La Regione paga troppi dipendenti ma poco qualificati
La Corte dei Conti , sezione Autonomie, ha pubblicato i dati della Relazione 2019 sulla spesa per il personale degli enti territoriali nel triennio 2015-2017. Il quadro generale segnala una riduzione complessiva della spesa netta che tuttavia avviene in misura meno che proporzionale rispetto alla riduzione della consistenza del personale, con un conseguente aumento della spesa media specie nelle posizioni apicali.
La dettagliata analisi consente di individuare le tendenze in atto nelle singole regioni: ci siamo soffermati perciò sui dati riguardanti la Sicilia. Nell'amministrazione regionale dell'isola è particolarmente evidente la decrescita nell'ultimo triennio della spesa per il personale (-12,52%), ma la Regione siciliana , in ogni caso, resta quella con la maggior dotazione di personale a livello nazionale. La consistenza totale del personale, in valore assoluto (14.921 unità annue), infatti, pur in diminuzione rispetto all’esercizio precedente, risulta superiore a quella dell’intera area Nord (14.418 unità). Tali risultanze- sottolinea la Relazione- “trovano parziale giustificazione nel maggior numero di funzioni istituzionalmente attribuite alle Regioni a Statuto Speciale rispetto alle Regioni a Statuto Ordinario”, ma ciò non può far sottacere i fattori storici e strutturali di espansione e di irrigidimento della spesa per le retribuzioni del personale che continuano a condizionare la dimensione e la qualità di tale fondamentale aggregato di spesa .
Citando le prese di posizione del Collegio siciliano, il documento sottolinea che “la dimensione degli organici solo in parte trova giustificazione nella titolarità - per via dell’autonomia differenziata di cui gode la Regione siciliana - di funzioni altrove allocate a livello “statale”. Il settore pubblico è stato, invece, storicamente piegato, attraverso un uso distorto delle politiche assunzionali, a supplire all’incapacità del tessuto produttivo di assorbire la forza lavoro espressa nella Regione. Ne è derivata la chiusura alle opportunità di reclutamento attraverso le ordinarie procedure concorsuali e meritocratiche, sostituite da lunghi e complessi percorsi di stabilizzazione del personale precario, tuttora condizionanti le politiche del personale e la legislazione in materia, con il conseguente innalzamento dell’età anagrafica del personale in servizio e l’inevitabile creazione di una vera e propria frattura generazionale, oltre all’evidente vulnus ai valori costituzionali che regolano l’accesso al pubblico impiego e garantiscono il buon andamento della pubblica amministrazione”.
Un giudizio severo, per altro più volte ribadito, che conviene supportare con i dati che si ricavano dalle tabelle della Relazione. Nell'isola tra il 2015 e il 2017 i dirigenti regionali sono scesi da 1692 a 1350, mentre il personale non dirigenziale è diminuito da 15.365 unità a 13571. In totale nel 2017 la Regione siciliana contava 14921 dipendenti, con una variazione in negativo del 12,52 % rispetto al 2015 (la diminuzione media del personale nelle RSS è stata del 6,76%) . La Sicilia conta 2,97 dipendenti regionali ogni 1000 abitanti; un dato leggermente superiore alla Sardegna (2,37), ma distante anni luce dalla Lombardia che ne ha appena 0,33. La spesa per il personale è scesa da 661.362.000 di euro nel 2015 a 577.641.000 nel 2017, pari al -12,66%; in tale ambito la spesa per i dirigenti è diminuita da 135.131.000 euro a 115.876.000, mentre quella per il personale non dirigenziale è passata da 507.744.000 a 443.740.000 euro. L'impegno di spesa per il personale con contratti flessibili, che ha una consistenza media pari a 598 unità si è mantenuto sostanzialmente stabile: 17.747 000 euro nel 2017 a fronte di 17.786 nel 2015.
La contrazione della spesa per il personale della Regione è stata pari a 4,5 punti percentuali, pari a 37 milioni di euro, di cui 29 per retribuzioni e 7 per oneri sociali. La Corte tuttavia rileva che “la spinta alla contrazione della spesa appare già in via di esaurimento ed i risparmi conseguiti sui redditi di lavoro dipendente per effetto delle cessazioni, pur significativi nel più recente trend storico, si rivelano, in gran parte, compensati poiché a fronte del decremento della spesa per retribuzioni si registrano, ora, importanti incrementi di spesa per le pensioni”. Ne emerge un quadro in chiaro scuro che dovrebbe far riflette il legislatore e l'Esecutivo regionali sulla necessità di definire in modo organico e non “a spot” un progetto realistico teso a ridare all'istituzione regionale efficienza amministrativa ed efficacia nell'azione. Tutte cose mille miglia lontane dalla temperie che vivono un'Assemblea Regionale ormai incapace di legiferare ed una Giunta di governo paralizzata.
La Relazione si sofferma lungamente anche sulla situazione dei comuni, per la quale sarebbe però necessaria un'analisi di merito ben più ampia e non compatibile con l'economia di quest'articolo. Ci limitiamo perciò al dato meramente informativo rilevando che nei Comuni della Sicilia, che hanno in generale subito una progressiva opera di riduzione del personale, risultano attualmente in servizio 44.021 unità di personale non dirigente (in diminuzione rispetto al 2015 di circa 3.096), di cui 32.196 in organico e 11.825 nella voce “Altro” (cioè precari della varie forme esistenti). Quanto al personale dirigente degli enti locali, dai dati relativi ai 388 comuni dell'isola risultano 232 segretari comunali, 199 dirigenti a tempo indeterminato, 113 a tempo determinato in dotazione organica, 42 a tempo determinato fuori dotazione organica.
Franco Garufi
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