Attenti al pericoloso calo di tensione nella lotta alle mafie
Politica | 24 maggio 2023
Due gravi sfregi, nella giornata dell’anniversario della strage di Capaci, dopo otto mesi dall’elezione del Parlamento: l’imposizione a maggioranza di una presidente contestata nella neo-Commissione Antimafia nazionale e il tentativo di bloccare il corteo antimafia alternativo della società civile diretto all’albero di Falcone.
Rifiutare con caparbietà di eleggere un parlamentare della maggioranza concordato con l’opposizione alla carica di presidente della neo-Commissione Antimafia Nazionale, non fa ben sperare. È stata imposta una presidente sulla quale gravano ombre di rapporti compiacenti verso l’estrema destra stragista e viene tollerata la presenza nella Commissione di ben quattro soggetti con processi in corso per reati contro la pubblica amministrazione e ambientali.
Sembra una contrapposizione dell’antimafia dall’alto (istituzionale) e dal basso (società civile) che sarebbe un danno arrecato alla democrazia e impegno unitario antimafia che deve essere tra l’altro sociale, culturale, politico.
All’inizio della sesta legislatura (1972-1976) un caso simile fu sollevato quando la Democrazia cristiana propose, quale semplice componente della Commissione il suo deputato Giovanni Matta ex segretario di Lima e poi uomo di Gioia, coinvolto nella gestione del Sacco edilizio di Palermo e nei rapporti col sistema politico mafioso. Pio La Torre , componente per il Pci della Commissione, convinse la maggioranza della Commissione a opporsi fino a quando la DC non ritirò la proposta Matta.
La nuova Commissione dovrà indagare sulle infiltrazioni delle nuove mafie, globalizzate, nel tessuto sociale, economico, finanziario, istituzionale, politico, quali garanzia di autonomia e indipendenza potrà dare con questi presupposti?
Le stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992 e quelle del 1993 furono la reazione furiosa e perdente della mafia alla condanna definitiva resa possibile dalla Legge Rognoni-La Torre applicata con efficacia dal pool antimafia e confermata dalla Cassazione sancendo la sconfitta storica della mafia stragista.
Saprà la nuova Commissione proseguire il lavoro d’indagine sulle nuove mafie e le relazioni che esse rinnovano con le istituzioni, la politica, la società e l’economia? Saprà lavorare perché non ci siano la liberalizzazione dei sub appalti, perseguire la corruzione e l’evasione fiscale? Saprà supportare l’azione antimafia della società civile, della scuola, del mondo del lavoro e delle imprese?
Saprà cancellare l’offesa arrecata alla memoria delle vittime per le quali non bastano le parate dimenticando subito dopo l’impegno quotidiano dell’antimafia concreta per la dignità del lavoro, delle persone, della democrazia? E il movimento antimafia può procedere tutto insieme?
di Vito Lo Monaco
Rifiutare con caparbietà di eleggere un parlamentare della maggioranza concordato con l’opposizione alla carica di presidente della neo-Commissione Antimafia Nazionale, non fa ben sperare. È stata imposta una presidente sulla quale gravano ombre di rapporti compiacenti verso l’estrema destra stragista e viene tollerata la presenza nella Commissione di ben quattro soggetti con processi in corso per reati contro la pubblica amministrazione e ambientali.
Sembra una contrapposizione dell’antimafia dall’alto (istituzionale) e dal basso (società civile) che sarebbe un danno arrecato alla democrazia e impegno unitario antimafia che deve essere tra l’altro sociale, culturale, politico.
All’inizio della sesta legislatura (1972-1976) un caso simile fu sollevato quando la Democrazia cristiana propose, quale semplice componente della Commissione il suo deputato Giovanni Matta ex segretario di Lima e poi uomo di Gioia, coinvolto nella gestione del Sacco edilizio di Palermo e nei rapporti col sistema politico mafioso. Pio La Torre , componente per il Pci della Commissione, convinse la maggioranza della Commissione a opporsi fino a quando la DC non ritirò la proposta Matta.
La nuova Commissione dovrà indagare sulle infiltrazioni delle nuove mafie, globalizzate, nel tessuto sociale, economico, finanziario, istituzionale, politico, quali garanzia di autonomia e indipendenza potrà dare con questi presupposti?
Le stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992 e quelle del 1993 furono la reazione furiosa e perdente della mafia alla condanna definitiva resa possibile dalla Legge Rognoni-La Torre applicata con efficacia dal pool antimafia e confermata dalla Cassazione sancendo la sconfitta storica della mafia stragista.
Saprà la nuova Commissione proseguire il lavoro d’indagine sulle nuove mafie e le relazioni che esse rinnovano con le istituzioni, la politica, la società e l’economia? Saprà lavorare perché non ci siano la liberalizzazione dei sub appalti, perseguire la corruzione e l’evasione fiscale? Saprà supportare l’azione antimafia della società civile, della scuola, del mondo del lavoro e delle imprese?
Saprà cancellare l’offesa arrecata alla memoria delle vittime per le quali non bastano le parate dimenticando subito dopo l’impegno quotidiano dell’antimafia concreta per la dignità del lavoro, delle persone, della democrazia? E il movimento antimafia può procedere tutto insieme?
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