Frasca: la mafia non è sconfitta, la guardia resti alta

Società | 27 gennaio 2023
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«Occorre avere piena consapevolezza della necessità di non arretrare minimamente nell’azione di contrasto alla criminalità mafiosa, che, per quanto duramente colpita nella sua struttura dalle continue brillanti operazioni di polizia e dall’esito dei processi, non può certamente ancora ritenersi sconfitta, conservando un radicamento rilevante nel territorio e nel tessuto economico e sociale, la cui erosione è lenta e difficile». Lo afferma il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, nella relazione che sarà illustrata domani all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Anche dopo la cattura di Messina denaro, la guardai resti alta.
Per Frasca «il nostro Paese, «grazie anche all’impegno e al sacrificio, anche estremo, di tanti esponenti delle Istituzioni, è approdato a una legislazione antimafia di altissimo livello, risalente nel tempo e progressivamente affinata che costituisce una solida cassetta degli attrezzi per un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata». Si tratta di un complesso di norme operanti in diversi ambiti che, «per quanto certamente migliorabile come ogni sistema», ha consentito di raggiungere risultati di grande rilievo e che pertanto «va mantenuto in tutta la sua consistenza e in ogni sua componente, senza arretramenti di sorta e ancor meno senza indulgere alla pericolosa e miope convinzione di essere al traguardo». La legislazione antimafia italiana «è all’avanguardia nel contesto europeo e, anche per questo, l’Italia deve avere l’orgoglio e la forza di essere trainante per altri Stati che si rivolgono a noi con ammirazione e interesse. Consolidare nel territorio nazionale ed esportare oltre confine le risalenti acquisizioni normative in materia di contrasto alla mafia deve essere un impegno irrinunciabile, nella consapevolezza che anche la criminalità organizzata ha varcato i confini degli Stati e si muove a livello tentacolare cercando di sfruttare contesti territoriali extranazionali meno attrezzati del nostro». La strada, avverte Frasca, «è ancora molto lunga e impervia e soprattutto non può basarsi solo sulla repressione, su quella 'distaccata opera di repressionè, che Paolo Borsellino riteneva insufficiente. E’ altrettanto importante, se non decisiva, la rimozione delle condizioni sociali ed economiche sulle quali prospera la criminalità organizzata di tipo mafioso e a questo processo di liberazione e di crescita democratica devono concorrere la comunità e tutte le Istituzioni con un’azione corale e sinergica. E’ un compito, quindi, che compete pure alla magistratura non solo con l’accertamento dei reati ma anche garantendo effettività ai diritti, iniziando da quelli sociali che trovano riconoscimento innanzitutto nella Costituzione alla quale fa costante riferimento il Presidente della Repubblica».

«La inquietante rete di protezione a diversi livelli di cui ha beneficiato Matteo Messina Denaro, senza la quale non avrebbe potuto sottrarsi per così lungo tempo alla cattura, pone seri interrogativi e apre scenari per certi versi inesplorati sul grado di penetrazione di Cosa nostra nel tessuto sociale e istituzionale», continua. Per Frasca l’arresto «apre prospettive investigative potenzialmente straordinarie che l’azione corale delle istituzioni potrà valorizzare in direzione di ambiti diversi da quelli strettamente connessi con il latitante».

«Alle speranze e alle incognite connesse con le riforme approvate si affianca il dibattito per quelle in cantiere, anch’esso gravido di incertezze e di preoccupazioni ancorchè non costituiscano una novità ma abbiano ripreso vigore con l’avvio della nuova legislatura», afferma ancora il presidente della Corte d’appello di Palermo. «Mi riferisco, in particolare - aggiunge - alla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura requirente, alla obbligatorietà dell’azione penale, alla disciplina delle intercettazioni». I primi due temi, di carattere ordinamentale, «stanno da tempo sullo sfondo dello scenario politico e il relativo dibattito ciclicamente viene ravvivato dalle iniziative delle contingenti maggioranze di governo, quale quella attuale supportata sul punto anche da una parte delle forze di opposizione, con argomentazioni che, soprattutto con riferimento alla separazione delle carriere, ancorano il ritenuto riferimento costituzionale ai principi del giusto processo e della terzietà del giudice». 

Frasca scrive di «centralità dell’indipendenza del pubblico ministero anche nella sua funzione di strumento di garanzia della effettività di quella del giudice», e di «pericolosità dello smantellamento dell’attuale assetto costituzionale». Sostiene di guardare «con crescente preoccupazione ai ripetuti tentativi di riscrittura dello statuto del pubblico ministero in Italia, soprattutto con l’insistita richiesta di separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti e di abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale che cancellerebbero in un solo colpo le faticose conquiste per l’attuazione dei principi costituzionali cui ho fatto prima riferimento». Tentativi di riforma effetto anche della «diffusa insofferenza per il controllo di legalità che spinge una parte dei sostenitori di quella che a me pare una controriforma, non v'è dubbio per il presidente della Corte d’appello di Palermo, che «ad alimentarla ci sia anche la convinzione, variamente argomentata, che la magistratura requirente sia dotata di un eccessivo potere che altera la parità delle parti a scapito della difesa». 

Alle Forze di Polizia, «modello di efficienza», conclude, «rinnovo ancora una volta, in questa solenne occasione, la mia gratitudine per l’impegno che profondono quotidianamente in tutti i compiti istituzionali. Un impegno che appena pochi giorni fa è stato coronato dalla cattura di Matteo Messina Denaro alla quale è stata destinata una paziente, lunga e defatigante opera di investigazione gestita con un’azione corale sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Palermo e portata a termine nell’assoluto rispetto delle regole di uno Stato di diritto dai carabinieri ai quali rivolgo un elogio particolare». E poi, il personale amministrativo che quotidianamente contribuisce al funzionamento della giustizia; i Giornalisti la cui corretta attività d’informazione costituisce un indispensabile presidio di democrazia; i docenti e gli sudenti che quest’anno sono nuovamente presenti fisicamente e sono certo che apporteranno nuovamente il loro contributo al dibattito. Ringrazio, infine, Radio Radicale per la preziosa opera che continua a svolgere».



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