Il filo rosso che unisce Lelio Basso e Pio La Torre

Cultura | 28 marzo 2018
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Nel ricordo di Pio La Torre e Lelio Basso, due vite parallele per la democrazia e la legalità costituzionale, il Centro Pio La Torre e la Fondazione Basso terranno due iniziative sabato 7 aprile a Canicattì, nel 40° della sua scomparsa e giovedì 12 aprile a Palermo presso l’ITET “Pio La Torre” a Palermo. A Canicattì assieme all’Amministrazione Comunale, all’II.SS. “Galilei” ed alla Cgil di Agrigento ricorderanno la strage di Canicattì del 1947. Lelio fu avvocato difensore dei lavoratori assediati e perseguitati per una strage nella quale caddero tre lavoratori e un carabiniere e ci furono diciotto feriti.

Era domenica quel 21 dicembre, i lavoratori manifestavano pacificamente per il lavoro. Volevano che fosse applicato l’imponibile di manodopera nei grandi feudi in attesa della Riforma agraria. La risposta delle forze dell’ordine e della mafia fu violenta. Era ministro dell’interno Mario Scelba, del governo repubblicano dal quale erano stati espulsi i socialisti e i comunisti in obbedienza al clima di guerra fredda instaurata dagli americani con Truman nel marzo dello stesso anno.

Il 1947 fu l’anno chiave: il giorno dopo la strage di Canicattì fu approvata la Costituzione, l’1 maggio ci fu la Strage di Portella, furono uccisi tanti altri capilega e dirigenti politici, avvenne la rottura dei governi di unità antifascista.

A Canicattì, uno dei centri più animati della lotta dei lavoratori e dei contadini per l’applicazione dei decreti Gullo (ripartizione dei prodotti a 60% per i compartecipanti e 40% per i proprietari, concessione delle terre, e cooperative di braccianti e contadini) e per l’imponibile della manodopera nelle grandi aziende, risorgono le organizzazioni di partito e sindacali e alle prime elezioni amministrative libere si dà un’amministrazione comunale di sinistra che sconfigge qualunquisti, separatisti e democristiani e con loro il blocco agrario mafioso e quello moderato.

Non era la prima volta nella storia di Canicattì la presenza di un forte movimento democratico organizzato. Nel 1893 il Fascio di Canicattì aveva 2000 iscritti, uomini e donne, nel 1919 fu inaugurata la Camera del Lavoro. È una fase storica significativa per comprendere la complessità e le difficoltà della costruzione della democrazia costituzionale e dell’Autonomia speciale della Sicilia.

Pio La Torre e Lelio Basso non si sono incontranti fisicamente, ma sono stati presenti contemporaneamente in quella fase storica in modo pregnante e parallelo. Lelio Basso in quella fase segretario del PSI, dopo la scissione socialdemocratica del PSIUP, fu un padre costituente, un giurista raffinato che contribuì alla redazione della Carta, e in modo particolare alla formulazione dell’art. 3 e dell’art. 49. È stato uno degli animatori del Comitato nazionale di solidarietà che fornì assistenza legale alle vittime della repressione poliziesca scelbiana e della mafia. In Sicilia fu presente in tanti processi, per i diritti del lavoro e delle vittime di mafia, da Placido Rizzotto a Turi Carnevale, a quelle della strage di Canicattì e di Carlentini.

Pio La Torre, giovane comunista, fu mandato a sostituire Placido Rizzotto alla Camera del Lavoro di Corleone dopo la sua uccisione, organizza soprattutto nella provincia di Palermo, la lotta per la terra e l’applicazione dei decreti Gullo, viene arrestato, durante una manifestazione nel 1950 a Bisacquino, sconta ingiustamente diciotto mesi di carcere all’Ucciardone, infatti viene assolto e condannato solo per manifestazione non autorizzata a quattro mesi. Diventa segretario della Cgil di Palermo dopo il carcere, continua a impegnarsi nella lotta per l’applicazione della Riforma agraria, approvata nel frattempo ed estende la lotta per i diritti del lavoro, nelle campagne, nella città (con gli edili, con i senza casa, con i disoccupati, con gli operai delle fabbriche e del cantiere navale di Palermo).

Il loro impegno per la democrazia, per l’attuazione della Costituzione, per la pace del mondo proseguirà nel Parlamento e nella società. Nel corso dell’impegno sociale scoprono e svelano all’opinione pubblica il ruolo negativo della mafia nell’economia e nella politica. L’intreccio organico tra mafia e politica guiderà la loro azione politica. Una democrazia congiunta non può realizzarsi in presenza delle ingiustizie sociali, delle diseguaglianze e della violenza mafiosa. Così come non può materializzarsi in un mondo attraversato da conflitti sociali, paure e guerre. Sono uniti da una comune utopia: costruire dal basso la democrazia e la lunga via al socialismo.

È l’altro grande tema che unisce le loro vite e porta Lelio Basso ad essere tra gli animatori di un movimento internazionale per la pace e la democrazia globale, dando luogo anche a originali strumenti organizzativi come il Tribunale permanente dei Popoli, ancora oggi attivo, la Federazione Internazionale e la Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Popoli. Pio La Torre nella sua battaglia per la pace viene a trovarsi a capo del movimento contro l’installazione dei missili Nato a Comiso e per il disarmo bilaterale in Europa e nel mondo. Anche per questo fu ucciso dalla mafia, assieme a Rosario Di Salvo, nel 1982.

Le vite parallele di Pio e Lelio sono parte del cammino ancora in corso per un mondo senza conflitti, paure, ingiustizie sociali e diseguaglianze. Rimane grazie anche a loro viva la utopia di un mondo senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sull’ambiente, della libertà, individuale e collettiva, per una democrazia non formale ma sostanziale che offra a tutti, uomini e donne, indipendentemente dalle condizioni sociali, pari opportunità e dignità.

 di Vito Lo Monaco

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