Confische Spa, la ragnatela di imprese di mafia svelata da Collovà
Cultura | 8 marzo 2023
“Confische Spa, la ragnatela di imprese di mafia” esprime, mediante racconti, aneddoti, osservazioni, riflessioni ed esperienze, il percorso di vita personale e professionale dell’autore, ispirata alla legalità ed alla diffusione dei suoi principi fondamentali.
La lettura del prologo rivelerà immediatamente quali sono stati gli stimoli che hanno indotto l’autore a scrivere una sorta di autobiografia professionale che tuttavia si rivela utile al lettore sotto il profilo divulgativo. I principi della legalità e la loro diffusione nella società, sono stati da sempre le basi fondanti dell’attività professionale dell’autore che, da più di cinque lustri amministra, con incarichi conferiti dai Tribunali della Repubblica, i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Lo scopo di questo progetto è dunque quello di far conoscere al lettore un mondo nuovo inesplorato che mai alcun amministratore giudiziario ha posto all’attenzione della gente comune.
L’autore racconta tutto questo utilizzando le proprie esperienze fatte sul campo, narrando storie di mafia delle quali è stato diretto testimone ed intercalandole con aneddoti riguardanti fatti verificatisi nel corso del proprio lavoro che tuttavia hanno interessato la propria sfera personale.
Il tutto è accompagnato da altre storie che riguardano anche l’attività di consulente delle Procure Antimafia della Repubblica, dell’autore, in materia di riciclaggio, reati di mafia ed economia criminale in genere.
Il racconto è preceduto dalla prefazione di David Lane, giornalista, inviato di “The Economist” in Italia. David Lane è un profondo conoscitore di storie di mafia ed autore di diverse pubblicazioni su questo tema. Ma è anche un giornalista che conosce personalmente l’autore ed il suo lavoro.
Il prologo, mette a punto il concetto di legalità e l’uso che ne dovrebbe fare la collettività non senza avere raccontato i veri motivi che hanno indotto l’autore a farne un principio erigente della propria esistenza.
Il primo capitolo parla della
Il secondo capitolo parla dell’impresa mafiosa e dell’imprenditore mafioso traendo anche spunto dalle varie osservazioni del sociologo Pino Arlacchi.
In questa occasione l’autore racconta le proprie esperienze vissute nell’ambito di alcune attività di sequestro di beni in danno di Nino Madonia, di Nicolò Eucaliptus, di Pietro Di Vincenzo, di Francesco Casarubea. Ed è in questo capitolo che viene raccontata la storia di Pippo Ciuro, maresciallo della Finanza in forza alla DIA di Palermo, uomo di fiducia del procuratore Antonio Ingroia e… traditore dello Stato.
La storia dell’Ing. Pietro Di Vincenzo, imprenditore mafioso di Caltanissetta, viene raccontata con dovizia di particolari, con riguardo all’impero imprenditoriale dallo stesso costruito mediante illeciti vari, corruzione e costituzione di fondi neri. In questo capitolo il lavoro dell’amministratore giudiziario, viene chiaramente svelato, con tutte le sue luci e le sue ombre, con tutti gli appagamenti e le delusioni, con gli entusiasmi ed i rischi, con le tensioni e le pressioni alle quali bisogna rispondere con fermezza tenendo ben alta la guardia.
Nello stesso capitolo, un lungo passo viene dedicato all’Opus Dei, a proposito dei legami intrattenuti con l’Ing. Pietro Di Vincenzo.
Il terzo capitolo è dedicato ai rapporti fra mafia e politica. Qui si parla dell’imprenditore mafioso palermitano, Francesco Zummo e del suo socio Francesco Civello, sodali di Vito Ciancimino. Ma si parla anche di Vincenzo Piazza, di Marcello Dell’Utri.
Anche in questo capitolo l’autore non si lascia sfuggire l’occasione per parlare di un fatto accaduto che riguarda il Dott. Francesco Paolo Giuffrida, dirigente di Banca d’Italia, con riguardo alle sue ritrattazioni a seguito della consulenza tecnica da lui stesso resa alla Procura di Palermo nel processo contro Marcello Dell’Utri.
Viene poi raccontata l’esperienza direttamente vissuta dall’autore quando, nella qualità di consulente della Procura di Palermo, ha partecipato all’udienza celebrata dal Tribunale di Palermo a Palazzo Chigi, nell’ambito del processo Dell’Utri, per sentire, nella qualità di testimone, Silvio Berlusconi.
Il quarto capitolo è dedicato ai rapporti fra la mafia e le banche. Il quinto capitolo è dedicato ai rapporti fra la mafia e la Chiesa. Il sesto capitolo è dedicato ai rapporti fra la mafia ed il ceto professionale. E’ l’occasione per raccontare dell’ottusità mentale di alcuni professionisti (commercialisti, avvocati) e della loro frequente contiguità, se non collusione, con la criminalità organizzata.
In questa circostanza, l’autore racconta alcune personali esperienze fatte con colleghi professionisti che non hanno mai mancato occasione per avversarlo pesantemente anche creandogli pericolose sovraesposizioni.
Il settimo capitolo è dedicato ad alcune tecniche di riciclaggio. Vengono raccontate esperienze dirette, fatte dall’autore nell’amministrazione giudiziaria di sale da gioco (bingo e slots machines), anche con riguardo al ruolo ricoperto dalle organizzazioni sindacali.
L’ottavo capitolo è dedicato al riciclaggio nell’impresa mafiosa. L’argomento viene trattato soprattutto con riguardo agli esiti giudiziari riguardanti l’imprenditore mafioso Francesco Zummo utilizzando anche i risultati dell’inchiesta giornalistica di Paolo Mondani nel suo libro “Soldi di famiglia”.
Il nono capitolo è dedicato alla confisca più colossale che sia mai stata decretata dall’Autorità giudiziaria: la confisca dell’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza.
Il decimo capitolo è dedicato al racconto di un’operazione di sinergia, posta in essere dall’autore, nella sua qualità di amministratore giudiziario del Gruppo Di Vincenzo di Caltanissetta e del Gruppo Zummo di Palermo.
Trattasi di un’operazione di ingegneria finanziaria, prima in Italia, che vede realizzarsi una profonda sinergia fra aziende in possesso di finanze ed aziende in possesso dei mezzi tecnici, finalizzata alla realizzazione di un grosso e prestigioso complesso edilizio a Caltanissetta.
Nell’undicesimo capitolo, l’autore indugia sulle difficoltà riscontrate nel proprio lavoro, sugli attacchi ricevuti da colleghi, sulle pressioni e velate minacce telefoniche, sui pedinamenti.
Infine nell’ultimo e dodicesimo capitolo, l’autore sostiene che la storia continua nel senso che continua l’attività professionale e la passione con la quale viene svolta sempre all’insegna della diffusione dei principi di legalità.
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