Cgil e Uil bocciano la manovra di Meloni, sciopero e corteo anche in Sicilia
Politica | 6 dicembre 2022
Sciopero generale di quattro ore in Sicilia il 13 dicembre, indetto da Cgil e Uil, contro la manovra economica del governo. Una manifestazione a carattere regionale si terrà a Palermo nel giorno dello sciopero con concentramento alle 9 in piazza Croci e corteo fino a piazza Verdi.
«E’ una manovra - scrivono i sindacati - che non tiene conto del Mezzogiorno e dei problemi delle persone che ci vivono e ci lavorano. Che aumenterà anzi il divario con le regioni del nord in termini di benessere, di servizi sociali, di diritti». I segretari di Cgil e Uil Sicilia, Alfio Mannino e Luisella Lionti, rilevano che «si tratta di una legge di bilancio che renderà più povero chi è già povero, che non favorisce quei lavoratori che pagano regolarmente le tasse, che faticano ad arrivare a fine mese e che devono ora subire anche la beffa dei condoni e della flat tax».
I sindacati siciliani alzano le barricate anche contro i voucher: «E’ dimostrato - dicono - che certa flessibilità non produce sviluppo ma aumenta solo la precarietà e lo stato di incertezza dei lavoratori. Per non parlare delle pensioni con la previsione di meccanismi di fuoriuscita tarati su chi lavora regolarmente da anni, trascurando il lavoro saltuario, precario, stagionale che qui da noi prevale. L’opzione donna - sottolineano - Mannino e Lionti - è inoltre un’offesa alle lavoratrici».
Quanto alle misure di contrasto alla povertà, Cgil e Uil Sicilia si chiedono se «effettivamente il governo abbia contezza della situazione economica e sociale della Sicilia. Ci chiediamo il perché di tutto questo disinteresse. Eliminare il reddito di cittadinanza - affermano Mannino e Lionti - farebbe precipitare nel baratro migliaia di siciliani. Saremo in piazza per chiedere un’inversione di rotta con misure di sviluppo per il Mezzogiorno a partire da nuove politiche industriali ed energetiche, con l’aumento dei salari per fare fronte all’aumento dei prezzi, con misure di contrasto alla precarietà e alla povertà, con pensioni giuste. Saremo in piazza anche per dire no a qualunque progetto di autonomia differenziata che assesterebbe colpi durissimi alla scuola, alla sanità, a tutti i servizi e all’infrastrutturazione allontanando definitivamente la Sicilia dal resto dell’Italia e all’Europa».
"Invece di combattere la precarietà si reintroducono i voucher. (...) Anziché aumentare i salari è regressivo premiare gli evasori, innalzare il contante, tornare indietro rispetto ai pagamenti digitali. È regressivo rinunciare ad alzare ed estendere in tutti i settori la tassazione sugli extraprofitti. È regressivo prevedere tagli e riduzioni all'istruzione, al trasporto e alla sanità pubblica che aprono la strada alla privatizzazione. È regressivo che dopo 10 anni che non si rivalutano le pensioni, prevedere dei tagli e non mettere fine alla legge Fornero. Tutto questo è molto preoccupante”, conclude il leader nazionale della Cgil, Maurizio Landini.
«E’ una manovra - scrivono i sindacati - che non tiene conto del Mezzogiorno e dei problemi delle persone che ci vivono e ci lavorano. Che aumenterà anzi il divario con le regioni del nord in termini di benessere, di servizi sociali, di diritti». I segretari di Cgil e Uil Sicilia, Alfio Mannino e Luisella Lionti, rilevano che «si tratta di una legge di bilancio che renderà più povero chi è già povero, che non favorisce quei lavoratori che pagano regolarmente le tasse, che faticano ad arrivare a fine mese e che devono ora subire anche la beffa dei condoni e della flat tax».
I sindacati siciliani alzano le barricate anche contro i voucher: «E’ dimostrato - dicono - che certa flessibilità non produce sviluppo ma aumenta solo la precarietà e lo stato di incertezza dei lavoratori. Per non parlare delle pensioni con la previsione di meccanismi di fuoriuscita tarati su chi lavora regolarmente da anni, trascurando il lavoro saltuario, precario, stagionale che qui da noi prevale. L’opzione donna - sottolineano - Mannino e Lionti - è inoltre un’offesa alle lavoratrici».
Quanto alle misure di contrasto alla povertà, Cgil e Uil Sicilia si chiedono se «effettivamente il governo abbia contezza della situazione economica e sociale della Sicilia. Ci chiediamo il perché di tutto questo disinteresse. Eliminare il reddito di cittadinanza - affermano Mannino e Lionti - farebbe precipitare nel baratro migliaia di siciliani. Saremo in piazza per chiedere un’inversione di rotta con misure di sviluppo per il Mezzogiorno a partire da nuove politiche industriali ed energetiche, con l’aumento dei salari per fare fronte all’aumento dei prezzi, con misure di contrasto alla precarietà e alla povertà, con pensioni giuste. Saremo in piazza anche per dire no a qualunque progetto di autonomia differenziata che assesterebbe colpi durissimi alla scuola, alla sanità, a tutti i servizi e all’infrastrutturazione allontanando definitivamente la Sicilia dal resto dell’Italia e all’Europa».
"Invece di combattere la precarietà si reintroducono i voucher. (...) Anziché aumentare i salari è regressivo premiare gli evasori, innalzare il contante, tornare indietro rispetto ai pagamenti digitali. È regressivo rinunciare ad alzare ed estendere in tutti i settori la tassazione sugli extraprofitti. È regressivo prevedere tagli e riduzioni all'istruzione, al trasporto e alla sanità pubblica che aprono la strada alla privatizzazione. È regressivo che dopo 10 anni che non si rivalutano le pensioni, prevedere dei tagli e non mettere fine alla legge Fornero. Tutto questo è molto preoccupante”, conclude il leader nazionale della Cgil, Maurizio Landini.
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