Brasi Ferrante, alias Nonuccio Anselmo, e l'onore di San Giuseppe a Corleone
Cultura | 12 marzo 2023
C’è un giovanissimo maestro elementare di nome Brasi Ferrante, anima scrivente del paese del feudo, che in realtà i lettori di Nonuccio Anselmo conoscono molto bene. Perchè in questo nuovo romanzo, “L’onore di Giuseppe”, compare già per la terza volta. Ma in realtà è come se fosse la prima volta, perché il maestro è alla sua prima uscita di storico-curioso-osservatore, è giovanissimo ed è appena tornato dalla Grande guerra.
Nel ciondolare degli ultimi giorni di libertà prima di tornare a scuola, decide di mettersi a scrivere la storia del paese e non sa che tra le mani gli sta per scoppiare un’altra “guerra”, che fatte le debite proporzioni, può dimostrarsi più sanguinosa della prima. E’ la cosiddetta “Guerra dei santi”.
Le prime avvisaglie gli arrivano per caso, mentre riprende i contatti con il paese e sta per ricostruirsi i gusci e le torri si osservazioni future. Al centro di tutto c’è la grande processione che vede in strada tutte le statue del paese – la “Corte celeste” – per fare ala al Corpus domini. E’ una cosa complicatissima che va avanti da secoli, ricca di leggi e consuetudini scritte e non scritte. Tra le leggi scritte c’è l’ordine di marcia dei santi perché è importante stare il più indietro possibile, per essere più vicini al Sacramento. Senonché, mentre Maria sta a un passo dal Figlio, Giuseppe, non si sa perché, è finito a metà strada, abbastanza lontano. E perché? Nessuno lo sa. Ma adesso la confraternita dei mastri d’ascia, che ne cura gli interessi terreni, vuole fare la rivoluzione. Cerca una nuova statua, più bella della vecchia, ma soprattutto vuole fare retrocedere il Patriarca di una ventina di posti in un colpo solo, urtando molte suscettibilità dei retrocedenti. Insomma, si è alle soglie della guerra civile.
Per rendersi conto della possibilità di innescare una guerra civile in un paese dove non ci sono stati mai feudatari veri e quindi sanguinosi scontri per tasse e supremazie, le “questioni d’onore” diventano dirompenti. Perché alla sfilata partecipavano una quarantina di statue, che rappresentavano un vero tesoro artistico, essendo state tutte scolpite a mano nel legno tra il Cinquecento e il Seicento. Ma qui non è in gioco la questione artistica, ma “l’onore” di tutti. Perché chi va all’ultimo, più vicino al Corpo di Cristo, vale di più. E per questo nei secoli precedenti, per evitare scontri a non finire, l’arciprete e il sindaco stilarono una lista di precedenza cercando di misurare “l’antichità del culto”.
Ora, non si sa per quale magagna, la madre di Cristo finì – per parentela stretta – ad un passo dal figlio, mentre il povero Giuseppe, per svista o per chissà quale intrigo, finì a metà strada, lontano da Figlio e Moglie, ma soprattutto solo tra i santi big, tra piccoli santi di nessun rilievo, secondo la terrena e locale considerazione.
Tra l’altro, anche l’antica statua del Patriarca è frutto di un compromesso. Il padre di Cristo è raffigurato vecchissimo, per evitargli cattivi e impuri pensieri, e poi però, per avvicinarsi quanto più possibile alla storia, il figlio non è un neonato ma un giovanottino che sta in piedi accanto al vecchio papà.
Anche questo storia non va più bene alla confraternita dei mastri d’ascia. E decidono di scendere in guerra per cercare una nuova statua – e questo è facile – e per fare retrocedere accanto alla Madonna il Patriarca. E questo è più difficile, ma tanto tanto, perché si tratta di ledere i “privilegi” acquisiti di una ventina di confraternite. Praticamente di mezzo paese.
Infatti, i primi lampi e tuoni si avvertono fragorosi e si scivola verso la grandissima rissa paesana.
Ma per fortuna la guerra per l’onore di Giuseppe, oltre alla dirigenza della confraternita, ha un protagonista più anziano e sereno di tutti gli altri: proprio lui, il Patriarca. E le cose riusciranno a risolversi senza spargimenti di sangue. Giuseppe poi, da gran signore e patriarca, ringrazierà immediatamente i suoi sodali con una raffica di miracoli freschi freschi. Solo che purtroppo sono i miracoli sospirati dagli uomini. Miracoli imperfetti.
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