Carenze idriche, igiene e salute, dignità umana: anche per l’acqua le donne sono più penalizzate
L'analisi | 11 luglio 2023
Carenze idriche, igiene e salute, dignità umana: anche per l’acqua le donne sono più penalizzate
1.Sommario
Le donne sono sempre più penalizzate degli uomini. In tutti i contesti e in tutte le attività. Anche in fatto di relazione tra risorse idriche e disuguaglianza di genere. E si muore a milioni nel mondo ancora in troppe realtà a causa di acqua e servizi idrico-igienici inadeguati o, peggio, inesistenti.
E’ stato reso noto pochi giorni fa il Rapporto “Progress on household drinking water, sanitation and hygiene (WASH) 2000-2022: Special focus on gender”. Uno studio per così dire “a firma congiunta” dell'UNICEF e dell'OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il Rapporto ha avuto un modestissimo risalto sui media italiani, impegnati come sono h24 a non farci perdere non una parola ma neppure una virgola delle dichiarazioni degli esponenti politici nostrani. Con conseguenti repliche e controrepliche. Tutta roba che intasa l’informazione di inutilità, futilità, stupidità quasi sempre lontanissime dai veri problemi della gente. E non ci facciamo mancare neppure inopportune autodifese “familiste” da parte di alte cariche istituzionali di propri figlioli gaudenti così come non ci facciamo mancare, sempre da esponenti delle istituzioni, spregiudicate autodifese di affari economici privati. Per non parlare della nuova ondata di questi giorni degli ormai pluridecennali attacchi alla magistratura da parte delle formazioni di centrodestra con l’immancabile codazzo di araldi a riprenderle e giustificarle su reti radiotelevisive e carta stampata. Per il centrodestra nazionale il magistrato che avvia una indagine su qualche loro esponente è immancabilmente “di sinistra” e “fa campagna elettorale”. Il solito copione. Da trent’anni funziona così. Dalla discesa in campo del defunto Silvio Berlusconi. Una sindrome “genetica” che gli sopravviverà per tempi prevedibilmente molto lunghi.
Il modesto risalto mediatico di cui questo importante Rapporto è stato vittima è per noi un motivo in più per soffermarci sui suoi contenuti. Intanto una occhiata di sintesi e poi l’approfondimento. In pillole ecco cosa emerge dall’aggiornamento rispetto alle edizioni precedenti del Rapporto: 2,2 miliardi di persone nel mondo (1 su 4) non dispongono di acqua potabile sicura a casa; 3,4 miliardi (2 su 5) non dispongono di impianti igienici sicuri; 2 miliardi di persone non possono lavarsi le mani a casa con acqua e sapone; alle donne compete ancora di trasportare l’acqua nelle abitazioni delle loro famiglie che non dispongono di acqua corrente (sono spesso tuguri, capanne, slums o poco di meglio); nel mondo muoiono ogni anno 1.400.000 persone a causa di acqua e servizi idrici inadeguati.
2.Il Rapporto UNICEF-OMS
Un quadro che non si può definire altrimenti se non scoraggiante. Ma entriamo in modo più circostanziato nei dati del Rapporto UNICEF-OMS:
“A livello globale le donne hanno maggiori probabilità di essere responsabili della raccolta dell'acqua per le famiglie, mentre le ragazze hanno una probabilità quasi doppia rispetto ai ragazzi di assumersi questa responsabilità e di dedicare quotidianamente un tempo maggiore a questa attività.
Secondo il rapporto, a livello globale, 1,8 miliardi di persone vivono in famiglie senza risorse idriche sul posto. Le donne e le ragazze dai 15 anni in su sono le principali responsabili per la raccolta dell'acqua in 7 famiglie su 10 rispetto ai propri coetanei maschi che provvedono in 3 casi su 10. Le ragazze sotto i 15 anni (il 7%) hanno inoltre maggiori probabilità dei ragazzi sotto i 15 anni (4%) di raccogliere acqua. Nella maggior parte dei casi, ragazze e donne affrontano viaggi più lunghi per raccoglierla, perdendo tempo per l'istruzione, il lavoro e il tempo libero ed esponendosi a rischio di lesioni fisiche e pericoli durante il tragitto. Il rapporto mostra che oltre mezzo miliardo di persone condivide ancora i servizi igienici con altre famiglie, compromettendo la privacy, la dignità e la sicurezza di donne e ragazze. Per esempio, recenti analisi da 22 paesi mostrano che nelle famiglie che condividono i servizi igienici, le donne e le ragazze hanno maggiori probabilità rispetto a uomini e ragazzi di sentirsi non sicure a camminare da sole durante la notte e subire molestie sessuali e altri rischi di sicurezza”.
Non solo rischi collegati alla privacy ma anche direttamente alla salute fisica. Continua il Rapporto: “Inoltre, l'inadeguatezza dei servizi idrici e igienici aumenta i rischi per la salute di donne e ragazze e limita la loro capacità di gestire in modo sicuro e privato le mestruazioni. Tra i 51 Paesi con dati disponibili, le donne e le adolescenti delle famiglie più povere e quelle con disabilità hanno le maggiori probabilità di non avere un luogo privato dove lavarsi e cambiarsi.
Il rapporto fornisce la prima analisi approfondita sulla disuguaglianza di genere nel settore acqua e servizi igienici (WASH). Rileva anche che le donne e le ragazze hanno maggiori probabilità di non sentirsi sicure nell'uso di un bagno fuori casa e di subire in modo sproporzionato l'impatto della mancanza di igiene”.
"Ogni passo che una ragazza compie per raccogliere acqua è un passo più distante da apprendimento, gioco e sicurezza", ha dichiarato Cecilia Sharp, Direttore UNICEF per i servizi idrici e igienici e la riduzione del rischio climatico, ambientale, energetico e dei disastri. "Acqua, bagni e impianti per lavare le mani non sicuri a casa privano le bambine del loro potenziale, compromettono il loro benessere e perpetuano i cicli di povertà. Rispondere alle esigenze delle bambine nella progettazione e nell'implementazione dei programmi per i servizi idrici e igienici è fondamentale per raggiungere l'accesso universale all'acqua e ai servizi igienici e per raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment".
"Gli ultimi dati dell'OMS mostrano una triste realà: 1,4 milioni di vite si perdono ogni anno a causa di acqua e servizi igienici inadeguati", ha dichiarato dal canto suo Maria Neira, Direttore OMS per il Dipartimento Ambiente, Cambiamento Climatico e Salute. "Le donne e le ragazze non solo devono affrontare le malattie infettive legate ai sistemi idrici e igienici, come la diarrea e le infezioni respiratorie acute, ma devono anche affrontare ulteriori rischi per la salute perché sono vulnerabili alle molestie, alla violenza e alle lesioni quando devono uscire di casa per trasportare l'acqua o semplicemente per usare il bagno".
I risultati mostrano che la mancanza di accesso all'igiene colpisce in modo sproporzionato anche le donne e le ragazze. In molti Paesi, le donne e le ragazze sono le principali responsabili delle faccende domestiche e della cura degli altri - tra cui le pulizie, la preparazione del cibo e l'assistenza ai malati - il che probabilmente le espone a malattie e altri rischi per la loro salute senza la protezione del lavaggio delle mani. Il tempo aggiuntivo dedicato alle faccende domestiche può anche limitare le possibilità delle ragazze di completare la scuola secondaria e di trovare un lavoro”.
Altri dati per completare il mosaico. Come anticipato nel sommario, “oggi circa 2,2 miliardi di persone - ovvero 1 su 4 - non hanno ancora acqua potabile gestita in modo sicuro a casa e 3,4 miliardi di persone - ovvero 2 su 5 - non hanno impianti igienici gestiti in modo sicuro. Circa 2 miliardi di persone - 1 su 4 - non possono lavarsi le mani con acqua e sapone a casa”.
In un quadro così deprimente un barlume di speranza riusciamo a scorgerlo: “il Rapporto segnala alcuni progressi verso il raggiungimento dell'accesso universale ai servizi idrici e igienici. Tra il 2015 e il 2022 l'accesso delle famiglie all'acqua potabile gestita in modo sicuro è aumentato dal 69% al 73%; gli impianti igienici (bagni) gestiti in modo sicuro sono passati dal 49% al 57% e gli impianti idrici di base (strutture per lavarsi le mani) sono passati dal 67% al 75%.
Tuttavia, per raggiungere il target degli Obiettivi di sviluppo sostenibile che prevede l'accesso universale all'acqua potabile, agli impianti igienici e agli impianti idrici di base gestiti in modo sicuro entro il 2030, sarà necessario aumentare di sei volte gli attuali indici di crescita”.
Tra sconquassi creati dal covid e dal dopo-covid, tra guerra in Europa che brucia risorse finanziarie a miliardi di dollari al giorno, tra inflazione alle stelle dappertutto nel mondo assicurare questa crescita non sarà affatto facile.
3.Il “Valore” dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari negli insediamenti umani
Altre informazioni sul tema dell’ancora lontanissimo obiettivo da raggiungere dell’accesso universale ai servizi idrici e igienici possiamo desumerle da un Rapporto datato di qualche anno appena, non meno illuminanti. Ci riferiamo al “Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021 - “Il valore dell’acqua”, a cura di UN Water e UNESCO, elaborato - nel quadro del Programma mondiale di valutazione delle risorse idriche dell’UNESCO - dalla Divisione Scienze dell’Acqua che ha sede a Colombella (Perugia). Dell’ampio report dobbiamo purtroppo trascurare altri fondamentali capitoli – Disponibilità di acqua; Stoccaggio delle risorse idriche; Domanda e utilizzo di acqua; Qualità dell’acqua; Rischi e Resilienza; Valutazione economica sui temi dell’ambiente e infrastrutture; Alimentazione e agricoltura; Energia, industria e commercio; Prospettive regionali – per concentrarci sul capitolo che si sofferma sui temi trattati in questo nostro contributo. Ovvero “Valore dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari negli insediamenti umani”.
“Nel 2017 5,3 miliardi di persone (il 71% della popolazione mondiale) – si legge nel Rapporto UNESCO-UN Water - utilizzava servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro ‒ localizzati presso gli edifici, disponibili quando necessari ed esenti da contaminazione. Il 45% della popolazione mondiale (3,4 miliardi di persone) utilizzava servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro – latrine o bagni migliorati e non condivisi, a partire dai quali gli escrementi potevano essere agevolmente smaltiti in situ o trattati altrove (OMS/UNICEF, 2019a).
Secondo le stime, ogni anno circa 829.000 persone muoiono di diarrea per aver usato acqua, impianti igienico-sanitari e per l’igiene delle mani non sicuri. Queste cause rappresentano il 60% di tutti i decessi dovuti alla diarrea a livello mondiale, che includono circa 300.000 bambini al di sotto dei cinque anni, pari al 5,3% di tutti i decessi in questa fascia di età (Prüss-Üstün et al., 2019).
L’igiene e gli impianti igienico-sanitari di scarsa qualità, oltre al consumo di acqua non sicura, possono causare diarrea ed enteropatia ambientale, patologie che inibiscono l’assorbimento di elementi nutritivi, con conseguente denutrizione (Teague et al., 2014). Circa il 50% di tutti i casi di denutrizione è associato a diarrea costante o a infezioni causate da vermi intestinali, come conseguenza diretta di un utilizzo di servizi idrici, igienico-sanitari e per l’igiene personale non adeguati (Prüss-Üstün et al., 2008)”.
Il Rapporto cita a questo punto una stima della FAO del 2013: “Si stima che il 45% di tutti i decessi di bambini di età inferiore ai cinque anni sia causato dalla denutrizione (Nazioni Unite, 2018). Il costo economico della denutrizione raggiunge secondo le stime i 2.100 miliardi di dollari.
Una recente valutazione dell’impatto di acqua e impianti igienico-sanitari non sicuri sulla diarrea che colpisce i bambini indica che il collegamento diretto delle forniture idriche agli edifici e l’aumento dei livelli di copertura degli impianti igienico-sanitari presso le comunità riduce il rischio di contrarre la diarrea. Secondo questa valutazione, il miglioramento della qualità delle condotte idriche collegate agli edifici e la costante disponibilità di acqua riducono il rischio di diarrea del 75%, nel confronto con i valori registrati utilizzando acqua potabile non migliorata. Gli interventi sugli impianti igienico-sanitari permettono di ridurre il rischio di contrarre la diarrea del 25%, con evidenze di maggiori riduzioni quando si raggiunge un’elevata copertura di impianti igienico-sanitari, e una riduzione dei rischi del 30% in presenza di interventi che promuovono la pratica del lavaggio delle mani (Wolf et al., 2018).
L’igiene delle mani svolge un ruolo essenziale nel prevenire la diffusione del COVID-19 (OMS, 2020a). In tutto il mondo oltre tre miliardi di persone e due strutture sanitarie su cinque non dispongono di un accesso adeguato a impianti per l’igiene delle mani (OMS/UNICEF, 2019b)”.
Si muore per carenza d’acqua o inaffidabilità igienica della risorsa idrica anche nel dare alla luce nuova vita. Segnala ancora il Rapporto: “A livello globale l’11% della mortalità da parto, principalmente in paesi a medio e basso reddito, è causato da infezioni dovute alle scarse condizioni igieniche durante il travaglio e il parto, sia a domicilio, sia presso strutture sanitarie, nonché a pratiche igieniche scarse nelle sei settimane successive al parto (OMS/UNICEF, 2019b). Le infezioni associate alla mancanza di pulizia durante il parto costituiscono probabilmente la causa di oltre un milione di decessi ogni anno (OMS/UNICEF, 2019b). Norme igieniche essenziali nella fase prenatale, durante il travaglio e il parto possono ridurre il rischio di infezioni, sepsi e morte dei neonati e delle madri fino al 25% (PMNCH, 2014).
Uno studio pubblicato da OMS/UNICEF (2018) ha evidenziato come il 69% dei bambini in età scolare abbia accesso ad acqua potabile (in base ai dati di 92 paesi), il 66% a impianti igienico-sanitari (in 101 paesi) e il 53% all’igiene (in 81 paesi). Questo significa che 570 milioni di bambini non hanno accesso ad acqua potabile nelle scuole, 620 milioni non possono utilizzare impianti igienico-sanitari e 900 milioni non hanno la possibilità di curare la propria igiene. Il rapporto pubblicato nel 2006 dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP, 2006) ha rilevato che il numero di giorni di scuola persi a causa di patologie correlate con l’acqua supera i 443 milioni”.
4.Donne e bambine a rischio
A rischio, come sempre, sono soprattutto le donne e le bambine. Documenta il Rapporto UN Water-UNESCO: “Circa 230 milioni di persone, principalmente donne e bambine, impiegano oltre 30 minuti a viaggio per la raccolta di acqua da fonti distanti dalle rispettive abitazioni (OMS/UNICEF, 2017a). Ciò le espone a un rischio aggiuntivo di aggressione o di stupro. Secondo i dati raccolti in 61 paesi, donne e bambine si occupano di trasportare l’acqua in otto famiglie su dieci. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) stima che il tempo che donne e bambine dedicano ogni giorno all’approvvigionamento idrico è di 200 milioni di ore, pari a 8,3 milioni di giorni e a 22.800 anni (UNICEF, 2016)”.
Sono stati effettuati anche calcoli statistici che quantificano il danno economico procurato dall’inadeguato accesso all’acqua per i servizi domestici e igienico-sanitari: “Sempre secondo le stime, almeno 6,5 miliardi di dollari vanno perduti ogni anno in termini di giorni di lavoro a causa dell’impossibilità di accedere a impianti igienico-sanitari (OMS, 2012). Inoltre, ogni anno sono circa 400.000 i decessi correlati con il lavoro causati da patologie trasmissibili, alle quali contribuiscono in larga misura fattori quali la scarsa qualità dell’acqua potabile e le condizioni degli impianti igienico-sanitari e di quelli destinati all’igiene personale (WWAP, 2016).
5.Acqua e impianti igienico-sanitari nei luoghi di lavoro
Il problema lamentato nelle case in molti paesi si replica se possibile con sequenze ancora più umilianti ed opprimenti nei luoghi di lavoro: “L’accesso ad acqua e a impianti igienico-sanitari nei luoghi di lavoro – continua il Rapporto “Il valore dell’acqua” - costituisce un ulteriore tema che influenza l’uguaglianza di genere e la produttività delle donne sul posto di lavoro. È stato dimostrato che nelle Filippine e in Vietnam l’inadeguatezza di acqua e impianti igienico-sanitari presso alcuni luoghi di lavoro comporterebbe l’assenza delle donne dal lavoro per almeno un giorno nel corso del periodo mestruale, per un totale pari rispettivamente a 13,8 milioni e a 1,5 milioni di giorni di lavoro persi e con perdite economiche pari rispettivamente a 13 milioni e a 1,28 milioni di dollari (Sommer et al., 2016).
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che ogni anno il totale delle perdite economiche collegate all’inadeguatezza di acqua e impianti igienico-sanitari sia pari a 260 miliardi di dollari in 136 paesi a medio e basso reddito, un ammontare equivalente in media ad una perdita annua dell’1,5% circa del PIL aggregato di questi paesi (OMS, 2012).
Secondo le stime, conseguire un accesso universale e sicuro ad acqua potabile, impianti igienico-sanitari e igiene (traguardi 6.1 e 6.2 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile) in 140 paesi a medio e basso reddito comporterebbe costi per circa 1.700 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2030, pari a 114 miliardi di dollari all’anno (Hutton e Varughese, 2016).
Sulla base di ricerche svolte in dieci paesi a medio e basso reddito, in media il 56% dei sussidi finisce nelle tasche del 20% più ricco della popolazione, mentre appena il 6% dei sussidi riesce ad arrivare al 20% più povero (Andres et al., 2019). L’edizione del 2019 del Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche ha rilevato come le persone che vivono in insediamenti informali spesso paghino dalle 10 alle 20 volte di più per l’acqua che consumano, la quale peraltro spesso proviene da strutture per lo stoccaggio come le cisterne (WWAP, 2019).
Secondo uno studio del 2012, il rendimento dei capitali investiti in impianti igienico-sanitari calcolato sulla base di medie a livello mondiale è pari a più del doppio del rendimento degli investimenti sull’acqua potabile (OMS, 2012). Tuttavia, una nuova analisi svolta da Hutton (2018) sulla base di dati disaggregati tra aree rurali e aree urbane indica un rapporto benefici/costi più favorevole per le forniture di acqua potabile (rapporto benefici/costi del 3,4 per le aree urbane e del 6,8 per quelle rurali) rispetto agli impianti igienico-sanitari (rapporto rispettivamente pari a 2,5 e 5,2).
Queste differenze nel rapporto benefici/costi tra i due servizi e quelle tra contesto urbano e rurale sono probabilmente dovute al maggiore costo della fornitura di servizi igienico-sanitari essenziali rispetto alla fornitura di servizi idrici essenziali (Hutton e Varughese, 2016), entrambi comunque più costosi nelle zone urbane”.
6.”L’acqua sporca uccide”
Spiega Carmela Pace, Presidente di UNICEF Italia (“Nei paesi in guerra l’acqua uccide oltre 700 bambini al giorno”, 27 marzo 2023): “L’acqua è un bene fondamentale per la vita di tutti noi. Troppo speso però la diamo per scontata, perché per nostra fortuna non ci manca mai, né per bere, né per lavarci. E l’acqua con cui entriamo in contatto è sempre sicura. Purtroppo per milioni di bambini nel mondo non è così. Molti soffrono la sete e l’unica acqua che riescono a trovare è contaminata. Questa provoca malattie mortali come il colera, l’epatite A, il tifo, la poliomielite. Se l’acqua ci permette di vivere, l’acqua sporca uccide.
Ingerendo acqua contaminata la probabilità di morire di diarrea acuta nei bambini aumenta in modo esponenziale. Ogni giorno sono 700 i bambini sotto i 5 anni che muoiono a causa di diarrea acuta legata al consumo di acqua contaminata.
Nei paesi colpiti da guerre e violenze, inoltre, gli attacchi alle strutture idriche e agli impianti igienici sono utilizzati come azioni militari e uccidono più delle bombe. Una strategia militare che punta a colpire i civili, privandoli di beni di prima necessità, usando l’acqua come arma di distruzione di massa. Le compresse a base di cloro sono in grado di rendere potabile l’acqua che i bambini utilizzano tutti i giorni”.
7.Conclusioni
Se pensiamo ai nostri sprechi di acqua - in cucina, in vasche da bagno principesche superaccessoriate per idromassaggi, spaziose quanto una piscina - se pensiamo alle nostre docce quotidiane o ripetute più volte al giorno ci rendiamo conto di quanto siamo (esageratamente) fortunati rispetto ad altre aree del globo. Quelle che perplime è che se è vero, come è vero, che nelle nostre case e nelle nostre famiglie l’acqua potabile è arrivata almeno 7-8 decenni fa e la dotazione di adeguati servizi igienici è diventata generalizzata, spesso con due o tre wc, da oltre mezzo secolo a questa parte, ci rendiamo conto di quanto ritardo ad avere una vita degna e migliore debba recuperare una elevatissima percentuale dell’umanità. Poi non facciamo gli schizzinosi o gli azzeccagarbugli nella distinzione tra “migranti per necessità dettata da guerre e conflitti” e “migranti economici”. I primi da accogliere per quanto a denti stretti e pur sbuffando e brontolando, i secondi da rimandare indietro a pedate. I secondi quasi sempre vivono - ogni giorno, ogni ora - la tremenda realtà che grazie ai due Rapporti abbiamo descritto in queste pagine. Ed hanno tutto il diritto di lasciarsela alle spalle quella realtà troppo umiliante e penalizzante per la loro dignità di esseri umani. Con pari esigenze, pari sogni e pari diritti di noi.
di Pino Scorciapino
1.Sommario
Le donne sono sempre più penalizzate degli uomini. In tutti i contesti e in tutte le attività. Anche in fatto di relazione tra risorse idriche e disuguaglianza di genere. E si muore a milioni nel mondo ancora in troppe realtà a causa di acqua e servizi idrico-igienici inadeguati o, peggio, inesistenti.
E’ stato reso noto pochi giorni fa il Rapporto “Progress on household drinking water, sanitation and hygiene (WASH) 2000-2022: Special focus on gender”. Uno studio per così dire “a firma congiunta” dell'UNICEF e dell'OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il Rapporto ha avuto un modestissimo risalto sui media italiani, impegnati come sono h24 a non farci perdere non una parola ma neppure una virgola delle dichiarazioni degli esponenti politici nostrani. Con conseguenti repliche e controrepliche. Tutta roba che intasa l’informazione di inutilità, futilità, stupidità quasi sempre lontanissime dai veri problemi della gente. E non ci facciamo mancare neppure inopportune autodifese “familiste” da parte di alte cariche istituzionali di propri figlioli gaudenti così come non ci facciamo mancare, sempre da esponenti delle istituzioni, spregiudicate autodifese di affari economici privati. Per non parlare della nuova ondata di questi giorni degli ormai pluridecennali attacchi alla magistratura da parte delle formazioni di centrodestra con l’immancabile codazzo di araldi a riprenderle e giustificarle su reti radiotelevisive e carta stampata. Per il centrodestra nazionale il magistrato che avvia una indagine su qualche loro esponente è immancabilmente “di sinistra” e “fa campagna elettorale”. Il solito copione. Da trent’anni funziona così. Dalla discesa in campo del defunto Silvio Berlusconi. Una sindrome “genetica” che gli sopravviverà per tempi prevedibilmente molto lunghi.
Il modesto risalto mediatico di cui questo importante Rapporto è stato vittima è per noi un motivo in più per soffermarci sui suoi contenuti. Intanto una occhiata di sintesi e poi l’approfondimento. In pillole ecco cosa emerge dall’aggiornamento rispetto alle edizioni precedenti del Rapporto: 2,2 miliardi di persone nel mondo (1 su 4) non dispongono di acqua potabile sicura a casa; 3,4 miliardi (2 su 5) non dispongono di impianti igienici sicuri; 2 miliardi di persone non possono lavarsi le mani a casa con acqua e sapone; alle donne compete ancora di trasportare l’acqua nelle abitazioni delle loro famiglie che non dispongono di acqua corrente (sono spesso tuguri, capanne, slums o poco di meglio); nel mondo muoiono ogni anno 1.400.000 persone a causa di acqua e servizi idrici inadeguati.
2.Il Rapporto UNICEF-OMS
Un quadro che non si può definire altrimenti se non scoraggiante. Ma entriamo in modo più circostanziato nei dati del Rapporto UNICEF-OMS:
“A livello globale le donne hanno maggiori probabilità di essere responsabili della raccolta dell'acqua per le famiglie, mentre le ragazze hanno una probabilità quasi doppia rispetto ai ragazzi di assumersi questa responsabilità e di dedicare quotidianamente un tempo maggiore a questa attività.
Secondo il rapporto, a livello globale, 1,8 miliardi di persone vivono in famiglie senza risorse idriche sul posto. Le donne e le ragazze dai 15 anni in su sono le principali responsabili per la raccolta dell'acqua in 7 famiglie su 10 rispetto ai propri coetanei maschi che provvedono in 3 casi su 10. Le ragazze sotto i 15 anni (il 7%) hanno inoltre maggiori probabilità dei ragazzi sotto i 15 anni (4%) di raccogliere acqua. Nella maggior parte dei casi, ragazze e donne affrontano viaggi più lunghi per raccoglierla, perdendo tempo per l'istruzione, il lavoro e il tempo libero ed esponendosi a rischio di lesioni fisiche e pericoli durante il tragitto. Il rapporto mostra che oltre mezzo miliardo di persone condivide ancora i servizi igienici con altre famiglie, compromettendo la privacy, la dignità e la sicurezza di donne e ragazze. Per esempio, recenti analisi da 22 paesi mostrano che nelle famiglie che condividono i servizi igienici, le donne e le ragazze hanno maggiori probabilità rispetto a uomini e ragazzi di sentirsi non sicure a camminare da sole durante la notte e subire molestie sessuali e altri rischi di sicurezza”.
Non solo rischi collegati alla privacy ma anche direttamente alla salute fisica. Continua il Rapporto: “Inoltre, l'inadeguatezza dei servizi idrici e igienici aumenta i rischi per la salute di donne e ragazze e limita la loro capacità di gestire in modo sicuro e privato le mestruazioni. Tra i 51 Paesi con dati disponibili, le donne e le adolescenti delle famiglie più povere e quelle con disabilità hanno le maggiori probabilità di non avere un luogo privato dove lavarsi e cambiarsi.
Il rapporto fornisce la prima analisi approfondita sulla disuguaglianza di genere nel settore acqua e servizi igienici (WASH). Rileva anche che le donne e le ragazze hanno maggiori probabilità di non sentirsi sicure nell'uso di un bagno fuori casa e di subire in modo sproporzionato l'impatto della mancanza di igiene”.
"Ogni passo che una ragazza compie per raccogliere acqua è un passo più distante da apprendimento, gioco e sicurezza", ha dichiarato Cecilia Sharp, Direttore UNICEF per i servizi idrici e igienici e la riduzione del rischio climatico, ambientale, energetico e dei disastri. "Acqua, bagni e impianti per lavare le mani non sicuri a casa privano le bambine del loro potenziale, compromettono il loro benessere e perpetuano i cicli di povertà. Rispondere alle esigenze delle bambine nella progettazione e nell'implementazione dei programmi per i servizi idrici e igienici è fondamentale per raggiungere l'accesso universale all'acqua e ai servizi igienici e per raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment".
"Gli ultimi dati dell'OMS mostrano una triste realà: 1,4 milioni di vite si perdono ogni anno a causa di acqua e servizi igienici inadeguati", ha dichiarato dal canto suo Maria Neira, Direttore OMS per il Dipartimento Ambiente, Cambiamento Climatico e Salute. "Le donne e le ragazze non solo devono affrontare le malattie infettive legate ai sistemi idrici e igienici, come la diarrea e le infezioni respiratorie acute, ma devono anche affrontare ulteriori rischi per la salute perché sono vulnerabili alle molestie, alla violenza e alle lesioni quando devono uscire di casa per trasportare l'acqua o semplicemente per usare il bagno".
I risultati mostrano che la mancanza di accesso all'igiene colpisce in modo sproporzionato anche le donne e le ragazze. In molti Paesi, le donne e le ragazze sono le principali responsabili delle faccende domestiche e della cura degli altri - tra cui le pulizie, la preparazione del cibo e l'assistenza ai malati - il che probabilmente le espone a malattie e altri rischi per la loro salute senza la protezione del lavaggio delle mani. Il tempo aggiuntivo dedicato alle faccende domestiche può anche limitare le possibilità delle ragazze di completare la scuola secondaria e di trovare un lavoro”.
Altri dati per completare il mosaico. Come anticipato nel sommario, “oggi circa 2,2 miliardi di persone - ovvero 1 su 4 - non hanno ancora acqua potabile gestita in modo sicuro a casa e 3,4 miliardi di persone - ovvero 2 su 5 - non hanno impianti igienici gestiti in modo sicuro. Circa 2 miliardi di persone - 1 su 4 - non possono lavarsi le mani con acqua e sapone a casa”.
In un quadro così deprimente un barlume di speranza riusciamo a scorgerlo: “il Rapporto segnala alcuni progressi verso il raggiungimento dell'accesso universale ai servizi idrici e igienici. Tra il 2015 e il 2022 l'accesso delle famiglie all'acqua potabile gestita in modo sicuro è aumentato dal 69% al 73%; gli impianti igienici (bagni) gestiti in modo sicuro sono passati dal 49% al 57% e gli impianti idrici di base (strutture per lavarsi le mani) sono passati dal 67% al 75%.
Tuttavia, per raggiungere il target degli Obiettivi di sviluppo sostenibile che prevede l'accesso universale all'acqua potabile, agli impianti igienici e agli impianti idrici di base gestiti in modo sicuro entro il 2030, sarà necessario aumentare di sei volte gli attuali indici di crescita”.
Tra sconquassi creati dal covid e dal dopo-covid, tra guerra in Europa che brucia risorse finanziarie a miliardi di dollari al giorno, tra inflazione alle stelle dappertutto nel mondo assicurare questa crescita non sarà affatto facile.
3.Il “Valore” dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari negli insediamenti umani
Altre informazioni sul tema dell’ancora lontanissimo obiettivo da raggiungere dell’accesso universale ai servizi idrici e igienici possiamo desumerle da un Rapporto datato di qualche anno appena, non meno illuminanti. Ci riferiamo al “Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021 - “Il valore dell’acqua”, a cura di UN Water e UNESCO, elaborato - nel quadro del Programma mondiale di valutazione delle risorse idriche dell’UNESCO - dalla Divisione Scienze dell’Acqua che ha sede a Colombella (Perugia). Dell’ampio report dobbiamo purtroppo trascurare altri fondamentali capitoli – Disponibilità di acqua; Stoccaggio delle risorse idriche; Domanda e utilizzo di acqua; Qualità dell’acqua; Rischi e Resilienza; Valutazione economica sui temi dell’ambiente e infrastrutture; Alimentazione e agricoltura; Energia, industria e commercio; Prospettive regionali – per concentrarci sul capitolo che si sofferma sui temi trattati in questo nostro contributo. Ovvero “Valore dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari negli insediamenti umani”.
“Nel 2017 5,3 miliardi di persone (il 71% della popolazione mondiale) – si legge nel Rapporto UNESCO-UN Water - utilizzava servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro ‒ localizzati presso gli edifici, disponibili quando necessari ed esenti da contaminazione. Il 45% della popolazione mondiale (3,4 miliardi di persone) utilizzava servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro – latrine o bagni migliorati e non condivisi, a partire dai quali gli escrementi potevano essere agevolmente smaltiti in situ o trattati altrove (OMS/UNICEF, 2019a).
Secondo le stime, ogni anno circa 829.000 persone muoiono di diarrea per aver usato acqua, impianti igienico-sanitari e per l’igiene delle mani non sicuri. Queste cause rappresentano il 60% di tutti i decessi dovuti alla diarrea a livello mondiale, che includono circa 300.000 bambini al di sotto dei cinque anni, pari al 5,3% di tutti i decessi in questa fascia di età (Prüss-Üstün et al., 2019).
L’igiene e gli impianti igienico-sanitari di scarsa qualità, oltre al consumo di acqua non sicura, possono causare diarrea ed enteropatia ambientale, patologie che inibiscono l’assorbimento di elementi nutritivi, con conseguente denutrizione (Teague et al., 2014). Circa il 50% di tutti i casi di denutrizione è associato a diarrea costante o a infezioni causate da vermi intestinali, come conseguenza diretta di un utilizzo di servizi idrici, igienico-sanitari e per l’igiene personale non adeguati (Prüss-Üstün et al., 2008)”.
Il Rapporto cita a questo punto una stima della FAO del 2013: “Si stima che il 45% di tutti i decessi di bambini di età inferiore ai cinque anni sia causato dalla denutrizione (Nazioni Unite, 2018). Il costo economico della denutrizione raggiunge secondo le stime i 2.100 miliardi di dollari.
Una recente valutazione dell’impatto di acqua e impianti igienico-sanitari non sicuri sulla diarrea che colpisce i bambini indica che il collegamento diretto delle forniture idriche agli edifici e l’aumento dei livelli di copertura degli impianti igienico-sanitari presso le comunità riduce il rischio di contrarre la diarrea. Secondo questa valutazione, il miglioramento della qualità delle condotte idriche collegate agli edifici e la costante disponibilità di acqua riducono il rischio di diarrea del 75%, nel confronto con i valori registrati utilizzando acqua potabile non migliorata. Gli interventi sugli impianti igienico-sanitari permettono di ridurre il rischio di contrarre la diarrea del 25%, con evidenze di maggiori riduzioni quando si raggiunge un’elevata copertura di impianti igienico-sanitari, e una riduzione dei rischi del 30% in presenza di interventi che promuovono la pratica del lavaggio delle mani (Wolf et al., 2018).
L’igiene delle mani svolge un ruolo essenziale nel prevenire la diffusione del COVID-19 (OMS, 2020a). In tutto il mondo oltre tre miliardi di persone e due strutture sanitarie su cinque non dispongono di un accesso adeguato a impianti per l’igiene delle mani (OMS/UNICEF, 2019b)”.
Si muore per carenza d’acqua o inaffidabilità igienica della risorsa idrica anche nel dare alla luce nuova vita. Segnala ancora il Rapporto: “A livello globale l’11% della mortalità da parto, principalmente in paesi a medio e basso reddito, è causato da infezioni dovute alle scarse condizioni igieniche durante il travaglio e il parto, sia a domicilio, sia presso strutture sanitarie, nonché a pratiche igieniche scarse nelle sei settimane successive al parto (OMS/UNICEF, 2019b). Le infezioni associate alla mancanza di pulizia durante il parto costituiscono probabilmente la causa di oltre un milione di decessi ogni anno (OMS/UNICEF, 2019b). Norme igieniche essenziali nella fase prenatale, durante il travaglio e il parto possono ridurre il rischio di infezioni, sepsi e morte dei neonati e delle madri fino al 25% (PMNCH, 2014).
Uno studio pubblicato da OMS/UNICEF (2018) ha evidenziato come il 69% dei bambini in età scolare abbia accesso ad acqua potabile (in base ai dati di 92 paesi), il 66% a impianti igienico-sanitari (in 101 paesi) e il 53% all’igiene (in 81 paesi). Questo significa che 570 milioni di bambini non hanno accesso ad acqua potabile nelle scuole, 620 milioni non possono utilizzare impianti igienico-sanitari e 900 milioni non hanno la possibilità di curare la propria igiene. Il rapporto pubblicato nel 2006 dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP, 2006) ha rilevato che il numero di giorni di scuola persi a causa di patologie correlate con l’acqua supera i 443 milioni”.
4.Donne e bambine a rischio
A rischio, come sempre, sono soprattutto le donne e le bambine. Documenta il Rapporto UN Water-UNESCO: “Circa 230 milioni di persone, principalmente donne e bambine, impiegano oltre 30 minuti a viaggio per la raccolta di acqua da fonti distanti dalle rispettive abitazioni (OMS/UNICEF, 2017a). Ciò le espone a un rischio aggiuntivo di aggressione o di stupro. Secondo i dati raccolti in 61 paesi, donne e bambine si occupano di trasportare l’acqua in otto famiglie su dieci. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) stima che il tempo che donne e bambine dedicano ogni giorno all’approvvigionamento idrico è di 200 milioni di ore, pari a 8,3 milioni di giorni e a 22.800 anni (UNICEF, 2016)”.
Sono stati effettuati anche calcoli statistici che quantificano il danno economico procurato dall’inadeguato accesso all’acqua per i servizi domestici e igienico-sanitari: “Sempre secondo le stime, almeno 6,5 miliardi di dollari vanno perduti ogni anno in termini di giorni di lavoro a causa dell’impossibilità di accedere a impianti igienico-sanitari (OMS, 2012). Inoltre, ogni anno sono circa 400.000 i decessi correlati con il lavoro causati da patologie trasmissibili, alle quali contribuiscono in larga misura fattori quali la scarsa qualità dell’acqua potabile e le condizioni degli impianti igienico-sanitari e di quelli destinati all’igiene personale (WWAP, 2016).
5.Acqua e impianti igienico-sanitari nei luoghi di lavoro
Il problema lamentato nelle case in molti paesi si replica se possibile con sequenze ancora più umilianti ed opprimenti nei luoghi di lavoro: “L’accesso ad acqua e a impianti igienico-sanitari nei luoghi di lavoro – continua il Rapporto “Il valore dell’acqua” - costituisce un ulteriore tema che influenza l’uguaglianza di genere e la produttività delle donne sul posto di lavoro. È stato dimostrato che nelle Filippine e in Vietnam l’inadeguatezza di acqua e impianti igienico-sanitari presso alcuni luoghi di lavoro comporterebbe l’assenza delle donne dal lavoro per almeno un giorno nel corso del periodo mestruale, per un totale pari rispettivamente a 13,8 milioni e a 1,5 milioni di giorni di lavoro persi e con perdite economiche pari rispettivamente a 13 milioni e a 1,28 milioni di dollari (Sommer et al., 2016).
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che ogni anno il totale delle perdite economiche collegate all’inadeguatezza di acqua e impianti igienico-sanitari sia pari a 260 miliardi di dollari in 136 paesi a medio e basso reddito, un ammontare equivalente in media ad una perdita annua dell’1,5% circa del PIL aggregato di questi paesi (OMS, 2012).
Secondo le stime, conseguire un accesso universale e sicuro ad acqua potabile, impianti igienico-sanitari e igiene (traguardi 6.1 e 6.2 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile) in 140 paesi a medio e basso reddito comporterebbe costi per circa 1.700 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2030, pari a 114 miliardi di dollari all’anno (Hutton e Varughese, 2016).
Sulla base di ricerche svolte in dieci paesi a medio e basso reddito, in media il 56% dei sussidi finisce nelle tasche del 20% più ricco della popolazione, mentre appena il 6% dei sussidi riesce ad arrivare al 20% più povero (Andres et al., 2019). L’edizione del 2019 del Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche ha rilevato come le persone che vivono in insediamenti informali spesso paghino dalle 10 alle 20 volte di più per l’acqua che consumano, la quale peraltro spesso proviene da strutture per lo stoccaggio come le cisterne (WWAP, 2019).
Secondo uno studio del 2012, il rendimento dei capitali investiti in impianti igienico-sanitari calcolato sulla base di medie a livello mondiale è pari a più del doppio del rendimento degli investimenti sull’acqua potabile (OMS, 2012). Tuttavia, una nuova analisi svolta da Hutton (2018) sulla base di dati disaggregati tra aree rurali e aree urbane indica un rapporto benefici/costi più favorevole per le forniture di acqua potabile (rapporto benefici/costi del 3,4 per le aree urbane e del 6,8 per quelle rurali) rispetto agli impianti igienico-sanitari (rapporto rispettivamente pari a 2,5 e 5,2).
Queste differenze nel rapporto benefici/costi tra i due servizi e quelle tra contesto urbano e rurale sono probabilmente dovute al maggiore costo della fornitura di servizi igienico-sanitari essenziali rispetto alla fornitura di servizi idrici essenziali (Hutton e Varughese, 2016), entrambi comunque più costosi nelle zone urbane”.
6.”L’acqua sporca uccide”
Spiega Carmela Pace, Presidente di UNICEF Italia (“Nei paesi in guerra l’acqua uccide oltre 700 bambini al giorno”, 27 marzo 2023): “L’acqua è un bene fondamentale per la vita di tutti noi. Troppo speso però la diamo per scontata, perché per nostra fortuna non ci manca mai, né per bere, né per lavarci. E l’acqua con cui entriamo in contatto è sempre sicura. Purtroppo per milioni di bambini nel mondo non è così. Molti soffrono la sete e l’unica acqua che riescono a trovare è contaminata. Questa provoca malattie mortali come il colera, l’epatite A, il tifo, la poliomielite. Se l’acqua ci permette di vivere, l’acqua sporca uccide.
Ingerendo acqua contaminata la probabilità di morire di diarrea acuta nei bambini aumenta in modo esponenziale. Ogni giorno sono 700 i bambini sotto i 5 anni che muoiono a causa di diarrea acuta legata al consumo di acqua contaminata.
Nei paesi colpiti da guerre e violenze, inoltre, gli attacchi alle strutture idriche e agli impianti igienici sono utilizzati come azioni militari e uccidono più delle bombe. Una strategia militare che punta a colpire i civili, privandoli di beni di prima necessità, usando l’acqua come arma di distruzione di massa. Le compresse a base di cloro sono in grado di rendere potabile l’acqua che i bambini utilizzano tutti i giorni”.
7.Conclusioni
Se pensiamo ai nostri sprechi di acqua - in cucina, in vasche da bagno principesche superaccessoriate per idromassaggi, spaziose quanto una piscina - se pensiamo alle nostre docce quotidiane o ripetute più volte al giorno ci rendiamo conto di quanto siamo (esageratamente) fortunati rispetto ad altre aree del globo. Quelle che perplime è che se è vero, come è vero, che nelle nostre case e nelle nostre famiglie l’acqua potabile è arrivata almeno 7-8 decenni fa e la dotazione di adeguati servizi igienici è diventata generalizzata, spesso con due o tre wc, da oltre mezzo secolo a questa parte, ci rendiamo conto di quanto ritardo ad avere una vita degna e migliore debba recuperare una elevatissima percentuale dell’umanità. Poi non facciamo gli schizzinosi o gli azzeccagarbugli nella distinzione tra “migranti per necessità dettata da guerre e conflitti” e “migranti economici”. I primi da accogliere per quanto a denti stretti e pur sbuffando e brontolando, i secondi da rimandare indietro a pedate. I secondi quasi sempre vivono - ogni giorno, ogni ora - la tremenda realtà che grazie ai due Rapporti abbiamo descritto in queste pagine. Ed hanno tutto il diritto di lasciarsela alle spalle quella realtà troppo umiliante e penalizzante per la loro dignità di esseri umani. Con pari esigenze, pari sogni e pari diritti di noi.
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