Torniamo al cinema, in presenza, con Crudelia e Comedians
I film diretti da Craig Gillespie e dal Premio Oscar Gabriele Salvatores nelle sale riaperte dopo, pare un secolo, di buio pandemico
Crudelia
Una sontuosa “origin story” questa “Cruella” (2021, in Italia “Crudelia”) per la regia dell’australiano Craig Gilliespie (“Mr. Woodcock”, “Tonya”), nelle sale nazionali attualmente in testa al box-office. La storia è quella dell’infanzia e della giovinezza della malefica Crudelia De vil (ossia Diavolo, ma da noi divenuta Demon, quella che nella “Carica dei 101”, tratto dal romanzo della scrittrice inglese Diode Smith, rapisce i cuccioli di dalmata per farsene una pelliccia), adolescente geniale dalla capigliatura black and white, aspirante ad acclamata stilista, ma rimasta orfana costretta ad unirsi a due piccoli ladri che la introducono nel mondo della microcriminalità. Obbligata per sopravvivere a svolgere umili lavori, sarà baciata dalla fortuna a seguito dell’incontro casuale con la crudelissima, perfida, Baronessa (vera malvagia del film), osannata regina di moda e di memorabili feste, con la quale (sempre costantemente umiliata) potrà sbrigliare il suo genio artistico, al punto da insidiare l’incontrastato regno della monarca assoluta della moda nella Londra punk degli anni ‘70. Strabiliante agnizione e ripetuti colpi di scena conducono alla chiusa che vedrà Crudelia trionfatrice, mentre la malvagia Baronessa finirà detronizzata e destinata all’onta delle patrie galere per via di un periglioso e ingegnoso tranello teso dalla giovane rivale. Scontro-incontro di due star del cinema contemporaneo, Emma Stone (nei doppi panni calzanti di Estella-Crudelia) ed Emma Thompson in quelli della malvagia Baronessa, un pò troppo costruita sul personaggio della Miranda-Meryl Streep del “Diavolo veste Prada”, ma d’incomparabile efficacia. Straordinari gli abbaglianti costumi che mettono una seria ipoteca agli Oscar 2022, la scenografia e il trucco e parrucco. Girato con grande dispendio di mezzi e denaro (è costato 200.000.000 di dollari), il live-action già annunciato dalla Disney nel 2011, dopo una serie di controversie, ha iniziato le riprese a Londra nell’agosto del 2019 dove si sono concluse nel mese di novembre (il ritardo della distribuzione è dovuto alla pandemia Covid, ma il film è uscito in contemporanea anche sulla piattaforma streaming Disney+). La ridondante colonna sonora, a tratti anche volutamente incongrua, contiene molte hit degli anni ‘70 ed altri successi internazionali, tra cui l’indimenticabile “Smile” di Charlie Chaplin.
La Disney ha già annunciato l’inizio delle riprese del
sequel.
Comedians
ll
titolo può trarre in inganno. Comedians (2021) regia di Gabriele
Salvatores (premio Oscar per Mediterraneo), non è una commedia ma un
film sui commedianti, sulla cosiddetta stand up comedy ovvero quel
particolare tipo di spettacolo che chiama il comico “in piedi” sulla scena a
contatto diretto con il pubblico, abbattendo così l’ideale quarta parete, il
muro immaginario che divide lo spettatore dalla scena. E della chiara
scaturigine teatrale Salvatores non ne fa mistero (con qualche piccola, ma
insignificante, trasgressione girata in esterni), scandendo il tempo prescenico
e chiudendo, come è d’uopo nella rappresentazione teatrale, il piccolo manipolo
degli aspiranti stand up comedians in una fredda aula scolastica,
accentuandone così il ruolo di allievi dinnanzi al “professore”, l’ex comico
Eddie Barni (il cabarettista Natalino Balasso, qui in un ruolo drammatico), che
concepisce l’attore come colui in grado di “illuminare”, che non teme di
scuotere le certezze acquisite degli spettatori, invece di adagiarsi nei facili
territori dell’evasione e del divertimento privo di riflessione. Una visione
quest’ultima alla base delle opinioni di Bernardo Celli (uno spigliato Chritian
De Sica) il talent scout, titolare di un’agenzia di artisti, che dovrà
scegliere alcuni degli allievi a cui offrire un contratto per il suo programma
televisivo. Delizioso e stringente lo scontro verbale tra Barni e Celli, nel
momento in cui questo entra in scena, che ne delinea le diversità, mentre meno
felice appare la scelta registica di spezzettare con un montaggio alternato le
varie performances degli aspiranti comici, rendendone meno efficace e
meno lineare l’esibizione. Una riflessione sulle scelte da compiere (seguire la
propria vocazione o piegarsi alle esigenze del pubblico?), sulle varie welthanschauung
artistiche, sicché nel gruppo c’è chi testardamente seguirà le proprie
attitudini e chi invece abbraccerà la strada indicata da Celli. Film non per
tutti, complesso, dove non si ride (strappa appena un sorriso qualcuna delle performances),
che il serrato intreccio di opinioni rende oltremodo verboso; non un dramma né
tantomeno una commedia, bensì una realistica, a tratti drammatica,
rappresentazione delle aspirazioni e delle frustrazioni di sei aspiranti comici
posti davanti una difficile scelta di vita. Tratto dall’opera teatrale omonima
di Trevor Griffiths, già portata in scena da Salvatores al Teatro dell’Elfo di
Milano, ora “coraggiosamente” tramutata in film.
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