Ci si ammala e si muore sul lavoro e di lavoro: la Carta di Urbino per il benessere della persona

Società | 6 aprile 2023
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1.Un decalogo

Una dichiarazione d’intenti tessuta con principi fondamentali per la promozione del benessere dei lavoratori nei luoghi di lavoro. A cominciare da sicurezza, prevenzione, integrità psico-fisica, approccio etico al lavoro, consapevolezza, tutela della salute intesa come condizione fisica, psicologica, relazionale, sociale e organizzativa.
La “Fondazione Rubes Triva”, organismo paritetico del settore dell’igiene ambientale, ha sede a Roma ed opera su tre direttrici: sicurezza, lavoro, ambiente. L’”Osservatorio Olympus” è presieduto dal professore Paolo Pascucci, ordinario di Diritto del lavoro e Direttore dei corsi di formazione manageriale per i dirigenti sanitari nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.
Fondazione e Osservatorio hanno dato vita alla “Carta di Urbino per il benessere della persona che lavora”. La Carta muove da un presupposto: “L’integrità psico-fisica delle persone è un bene assoluto e inalienabile. Privilegiando un approccio etico al lavoro, questa Carta sollecita una riflessione sulle problematiche ancora irrisolte della prevenzione, enunciando alcuni valori irrinunciabili per l’effettiva tutela della salute, della sicurezza e del benessere di chi lavora. Chiunque si riconosca nei principi enunciati in questa Carta è invitato ad accoglierli e diffonderli”.

Dieci i punti della “Carta di Urbino”:

“1.Il lavoro, comunque prestato, deve ispirarsi ai valori della tutela della vita, della dignità della persona, della libera esplicazione della personalità, della sicurezza e della salute, intesa come benessere fisico, psicologico, relazionale, sociale, e organizzativo.
2.Prima la persona e poi il lavoro. In nessun caso la perdita della vita o della salute può costituire un sacrificio necessario.
3.La tutela del benessere della persone che lavorano non può prescindere da un sistema organizzato di prevenzione, fondato su adeguate politiche
aziendali, ispirate e principi etici e non solo economici.
4.Qualunque organizzazione del lavoro può essere salubre e sicura solo se, fin dalla sua progettazione, tutti i rischi vengono costantemente valutati, secondo la migliore scienza ed esperienza ed adottando le necessarie misure di prevenzione e protezione.
5.Nessuna lesione della salute e della sicurezza della persona che lavora è casuale e ineluttabile. Non ci si deve arrendere di fronte ad alcun rischio.
6.La sicurezza e il benessere riguardano le persone che lavorano e non solo l’ambiente lavorativo. Ci si ammala e si muore sul lavoro e di lavoro.
7.La sicurezza e il benessere richiedono una formazione che incida sul modo di essere e di agire delle persone che lavorano. Solo persone consapevoli possono contribuire alla gestione di un efficace sistema di prevenzione.
8.L’efficace organizzazione del sistema di prevenzione esige la partecipazione attiva e responsabile di tutte le persone che lavorano, mediante un approccio collaborativo e solidale che valorizzi l’apporto di ciascuno.
9.Un sistema di prevenzione partecipato implica il coinvolgimento effettivo nei processi decisionali dei rappresentanti delle persone che lavorano.
10.La salute e la sicurezza riguardano non solo le persone che lavorano ma anche l’intera collettività ed esigono efficaci politiche di prevenzione da parte degli attori istituzionali e sociali.”

La “Fondazione Rubes Triva” e l’“Osservatorio Olympus” dell’Università degli Studi di Urbino hanno presentato il 2 marzo 2023 nel Centro Conferenze “Euskalduna” di Bilbao, in Spagna, la “Carta di Urbino”. Con la collaborazione di Inail e dell’Agenzia Europea OSHA, l’Agenzia di informazione dell’Unione Europea in materia di sicurezza e salute sul lavoro.
“Il direttore della Fondazione “Rubes Triva”, Giuseppe Mulazzi, in una intervista alla trasmissione di Radio1 Rai “Che giorno è” ha dichiarato come il fine della Carta di Urbino sia quello di mutare la veste culturale del paese. Infatti, secondo il direttore, non si è ancora fatto abbastanza per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e, per tali ragioni, ha invitato a sottoscrivere la Carta a tutti coloro che condividono la necessità di “richiamare questi principi in tutti i momenti dell’attività: attività produttiva, attività convegnistica, attività di relazione e, soprattutto, attività formativa”. Poichè, ha precisato Mulazzi, questa attività è “indispensabile soprattutto in questa fase di cambiamento che deve portare maggiore comprensione per quello che si deve fare ma, soprattutto, per quello che si deve essere”. (Lorenzo Della Corte “La Fondazione Rubes Triva presenta la Carta di Urbino” in “Il Corriere della Sicurezza”, 2 marzo 2023).

2.Un importante appuntamento dal 21 al 23 giugno a Urbino: la seconda edizione del Festival internazionale della Salute e Sicurezza sul lavoro

La Carta di Urbino sarà oggetto di specifica analisi nella sessione conclusiva della seconda edizione del “Festival internazionale della Salute e della Sicurezza sul lavoro” che “Osservatorio Olympus” e “Fondazione Rubes Triva” in collaborazione con l’INAIL organizzeranno nel Palazzo Ducale di Urbino dal 21 al 23 giugno 2023 e che avrà come tema principale il benessere organizzativo. Scrive Domenico Della Porta (“Il benessere della persona che lavora”. Ecco la Carta d’Urbino” in “www.quotidianosanita.it, 7 marzo 2023): “La Carta (...) indica dieci punti, un vero e proprio decalogo per sollecitare una riflessione su alcuni aspetti ancora irrisolti della prevenzione enunciando valori irrinunciabili per l’effettiva tutela della salute, della sicurezza e del benessere di chi lavora.(...) “Oltre a costituire un momento di approfondimento e di confronto a livello accademico, istituzionale e delle parti sociali, il Festival - ha sottolineato il professore Paolo Pascucci - si propone di essere una manifestazione a partecipazione popolare, un evento culturale che coinvolge tutti i cittadini , mirando alla costruzione di una cultura condivisa e partecipata. Infatti, se è vero che la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro si iscrive in ambiti disciplinari ben definiti, è tuttavia evidente la necessità di uscire dal perimetro tecnico degli addetti ai lavori, consentendo ad ogni cittadino di confrontarsi sul tema, riportando l’attenzione anche dell’opinione pubblica sulla centralità della persona che lavora e sulla tutela della sua dignità”. “
La “Carta di Urbino” ha l’obiettivo di stimolare un dialogo tra gli attori coinvolti e di sollecitare azioni concrete a favore della salute, della sicurezza e del benessere di chi lavora. La sottoscrizione della Carta è rivolta a tutti i cittadini e istituzioni, sia nazionali che internazionali, che si riconoscono nei principi enunciati.
Sono ormai centinaia i soggetti (pubblici, privati, associati, singoli, sigle sindacali, centri di formazione, istituzioni) che l’hanno sottoscritta. Commenta uno dei firmatari, il presidente di “Sistema Impresa” Berlino Tazza: “La Carta di Urbino rappresenta un sistema partecipato e virtuoso di prevenzione. “Sistema impresa” si riconosce nei valori enunciati nella Carta che abbiamo sottoscritto con convinzione ed intraprenderà una campagna di diffusione della stessa poiché rappresenta un approccio etico al mondo del lavoro che da sempre condividiamo e che, ne siamo sicuri, contribuirà a cambiare la veste culturale del Paese in tema di salute”. (“Sistema Impresa sottoscrive la Carta di Urbino” in www.sistemaimpresa.it, 21 marzo 2023). Apprezzamento anche dalla Fit-Cisl, la Federazione dei trasporti della Cisl: “Per la Fit-Cisl il tema della salute e del benessere delle lavoratrici e dei lavoratori costituisce una priorità della nostra azione sindacale. Per questo motivo accogliamo con piacere l’iniziativa della Fondazione Rubes Triva, un organismo paritetico nazionale ed ente bilaterale del settore ambientale” (“Comunicato stampa – Fondazione Rubes Triva, la Carta di Urbino per la persona che lavora”, in www.fitcisl.org, 1 marzo 2023).

3.Perchè è necessario sottoscrivere la “Carta di Urbino”

Beninteso, la “Carta di Urbino” va considerata una dichiarazione di intenti che non manca di ambizione e chiarezza ma tutt’altro che risolutiva. In particolare la piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro non potrà essere risolta di colpo dal suo pur lodevolissimo slancio civile, etico e giuridico né dai suoi dieci punti. E tuttavia la “Carta” concepita dalla “Fondazione Rubes Triva” e dall’“Osservatorio Olympus” dell’Università di Urbino può già fregiarsi di importanti meriti. A cominciare dal tenere accesi i riflettori (anzi dal potenziare il fascio di luce) sul lavoro e sulle sofferenze causate da una organizzazione incapace del lavoro nei cantieri, nella fabbriche, nelle campagne. Lo fa in un paese come il nostro dove rimangono impressionanti i numeri degli incidenti nei luoghi del lavoro. E aggiungiamo: lo fa in un paese dove con il quasi “liberi tutti” del nuovo Codice degli Appalti salviniano sono in tanti - in particolare negli ambienti sindacali e negli enti preposti alla tutela della sicurezza nel lavoro - a temere che aumenteranno gli incidenti. Specie nei cantieri, specie nel sottobosco dei subappalti che certo non brilla per trasparenza e garanzie per i lavoratori. Subappalti sempre più sdoganati, con le loro regole nella migliore delle ipotesi sommarie.
Nel 2022 i morti sul lavoro in Italia sono stati 1499: 757 sui luoghi di lavoro e gli altri sulle strade e in itinere (15 le donne morte per infortuni, 123 sulle strade e in itinere). Già 152 nei primi due mesi del 2023 i lavoratori morti: 93 nei luoghi di lavoro e 59 sulle strade e in itinere. Numeri che fanno rabbrividire.
Ben vengano dunque tutte le iniziative che, in qualsiasi forma, provano a contrastare il fenomeno, a tutelare chi lavora approntando una cornice etica, giuridica ed organizzativa di benessere, salute, integrità psico-fisica. Insomma una cornice di prevenzione. Ecco perché la “Carta di Urbino” è da promuovere, diffondere, divulgare. Va sottoscritta. Da enti, associazioni rappresentative, rappresentanti delle istituzioni, intellettuali, operai, imprenditori, opinion leader e opinion makers, singoli cittadini, giovani.
 di Pino Scorciapino

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