Beni confiscati: la trasparenza necessaria
Politica | 1 giugno 2023
Il successo delle Iniziative, in occasione del 41esimo anniversario dell’omicidio politico-mafioso di Pio La Torre e Rosario di Salvo, conferma ancora una volta l’attualità del pensiero politico del dirigente comunista siciliano e del suo lascito in termini di normative giuridiche e di intuizione e il valore decisivo della lotta per l’individuazione e scoperta dei grandi patrimoni mafiosi della sua iniziativa politica. Da questo punto di vista la normativa sui beni sequestrati e confiscati che ha ormai diversi decenni di esperienza storica, si rivela una opportunità di grande rilevanza, non solo per la lotta contro la mafia, ma anche per la individuazione del corretto utilizzo a beneficio della comunità dei patrimoni confiscati alla criminalità mafiosa. Per questo insieme di motivi il Centro Studi Pio la Torre ha ritenuto opportuno individuare una linea di approfondimento della propria attività sulle normative relative su beni sequestrati e confiscati, e ha svolto il 12 maggio, coordinati da Salvatore Lo Balbo, una riunione delle quale pubblichiamo il report.
I dati più recenti (Relazione semestrale al Parlamento sui Beni sequestrati e confiscati aggiornata al Giugno 2022) confermano l'ampiezza del fenomeno e la complessità dei reticoli societari coinvolti: nella Banca dati centrale sono presenti 230.557 beni, di cui il 53,7% sono immobili o aziende, ed il rimanente 46,3% beni mobili, finanziari o beni mobili registrati. Anche la Relazione della Corte dei Conti offre utilissimi spunti di discussione.
La discussione ha sottolineato le diverse linee di approfondimento su cui si intende incentrare nei prossimi l'attività del gruppo.
Un primo elemento di riflessione riguarda la necessità di superare la scarsa trasparenza delle statistiche relative a sequestri e confische: sono insufficienti le notizie sul numero delle aziende attive, su quelle cancellate dal REC, non esiste un elenco dei principali rivendicatori merceologici e produttivi delle singole aziende e spesso si gioca con le parole per nascondere un fallimento gestionale che ormai è conclamato. Altrettanto difficile appare l'individuazione delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti dalle aziende, e delle concrete condizioni in cui svolgono la propria prestazione lavorativa; ma anche di coloro che a vario titolo (es. inquilini, titolari di attività commerciali in beni sottoposti a sequestro e/o confisca) sono realmente coinvolti dal fenomeno. Si rende perciò necessaria la costruzione di una banca dati pubblica dei beni e dei servizi fruibili da quanti sono interessati.
Per quanto invece riguarda gli immobili, il problema centrale è relativo alle modalità di utilizzo di un ingente patrimonio immobiliare divenuto, per forza di legge, pubblico e che andrebbe gestito in stretta relazione con gli IACP (ATER fuori della Sicilia) oltre che con le importanti esperienze immobiliariste di società che fanno capo all'ANBSC, in una fase storica in cui si avverte con forza la carenza di unità abitative per le giovani coppie, le famiglie meno abbienti, gli studenti che pagano le conseguenze della speculazione sugli affitti nelle città sedi di Atenei.
Un approfondimento merita anche la questione dell'utilizzo del FUG insieme alla possibilità di individuare, anche con riferimento al Codice del Terzo Settore, interlocuzioni con le autonomie locali per realizzare esperienze di co-progettualità finalizzate al più razionale utilizzo dei beni confiscati. Si tratta nel complesso di un patrimonio importante per l'economia dell'intero Paese, articolato in diversi settori produttivi, in special modo il comparto edile e del movimento terra, dell’agro-alimentare, quello alberghiero, il turismo, la grande distribuzione, ma anche settori connessi alla transizione energetica -come l'eolico- che potrebbe avere un ruolo importante nella ripresa dell'economia italiana.
Sequestri e confische si collocano per ben il 76,2% dei beni e delle aziende nel Sud ed in particolare in Sicilia e Calabria. Perciò non si può trascurare un approfondimento del ruolo che può giocare la Regione fin oggi del tutto assente per scelta dalla partita e priva di qualunque proposta.
Consolidare ed ampliare la conoscenza della normativa e garantire un'utilizzazione efficace ed economicamente efficiente dei beni e delle aziende sequestrate e confiscate, sottraendole al rischio di profondo depauperamento e fallimento, è una strada per dare nuova linfa alla lotta contro la mafia che, sconfitta nella versione stragista con la cattura di Matteo Messina Denaro, ultimo dei latitanti della tragica stagione del 1992/93, continua tuttavia ad esercitare in forme nuove la sua attività criminale e continua a far sentire la sua presenza distorsiva nell'economia e nella società siciliane.
Nelle prossime settimane il Centro Pio La Torre promuoverà una serie di incontri finalizzati ad approfondire il tema e a sviluppare una iniziativa tendente a far uscire dall’oblio e spesso dalla solitudine il lavoro di decine di migliaia di soggetti pubblici e privati che si impegnano giornalmente a non far svilire questa importante intuizione di Pio La Torre, diventata legge dopo la sua vile uccisione.
di Franco Garufi
I dati più recenti (Relazione semestrale al Parlamento sui Beni sequestrati e confiscati aggiornata al Giugno 2022) confermano l'ampiezza del fenomeno e la complessità dei reticoli societari coinvolti: nella Banca dati centrale sono presenti 230.557 beni, di cui il 53,7% sono immobili o aziende, ed il rimanente 46,3% beni mobili, finanziari o beni mobili registrati. Anche la Relazione della Corte dei Conti offre utilissimi spunti di discussione.
La discussione ha sottolineato le diverse linee di approfondimento su cui si intende incentrare nei prossimi l'attività del gruppo.
Un primo elemento di riflessione riguarda la necessità di superare la scarsa trasparenza delle statistiche relative a sequestri e confische: sono insufficienti le notizie sul numero delle aziende attive, su quelle cancellate dal REC, non esiste un elenco dei principali rivendicatori merceologici e produttivi delle singole aziende e spesso si gioca con le parole per nascondere un fallimento gestionale che ormai è conclamato. Altrettanto difficile appare l'individuazione delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti dalle aziende, e delle concrete condizioni in cui svolgono la propria prestazione lavorativa; ma anche di coloro che a vario titolo (es. inquilini, titolari di attività commerciali in beni sottoposti a sequestro e/o confisca) sono realmente coinvolti dal fenomeno. Si rende perciò necessaria la costruzione di una banca dati pubblica dei beni e dei servizi fruibili da quanti sono interessati.
Per quanto invece riguarda gli immobili, il problema centrale è relativo alle modalità di utilizzo di un ingente patrimonio immobiliare divenuto, per forza di legge, pubblico e che andrebbe gestito in stretta relazione con gli IACP (ATER fuori della Sicilia) oltre che con le importanti esperienze immobiliariste di società che fanno capo all'ANBSC, in una fase storica in cui si avverte con forza la carenza di unità abitative per le giovani coppie, le famiglie meno abbienti, gli studenti che pagano le conseguenze della speculazione sugli affitti nelle città sedi di Atenei.
Un approfondimento merita anche la questione dell'utilizzo del FUG insieme alla possibilità di individuare, anche con riferimento al Codice del Terzo Settore, interlocuzioni con le autonomie locali per realizzare esperienze di co-progettualità finalizzate al più razionale utilizzo dei beni confiscati. Si tratta nel complesso di un patrimonio importante per l'economia dell'intero Paese, articolato in diversi settori produttivi, in special modo il comparto edile e del movimento terra, dell’agro-alimentare, quello alberghiero, il turismo, la grande distribuzione, ma anche settori connessi alla transizione energetica -come l'eolico- che potrebbe avere un ruolo importante nella ripresa dell'economia italiana.
Sequestri e confische si collocano per ben il 76,2% dei beni e delle aziende nel Sud ed in particolare in Sicilia e Calabria. Perciò non si può trascurare un approfondimento del ruolo che può giocare la Regione fin oggi del tutto assente per scelta dalla partita e priva di qualunque proposta.
Consolidare ed ampliare la conoscenza della normativa e garantire un'utilizzazione efficace ed economicamente efficiente dei beni e delle aziende sequestrate e confiscate, sottraendole al rischio di profondo depauperamento e fallimento, è una strada per dare nuova linfa alla lotta contro la mafia che, sconfitta nella versione stragista con la cattura di Matteo Messina Denaro, ultimo dei latitanti della tragica stagione del 1992/93, continua tuttavia ad esercitare in forme nuove la sua attività criminale e continua a far sentire la sua presenza distorsiva nell'economia e nella società siciliane.
Nelle prossime settimane il Centro Pio La Torre promuoverà una serie di incontri finalizzati ad approfondire il tema e a sviluppare una iniziativa tendente a far uscire dall’oblio e spesso dalla solitudine il lavoro di decine di migliaia di soggetti pubblici e privati che si impegnano giornalmente a non far svilire questa importante intuizione di Pio La Torre, diventata legge dopo la sua vile uccisione.
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