I fondi Pnrr in Sicilia, ora mancano i progetti

Economia | 8 aprile 2022
Condividi su WhatsApp Twitter
La relazione della Corte dei Conti sull'attuazione del PNRR certifica che, alla data dello scorso 23 febbraio, il Ministro dell’economia e delle finanze aveva ripartito a livello territoriale 56,6 miliardi di euro del PNRR, di cui il 45 per cento al Sud, il 33 per cento al Nord, il 17 per cento al Centro (ed un residuale 5 per cento in tutte le Regioni). La distribuzione per singole Regioni del summenzionato importo indica Sicilia, Lombardia e Campania come Regioni a cui è stato ripartito l’importo più elevato (tra i 5 e i 6 miliardi). Inoltre, risorse significative sono state assegnate alle Autorità di sistema portuale. In particolare alle tre Autorità presenti nell'isola sono stati assegnati i finanziamenti per progetti relativi alla M2C2 (energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile), M3C2 (intermodalità logistica integrata), M5C2 (piani urbani integrati), M5C3 (piano complementare: miglioramento dell'accessibilità) (vedi tabella in basso)
Per quanto riguarda il contributo alla riduzione dei divari territoriali: infatti, circa l’80 per cento delle risorse (148,6 sui 191,5 miliardi totali) dovrebbe avere un impatto positivo nel senso di ridurre il gap di sviluppo tra le macroaree geografiche del Paese. L’apporto più significativo in tale direzione è stimato provenire dalle misure del comparto M3C1 e cioè gli investimenti sulla rete ferroviaria, con le opportunità dell’avvicinamento, anche fisico, tra le aree economicamente più avanzate e quelle meno sviluppate. Importante e di ordine di grandezza non dissimile è il contributo derivante dalle misure su digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo, energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile La Corte tuttavia mette in rilievo come sia ancora limitata la disponibilità di strutture tecniche a sostegno delle riforme centrali e delle capacità progettuali delle Amministrazioni territoriali. Una capacità, quest’ultima, non surrogabile, pena la perdita dei fondi o la necessità di riprogrammare gli interventi.
Difficoltà peraltro accentuate, nel caso degli enti territoriali e, più in particolare, di quelli del Mezzogiorno, dal grado di concentrazione temporale dei bandi di selezione dei progetti e di assegnazione delle risorse, in particolare a partire dal mese di dicembre 2021, con intervalli di partecipazione particolarmente stringenti (in media circa due mesi).
Sarà, al riguardo, fondamentale che l’ampia gamma di strumenti di assistenza tecnica e di rafforzamento della capacità tecnico-amministrativa delle realtà territoriali sia prontamente disponibile.
La relazione quantifica in 70 miliardi (37 per cento) la componente territoriale a fronte dei 121 miliardi (63 per cento) della componente nazionale del Piano. Per quanto riguarda la componente territoriale, le Regioni, i Comuni e le Unioni dei comuni sono i protagonisti principali dell’attuazione del Piano, dovendo assolvere all’80 per cento del totale degli obiettivi territoriali. Sono le missioni 5 e 6 ad essere prioritariamente attuate a livello territoriale, a cui seguono la missione 2 e 1: si pensi alla realizzazione delle case di comunità, ai COT, ai centri per l’impiego, a quanto atteso in termini di tasso di riciclaggio degli imballaggi, ecc.
Nel caso del gruppo di enti attuatori territoriali, la presenza più massiccia è quella dei Comuni (36 miliardi), delle Amministrazioni regionali (17 miliardi), delle Università (8 miliardi) e, per importi minori, di Autorità portuali, enti parco, Enti di ricerca. Da sottolineare anche come i Comuni giochino un ruolo anche attraverso le “unioni”. Con riferimento alle categorie di destinatari cui si riferiscono i bandi/avvisi, la quota principale di risorse (quasi il 40 per cento, pari ad oltre 14 miliardi) si rivolge all’ampia platea dei livelli territoriali di governo (Enti locali, Regioni ed altri organismi a questi legati); circa il 36 per cento delle risorse è indirizzato a soggetti privati (poco meno di 13 miliardi). Un ulteriore 15 per cento degli importi (circa 5,5 miliardi) è orientato alle istituzioni di ricerca.
La sovrapposizione di pubblicazioni dei bandi in un periodo temporale ristretto ha generato difficoltà organizzative per gli enti territoriali chiamati alla formulazione di proposte e progetti, in particolare per quelli di minore dimensione o delle aree meridionali; in queste realtà, infatti, l’eventuale clausola di riserva nella destinazione delle risorse del PNRR può causare ulteriore pressione realizzativa, accentuando il rischio specialmente per gli enti territoriali che presentano maggiori debolezze organizzative, gestionali e relative al mancato turn over del personale. e che appaiono meno capaci di assorbire le risorse. Al riguardo- sottolinea la Corte- un ruolo centrale sarà rivestito dalla pronta disponibilità degli strumenti di assistenza tecnica e di rafforzamento della capacità tecnico-amministrativa delle realtà territoriali, quali le convenzioni con società a partecipazione pubblica, l’affidamento di incarichi di collaborazione ad esperti e professionisti per il supporto nelle procedure del PNRR, l’attivazione di convenzioni Consip, le forme di supporto tecnico dell’Agenzia di Coesione.
 di Franco Garufi

Ultimi articoli

« Articoli precedenti