Il difficile mestiere del giornalista onesto in Sicilia
Ogni anno, i tribunali siciliani condannano mediamente 16 dei 437 querelati per diffamazione a mezzo stampa (prevalentemente giornalisti) a pene detentive per l’ammontare complessivo di 10 anni e sei mesi. Altri 22 sono condannati a pagare una multa. Tutti gli altri vengono prosciolti dopo processi che durano da due a sei anni.
In Sicilia la percentuale dei procedimenti penali per diffamazione a mezzo stampa che si conclude con il proscioglimento degli imputati (prevalentemente giornalisti) è altissima: l’87% ma è inferiore alla media nazionale che raggiunge il 92%. Anche l’applicazione della pena detentiva è più alta della media nazionale.
Questi dati confermano, da un lato, quanto sia frequente, anche in Sicilia, il ricorso alle querele pretestuose e infondate, il più delle volte a scopo intimidatorio verso i giornalisti che pubblicano notizie sgradite; dall’altro lato, dicono che la pena del carcere per questo reato continua a essere applicata copiosamente nonostante sia riconosciuto a livello internazionale che essa sia sproporzionata, produca un chilling effect sulla libertà di stampa e il Parlamento italiano, condividendo questo giudizio, stia discutendo da anni dei progetti di legge per abolirla, lasciando quale unica pena la multa.
I dati citati sono quelli ufficiali sull’esito dei processi forniti dal Ministero della Giustizia all’osservatorio “Ossigeno per l’Informazione”. Riguardano tutti i distretti giudiziari della Sicilia. Sono stati resi noti oggi a Palermo durante il convegno dal titolo “Art. 21, la libertà di stampa e la mappa dei giornalisti minacciati in italia”, promosso congiuntamente dall’Ordine regionale dei Giornalisti, da Ossigeno per l'informazione e dal Centro Studi Pio La Torre, e ospitato dalla Fondazione Banco di Sicilia a Villa Zito.
In complesso i processi per diffamazione a mezzo stampa definiti in Sicilia nel biennio 2014-2015 sono stati 874. Nello stesso periodo in tutta Italia sono stati 10.728.
Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’Informazione ha sottolineato come sia “inspiegabile che il Parlamento continui a rinviare l’abolizione del carcere per diffamazione e le più elementari norme necessarie per impedire che le querele pretestuose e infondate siano usate come un bavaglio. È inspiegabile che non accada nulla dopo che Ossigeno ha documentato con dati ufficiali inoppugnabili lo scandalo di chi usa impunemente la giustizia a scopo intimidatorio.
Per Vito lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, "la libertà di stampa oggi subisce un doppio attacco: da parte del potere e da coloro, giornalisti stessi, che venduti ad altri interessi, alimentano le fake news. Il giornalismo è un "quarto potere" ma è anche un diritto fondamentale che quando viene violato mette in crisi anche la democrazia stessa"
"Dieci anni fa - conclude Lo Monaco - da questa sala è stata annunciata la costituzione di Ossigeno, dieci anni dopo questa è l'occasione per un bilancio della sua attività e per richiamare altri anniversari: i cento anni della stampa parlamentare, i settanta anni dalla Dichiarazione sui diritti umani con l'art. 19 che sancisce la libertà di stampa e i settant'anni dalla Costituzione italiana e dal suo art. 21.
Giulio Francese, presidente dell'Ordine dei giornalisti siciliano ha sottolineato come il grande merito di Ossigeno sia quello di aver fatto crescere la percezione della pericolosità delle minacce ai giornalisti. Anche se oggi la forte reazione dell'opinione pubblica si ha solo in seguito ad eventi eclatanti. Occorre reagire alle minacce dando la massima solidarietà ai giornalisti che vengono colpiti poi, come categoria, va migliorato l'impegno e cercare di essere buoni giornalisti".
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