Il Troia Teatro Festival vola oltre il nido del cuculo
Troia Teatro Festival
CHI SA
VOLARE OLTRE IL NIDO DEL CUCULO? Di Angelo Pizzuto **** Una
settimana di performances, gruppi di base, 'teatro di strada'- Premiato uno
spettacolo di Equilibrio Dinamico Gruppi di
base, performer, artisti ‘di strada’, nuove realtà esponenziali del
teatro-danza e musicale sono state, nella trascorsa settimana di
metà agosto, l’asse portante del pugliese “ Festival Troia Teatro” ,
festosamente approdato alla sua decima edizione. Sulla base di un progetto
pluriennale (diretto da Francesco De Santis) che fa dell’autosufficienza
economica (sinergia tra contributo pubblico e sostegno
dell’imprenditoria privata di zona) il suo punto di forza, credibilità,
orgoglio identitario. Peraltro affidandosi- l’andamento, la funzonalità
della rassegna- alla disponibilità, alla ‘voglia di esserci’, alla calibrata
(efficiente) puntualità di giovani organizzatori, operatori culturali (e
turistici) di una ospitale cittadina ricca di vestigia romaniche, luoghi di
trattenimento, itinerari di resipiscenza nel rapporto fra territorio,
strutture d’accoglienza e potenzialità di sviluppo non cementifero. Denominatore
comune, tema unificante dei contributi scenici (sparsi per ville, contrade,
corso cittadino, cortile interno del vescovato di zona) è stato – trascrivo
dal programma- “la realtà metafisica del potere quando fa sì che esso
sia ovunque”, non quale ipostasi del Male assoluuto ed astratto, ma forza
subdola (e brutale) condizionante l’interagire di gruppi e persone
nella vicendevole, abitudinaria partita di ‘dominato e
dominante’. Dunque una prevaricazione, una violenza psicofisiche
più difficili da stanare poiché non strutturate in verticalità
gerarchiche (quindi immediatamente politiche), ma in orizzontale espansione
nei concentrazionari universi della coppia, della genitorialità, della
famiglia ossessiva e fagocitante- così come da micidiali modelli tramandati
da Gide, Cocteau, Pasolini, Cooper e altri ancora. La
‘rapacità’ (come raccontava von Stroheim nella terribile allegoria di
“Greed”) occupa ogni interstizio delle relazioni private e non,
trovando nella mercificazione dei corpi (delle menti) la
sua localizzazione preferita. Quindi un sistema educativo
che “li gestisce, li inquadra, li organizza”. Non diversamente da quanto
accade in fabbriche, scuole, carceri, strutture
d’accoglienza e in ogni altro locus “in cui vengono fabbricati
corpi docili attraverso l’omologazione dell’individuo” ai parametri
obnubilanti della sottomissione “per quieto vivere”. Tranne chi, a suo
rischio e pericolo, oserà volare ‘oltre il nido del cuculo’. A dare
prova di denuncia e resistenza a questo ‘stato delle cose’ ha
provveduto un buon numero di performance, monologhi,’ mise en espace’,
che per esigenze di cronaca dovremo ricondurre a quelli che maggiormente ci
hanno coinvolto (facendo anche parte della giuria). Personalmente favorevole a
“Skauscè” di e con Roberto Corradino (Reggimento Carri Teatro) che rivela o
dà conferma di un affabulante artista (non inferiore a Baliani, Celestini,
Paolini), che nel suo aspro evocare, in ruvido linguaggio delle
Murge, l’umano calvario di un ragazzo remissivo e
impulsivo, relegato alla vita di pastore, sintetizza qualità d’autore e
interprete espletate in un teatro di narrazioni energiche, rabbiose, di
aspro ricordo basate su un uso della parola (dei singoli fonemi) che è viva
materia di personali esperienze sublimate nel lucido dolore di un ‘eterno
presente’. Di forte
impatto emotivo, omogeneo ed intelligente nella fluidità del suo accadimento,
è anche “Quando i maiali erano suini” della compagnia Equilibrio
Dinamico (premiato a maggioranza quale migliore spettacolo in concorso),
esempio solidissimo di teatro danza che sta alla convergenza di di ricerca
individuale e di gruppo, amalgamata su spunti di improvvisazione e di
fruttuoso laboratorio coreutico. Non da meno la tematica dell’allestimento
(che plasma, a noi pare, il ‘nobile’ calco della “Fattoria
degli animali” di Orwell), ove si dispiega il degrado della sopraffazione
nella sue estreme conseguenze. Nella palese, ‘ginnica’ allegoria di un mondo
retrocesso ad una condizione di primitiva aggressività e sopruso. Ambiziosamente
elaborati ma complessivamente incompiuti, sbilanciati (per eccesso), le altre
proposte del concorso: con il gruppo Scimmie Nude che in “Paura e disiderio”,
pur emanando forte magnetismo da ‘branco’ (due uomini e una donna, in
sopraffazione vicendevole e archetipa , per abile mix di mimica e vocalità
martellata da comprensibile turpiloquio) esaspera, sino al ghigno\stereotipo,
i modelli espressionisti cui si ispira; e “L’ultimo Kaligola” della Compagnia
degli Scarti che, con ‘spudorata’ vitalità riduce a frattaglie l’opera di
Camus, salvo impantanarsi in divagazioni (fumettistiche) pasticciate tra
“Marat Sade” e (involontariamente?) nel “Frankenstein jr” di Mel Brooks. Crisalide
inquieta se esplodere o implodere è la giovane monologante di “Surplas”
(Centro Iac): e francamente velleitari (pur eclettici interpreti) i due
ideatori di “Again by now” (Re.Spirale Teatro) che approntano un coniugale
‘delirio a due’ estenuato da reiterazioni pinteriane (il dialogo che ritorce
su se stesso: pericolosissimo) e ‘frivoli’, spumeggianti inserti di
un’allegra isteria cosparsa di rose rosse lanciate al pubblico delle prime
file, come nei vecchi varietà di Wanda Osiris. A che pro? Elogiato da pubblico e altri critici l’
”Amleto” (fuori concorso a Piazza Santa Croce ) in formato soliloquio scritto
e recitato da Michele Sinisi. Ma la concomitanza
delle programmazioni e due, tre notti di quiete mediterranea ci hanno
privato del piacere di esserci…. |
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