Crescono i divari nelle competenze alfabetiche dei bambini

Società | 18 settembre 2023
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Chi ha carenze nella lettura, nella comprensione di un testo e nella scrittura, come sottolineato dall’Agenzia delle Nazioni Unite, è più vulnerabile nella gestione di aspetti basici della vita quotidiana, dal lavoro alla salute. La mancanza di questi strumenti di base espone a delle situazioni di precarietà amplificandone i rischi. Di contro, un livello di competenze alfabetiche adeguato, oltre a costituire la base del diritto all’istruzione, è anche la chiave di volta per migliorare la condizione di partenza per sradicare la povertà. Per tale ragione, potenziare i risultati nelle competenze alfabetiche è cruciale fin dai primi livelli di istruzione. Una delle ultime rilevazioni internazionali su questi aspetti ha mostrato, infatti, una situazione più favorevole dell’Italia rispetto ad altri dell’Unione Europea.
I divari educativi interni al territorio nazionale, tuttavia, sono ancora molto ampi. È quanto emerge dai dati diffusi da Openpolis in occasione della giornata internazionale dell’alfabetizzazione, istituita dall’Unesco nel 1967 per ricordare quanto un livello di competenze alfabetiche sia un elemento essenziale per l’effettiva tutela dei diritti umani. Dal 2001, ogni 5 anni, viene condotta un’indagine promossa da Iea, un consorzio internazionale che associa istituti di ricerca, agenzie governative e studiosi attivi sui temi dell’istruzione. Nello specifico, i test Pirls (Progress in international reading literacy study) hanno come obiettivo quello di monitorare nel tempo i livelli di apprendimento nei paesi partecipanti.
Tale indagine serve a verificare la capacità degli studenti che frequentano il quarto anno di scuola (in Italia la classe quarta della scuola primaria, quindi bambini di 9-10 anni) di saper leggere e comprendere un testo scritto. La scelta dell’età non è casuale: si tratta infatti di alunni che, in base al programma di studi, dovrebbero aver già imparato a leggere negli anni precedenti e dovrebbero teoricamente essere anche in grado di utilizzare la lettura come strumento per apprendere.
Risalgono al maggio di quest’anno i risultati dell’edizione 2021 dell’indagine Iea-Pirls che ha coinvolto in Italia 7.419 alunni della classe quarta della scuola primaria: si tratta dell’unica indagine internazionale di questo tipo somministrata durante l’emergenza Covid che offre una chiave interpretativa utile per comprendere la condizione educativa degli studenti durante la pandemia.  Tra i dati positivi rilevati c’è che il punteggio medio italiano (537 punti) è risultato superiore a quello di altri maggiori paesi dell’Ue. La rilevazione ha, tuttavia, fatto emergere anche delle criticità. Il punteggio di 537 conseguito in media dall’Italia le consente di posizionarsi nel 2021 al di sopra di altri maggiori paesi Ue, come Francia e Germania.
La tendenza alimentata dalla pandemia, nel nostro e in altri paesi, tuttavia, indica un peggioramento delle competenze alfabetiche tra i bambini delle elementari. Sono 21 su 32 i Paesi in calo tra il 2016 e il 2021. Solo in 3 Paesi c’è stato un miglioramento; in altri 8, invece, la variazione non è stata significativa. Tra il 2016 e il 2021 l’Italia ha conseguito un risultato medio di 11 punti inferiore: da 548 a 537. Tra i maggiori paesi europei anche la Germania mostra un netto peggioramento (-13 punti), mentre per la Francia la variazione non è statisticamente significativa. Per l’Italia il calo nelle competenze alfabetiche ha anche una matrice territoriale: sono soprattutto gli studenti dell’Italia settentrionale ad aver visto un peggioramento tra il prima e il dopo la pandemia. Nelle scuole del nord-ovest e del nord-est il punteggio medio è calato rispettivamente di -11 e -15 punti tra il 2016 e il 2021. I punteggi dell’Italia centro-settentrionale tengono comunque il passo con gli standard internazionali, mentre quelli del Mezzogiorno rimangono molto indietro. Si allargano così i divari territoriali nella capacità di lettura e di comprensione dei testi. Nelle rilevazioni Iea-Pirls 2021, superano i 540 punti le aree del nord-ovest (punteggio medio 550), nord-est (542) e centro (543). Molto lontani sud (527) – la ripartizione territoriale che nella classificazione Invalsi comprende l’Abruzzo, la Campania, il Molise e la Puglia – sud e isole (513). Quest’ultima include la Basilicata, la Calabria, la Sardegna e la Sicilia. La tendenza all’allargamento di questi divari appare piuttosto evidente sul lungo periodo. Il gap tra le due aree geografiche che conseguono rispettivamente il risultato migliore (Nord Ovest) e quello più basso (Sud Isole) è oggi triplicato: 36 punti nel 2021 rispetto a 12 punti nel 2006. Il limite statistico consiste nel fatto che i dati Iea-Pirls, essendo ricavati da un campione limitato di alunni e scuole, possono ricostruire solo fino a un certo punto l’ampiezza delle distanze territoriali esistenti nel paese. Per questo le rilevazioni dei test Invalsi, condotte ogni anno, sono particolarmente preziose, consentendo una maggiore profondità locale.
Sebbene il dato comunale abbia comunque dei limiti (viene rilasciato normalmente solo in presenza di almeno 2 plessi oppure 2 istituti per comune) si tratta dell’informazione con maggiore granularità oggi disponibile in formato aperto.
Nell’anno scolastico 2021/2022, nelle prove somministrate nelle classi quinte della scuola primaria, è emerso che i 10 capoluoghi con i punteggi più bassi in italiano erano tutti situati nel Mezzogiorno. Si tratta di Crotone (181,36), Trapani (187,45), Foggia (187,76), Palermo (188,34), Catania (189,58), Agrigento (190,08), Messina (190,84), Enna (191,40), Napoli (191,88) e Caltanissetta (193,13). Poco sopra questi valori anche due capoluoghi del centro-nord: (Prato, 193,17) e Bolzano (193,64).
Ai primi 10 posti per rendimenti nelle competenze alfabetiche rilevate nei test Invalsi nelle classi quinte della scuola primaria troviamo, invece, nell’ordine: Siena, Teramo, Pavia, Ascoli Piceno, Grosseto, Lucca, Como, Monza, Varese e Avellino.
 di Melania Federico

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