Ovazza, l’ingegnere che vedeva la riforma agraria come fattore di sviluppo

Società | 23 novembre 2024
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Cinquant’anni fa moriva Mario Ovazza. Ingegnere, di famiglia ebrea e vissuto a Palermo nella cui università il padre fu un eccelso professore di ingegneria. Giovane volontario nella prima guerra mondiale, mutilato (diventerà cieco) e decorato al valore militare, assistente universitario, fu colpito dalle leggi fasciste antiebraiche del 1938. Nel 1944 fu nominato dal comunista Fausto Gullo, ministro dell’agricoltura nel governo di unità nazionale, direttore generale dell’Ente di colonizzazione del latifondo siciliano voluto da Mussolini nel 1940 che, invece della modernizzazione promessa con la bonifica integrale, rafforzò il potere dei latifondisti e della mafia.
Perché ricordarlo soprattutto alle nuove generazioni? Perché fu un tecnico di grande valore prestato alla politica. Fu eletto deputato all’Ars nella II, III, IV, V legislatura nelle liste del Pci, fu capogruppo del Pci durante l’esperienza del governo Milazzo (1958-59), poi presidente della Commissione Agricoltura dell’Ars nella IV legislatura.
Da ingegnere applicò con rigore scientifico ed etico le sue competenze tecniche di ingegnere idraulico alla riforma agraria e al processo di industrializzazione della Sicilia contrastando il potere dei latifondisti agrari e dei monopoli del capitalismo privato e statale con uno sviluppo moderno e democratico che salvaguardasse le risorse naturali e l’autonomia della regione, eliminasse povertà e arretratezza dei cittadini siciliani, dei contadini e dei lavoratori agricoli e delle industrie. Questo impegno lo portò a combattere la mafia.
Il suo unico libro lo scrisse dopo l’assassinio mafioso di Carmelo Battaglia, a Tusa, nei Nebrodi, nel 1966. Ultima vittima delle 47 del mondo contadino che si organizzava per un’agricoltura e una zootecnia moderne. A capo di una cinquantina di piccoli allevatori, Battaglia aveva ottenuto la gestione del feudo “Foieri” scalzando la presenza della mafia della zona che lo aveva gestito.
Da giovane dirigente del Pci palermitano avevo seguito la vicenda dell’assassinio del sindacalista Battaglia. Ho conosciuto e contattato Ovazza, non più deputato, responsabile del Centro studi della Lega delle cooperative. Già cieco, era accompagnato dal giovane Giuseppe Carlo Marino, che diventerà un apprezzato storico siciliano.
Nel 2008 il libro “Il caso Battaglia, pascoli e mafie sui Nebrodi” fu ristampato, su gentile concessione della casa editrice “La Zisa”, dal Centro studi Pio La Torre da me presieduto. L’edizione fu curata dal prof. Ciaramitaro, accompagnato da una prefazione del prof. Giuseppe Carlo Marino e di una mia nota editoriale. Il libro metteva in luce le contraddizioni della crescita economica del paese col boom economico. La riforma agraria, ottenuta dal movimento contadino, la cui applicazione fu ostacolata dalle resistenze dei feudatari sostenuti dalla mafia e da una parte della politica, si sommava alle mire del moderno capitalismo monopolistico, privato e statale che voleva ancora la Sicilia subordinata agli interessi del Nord.
La strage del 1963 di Ciaculli aveva costretto il Parlamento a eleggere la prima Commissione Antimafia, cancellando la percezione che la mafia fosse scomparsa con il feudo quando essa, come in questa attuale fase del nostro Paese, aveva saputo rafforzare i suoi legami politici e introdursi nel nuovo sistema economico e sociale.
Il delitto Battaglia mise in evidenza anche questo aspetto dello sviluppo del paese. Ovazza ne fu interprete, ingegnere idraulico, direttore dell’Ente di colonizzazione del latifondo della Sicilia e successivamente politico.
La rilettura storica di questo impegno per la modernizzazione del Paese onde superare il divario Nord-Sud, oggi, può esserci utile. Nell’attuale fase di crisi ambientale, sociale, idrica, di globalizzazione condizionata dalle multinazionali e dalle mafie e dalla corruzione si rafforza la convinzione che tutte le forze progressiste dovrebbero sostenere unitariamente proposte alternative di sviluppo democratico, socio-economico per utilizzare le innovazioni tecnologiche onde cancellare guerre, crisi ambientale e sociale, violazione dei diritti e affermare pace, democrazia e libertà in tutte le nazioni.
Il Centro studi Pio La Torre proporrà alla Commissione antimafia regionale di condividere tale esigenza concordando un apposito dibattito pubblico per ricordare Mario Ovazza.
 di Vito Lo Monaco

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