Fibrillazioni ai vertici della mafia, la ‘ndrangheta domina la scena criminale

Società | 15 aprile 2023
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Per i clan di cosa nostra palermitana e per quelli delle province occidentali della Sicilia «la prolungata assenza al vertice di una leadership solida e riconosciuta, nel rendere meno stringenti regole e vincoli gerarchici, starebbe favorendo l’affermazione a capo di mandamenti e famiglie di nuovi esponenti che vantano un’origine familiare mafiosa». Lo rileva la Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione al Parlamento, che segnala anche nel contempo, il «ritorno in libertà di anziani uomini d’onore che cercherebbero di riaccreditarsi all’interno dei sodalizi di riferimento».
«L’oramai minimale ricorso alla violenza da parte della criminalità organizzata siciliana - evidenziano gli investigatori - rafforza la tesi che questa, e in particolare cosa nostra, intende evitare di generare allarme nella pubblica opinione per meglio perseguire i propri, irrinunciabili obiettivi di arricchimento e di acquisizione di nuove posizioni di potere». I principali interessi criminali delle mafie siciliane si confermano il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura, il gioco e le scommesse online, attività tuttora molto remunerative. Quest’ultimo, in particolare, è un settore «particolarmente appetibile a cosa nostra, che garantisce elevatissimi profitti a fronte di rischi molto modesti». Le attività di contrasto hanno evidenziato una tendenza dei principali gruppi mafiosi ad acquisire la gestione, diretta o indiretta, di concessionarie di giochi e di sale scommesse, anche imponendo in maniera più rudimentale la sola installazione di slot machine in bar o tabaccherie, garantendosi una particolare forma di controllo del territorio funzionale anche al riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati.

La potenza della ‘ndrangheta al Nord

Per la sua coesa struttura, le sue capacità militari ed il forte radicamento nel territorio, la ’ndrangheta «si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le regioni (Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Sardegna). La Direzione investigativa antimafia parla di 46 ‘localì (gruppi criminali) censiti al Nord..
Le proiezioni della ‘ndrangheta si spingono anche oltre confine e che coinvolgono molti Paesi europei (Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Romania, Bulgaria e Malta), il continente australiano e quello americano (Canada, Usa, Colombia, Perù e Argentina).
«L’attività di prevenzione antimafia condotta dai prefetti, nella regione di origine e in quelle di proiezione - segnala la relazione - ha disvelato l’abilità delle ‘ndrine d’infiltrare le compagini amministrative ed elettorali degli enti locali al fine di acquisire il controllo delle risorse pubbliche e dei flussi finanziari, statali e comunitari, prodromici anche ad accrescere il proprio consenso sociale».
I clan calabresi continuano a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani. Negli ultimi anni, anche l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, è diventata per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più importante per i traffici internazionali di droga. Centrali, in questa attività, i porti di Gioia Tauro (per la Calabria) e quelli di Genova, La Spezia, Vado Ligure e Livorno per l’alto Tirreno.

I camorristi puntano sulla finanza

I grandi cartelli camorristici che hanno assunto la gestione di tutte le attività illecite più remunerative a Napoli e in Campania «hanno ormai raggiunto un livello di ibridazione tale da renderli sempre più nella forma delle cosiddette «imprese mafiose», competitivi e attrattivi anche nei settori dell’economia e della finanza. La camorra, insomma, si è fatta «sistema» sino a permeare ogni aspetto e ogni livello della società civile in una avanzata apparentemente inarrestabile». I clan più evoluti e strutturati tendono a «delocalizzare» le attività economiche per il riciclaggio e il reinvestimento dei proventi illeciti al di fuori dei confini regionali e nazionali, soprattutto con l’obiettivo di trasferire le ricchezze in aree geografiche ritenute più sicure e remunerative.
«La galassia camorrista in Campania - evidenzia la Dia - è costituita da clan storici connotati da una stretta appartenenza familiare dei rispettivi componenti. Questi sodalizi hanno raggiunto nel tempo una posizione dominante all’interno del panorama criminale della Regione in grado di esercitare un’incisiva regolazione dei mercati illeciti, soprattutto in materia di stupefacenti, nonchè un capillare controllo dell’economia legale tramite la partecipazione finanche diretta in aziende, imprese e attività commerciali, sino a occupare talvolta intere filiere produttive». L’interesse fuori regione delle consorterie mafiose campane si rivolge prevalentemente al narcotraffico e al riciclaggio di capitali, con particolare riferimento a Lazio, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise e Saredgna. All’estero, tra i Paesi più interessati al fenomeno, si segnalano Spagna, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania, Austria e Romania.

In Puglia cresce la mafia degli affari
Tre macro scenari criminali, tra loro eterogenei, caratterizzano lo stato attuale della criminalità pugliese. Stando alla relazione (gennaio-giugno 2022) della Dia, la regione è segnata dalla presenza della cosiddetta mafia foggiana, della criminalità barese e della sacra corona unita. «L'effervescenza criminale registrata sin nei primi giorni del semestre - spiega la Dia - riflette il dinamismo di equilibri e assetti criminali segnati non solo da contrasti tra clan contrapposti ma anche da frizioni intraclaniche». Alcune tensioni interne sarebbero riconducibili sia alla pressione delle nuove leve, impazienti di scalare le gerarchie criminali e disposte a tutto pur di ricoprire ruoli apicali, sia ai mutamenti repentini delle alleanze dovuti ai continui tentativi per l’acquisizione di maggiori spazi e poteri nei territori di riferimento.
La criminalità barese si conferma la mafia degli affari. I clan della sacra corona unita, invece, farebbero sistematico ricorso a pratiche estorsive e più comunemente definite cosiddetto «metodo mafioso ambientale». Neanche la criminalità mafiosa del foggiano sembrerebbe rinunciare alle appetibili risorse dei principali settori economico-finanziari del territorio nel cui ambito riesce a sfruttare al meglio la connivenza di imprenditori e amministratori locali. Nel periodo preso in esame, la provincia di Foggia risulta quella che manifesta le più efferate forme di violenza e di aggressività per affermare il controllo del territorio.

Le mafie straniere in Italia

La presenza criminale straniera in Italia rappresenta sempre «un universo eterogeneo, dinamico e in continuo mutamento», progressivamente radicato nel nostro territorio. Nell’ultima relazione semestrale della Dia si spiega come siano i sodalizi criminali albanesi quelli che, più di altri, «hanno saputo radicarsi nel territorio nazionale, ramificandosi progressivamente e riuscendo ad interagire, prima di ogni altro, nel traffico di sostanze stupefacenti, con le organizzazioni autoctone». I clan albanesi sono molto simili, nella loro organizzazione, alle 'ndrine calabresi: ovvero gruppi criminali saldamente uniti dal vincolo familiare o da matrimoni combinati con altre famiglie della medesima etnia al fine di accrescere il proprio potere e per evitare lotte intestine nella spartizione del territorio e, quindi, degli illeciti guadagni. Se le consorterie albanesi ricoprono un ruolo di riferimento nella rete di approvvigionamento e di distribuzione di eroina e cannabis in Italia, la criminalità organizzata nigeriana concentra, invece, i suoi interessi prevalentemente nella tratta di esseri umani connessa con lo sfruttamento della prostituzione e con l’accattonaggio forzoso, nonchè nel settore del narcotraffico gestito, talvolta, in collaborazione con gli stessi gruppi criminali albanesi. Ulteriori settori di interesse sono la falsificazione di documenti, le truffe e le frodi informatiche, la contraffazione monetaria e, secondo le ultime evidenze investigative, anche i reati contro la persona e il patrimonio. Il consolidamento e l’affermazione della mafia nigeriana - spiega la Dia - si registra anche nel restante territorio nazionale e persino in Sicilia dove la pervasività di Cosa nostra lascia ben pochi margini di radicamento ad altri sodalizi. La criminalità organizzata cinese in Italia è strutturata secondo modalità essenzialmente gerarchiche ed è incentrata principalmente su rigide relazioni familiari e solidaristiche. Si tratta di sodalizi caratterizzati da forte impermeabilità che li rende impenetrabili alle contaminazioni o collaborazioni esterne.
Abituata ad agire in forma silente e proprio per questo «difficile da reprimere», la criminalità cinese è dedita alla commissione di estorsioni e di rapine quasi esclusivamente in danno di propri connazionali, allo sfruttamento della prostituzione, alla consumazione di reati finanziari a cui si affiancano attività illecite di money transfer, nonchè alla detenzione e allo spaccio di metanfetamina eseguiti pressochè in regime di monopolio da pusher orientali. C'è poi la criminalità romena i cui interessi vanno dal traffico di droga e di armi alla tratta di donne da avviare alla prostituzione, dai reati informatici a quelli predatori e contro il patrimonio. La criminalità organizzata sudamericana opera soprattutto in diverse regioni del nord Italia e, in misura minore, nel Lazio. Si tratta di sodalizi che, oltre a essere dediti alla commissione di reati contro il patrimonio e allo sfruttamento della prostituzione, collaborano con altre consorterie straniere o italiane nella gestione dei traffici di droga proveniente dall’America latina. Per quanto attiene al traffico di cocaina l’importazione avviene tramite rotte aeree e marittime utilizzando scali intermedi al fine di eludere i controlli delle Forze di Polizia e delle dogane. I gruppi criminali balcanici e dei Paesi dell’ex Unione Sovietica hanno evidenziato la loro propensione per i reati contro il patrimonio, il traffico di stupefacenti e di armi, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione, il contrabbando e i furti di rame. I sodalizi criminali di origine nord-centro africana ripongono invece interesse nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, nonchè nei reati connessi con la filiera dell’immigrazione clandestina, nella tratta e nello sfruttamento di lavoratori stranieri ma denotano anche - più recentemente - la consumazione di reati a carattere finanziario. Le organizzazioni criminali formate da soggetti provenienti dai Paesi del Medio-Oriente e del sud-est asiatico sono attive principalmente nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nello sfruttamento del lavoro nero e nel traffico di stupefacenti, spesso perpetrati unitamente allo sfruttamento della prostituzione. E’ stato riscontrato trattarsi talvolta di consorterie multietniche (quelle del sud-est asiatico a prevalente matrice indiana e pakistana) che agirebbero in cooperazione con la criminalità dell’area balcanica, nonchè con quelle turca e greca.
 di Angelo Meli

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