata alle prese con il divario Nord-Sud, con le minacce alla pace, con una economia sempre più regolata da poteri extranazionali non controllati dalla politica, con le mafie che grazie ai traffici illeciti si reinseriscono nell’economia e nella società civile. Il libro è stato curato da Fernando Ciaramitaro, palermitano, allora giovane studioso appena laureato, oggi professore all’Università di Città del Messico. Egli raccolse anche delle testimonianze sul depistaggio delle indagini tra le quali quella della figlia di Carmelo e di Mico Castagna comunista, socio della Risveglio e amico fraterno di Carmelo.
Giuseppe Carlo Marino confessa nella sua prefazione come quell’esperienza lo aiutò a maturare la scelta marxista e gramsciana che non ha cambiato sino alla fine convinto che la mafia sarà sconfitta soltanto quando non potrà più disporre della protezione di una parte della classe dirigente come scrisse Pio La Torre nella relazione di minoranza della Commissione Antimafia del1976.
Ciao Giuseppe Carlo!
 di Vito Lo Monaco

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