Comunicati stampa | 14/12/2005

Reportage sulla Mafia delle Madonie

PALERMO, Mercoledì 14 dicembre 2005

PRESENTATO IERI A CEFALU'
UN REPORTAGE SULLA MAFIA DELLE MADONIE
L'organigramma del mandamento "Caccamo-San Mauro Castelverde"
contenuto in un Cd-rom

"Quattro attentati contro amministratori comunali di questa zona. Un circuito di trasporto internazionale con sede a Castelbuono. Un'attività di racket in espansione, un'usura ancora più presente. Una crescente diffusione di consumo di droga fra i giovani" sono solo alcuni dei dati emersi ieri durante l'incontro "Liberare il territorio dall'illegalità e dalla mafia per la qualità dello sviluppo", organizzato a Cefalù dal centro studi "Pio La Torre". Un dibattito dedicato alla mafia delle Madonie da cui emerge un quadro preoccupante, così come ha ricordato il presidente del centro Vito Lo Monaco: "Un area in cui si stanno addensando anche cospicui interventi pubblici, come i 365 milioni di euro previste nel Pruust. A tutto questo segue una presenza tentacolare della mafia che ha un forte controllo territoriale e che collega interventi locali a rapporti internazionali. Per sostenere tutti quelli che intendono resistere e contrastare l'influenza mafiosa -ha detto Lo Monaco, occorre quindi rafforzare e qualificare gli strumenti investigativi. Tutto ciò -ha sottolineato il presidente del centro "Pio La Torre" - presuppone però un'analisi e una convergenza unitaria nel contrasto alla mafia al di sopra delle divisioni o diversità politiche. Hanno fatto quindi male coloro, e tra questi il sindaco di Cefalù, che hanno fatto di tutto per ostacolare questo confronto. E' stato un errore gravissimo".
Ad una folta platea composta da cittadini, sindaci del territorio e rappresentanti delle forze dell'ordine, l'avvocato Ettore Barcellona ha presentato il cd rom "La mafia delle Madonie". Un reportage giudiziario realizzato dal centro studi "Pio La Torre" che, attraverso sentenze e deposizioni dei collaboratori di giustizia, delinea un quadro allarmante nei mandamenti di Caccamo e San Mauro Castelverde. Quest'ultimo comprenderebbe - oltre a Ganci, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Collesano e Lascari - anche Pollina, Finale di Pollina, Cefalù, Castelbuono e una parte della provincia di Messina.
"In base alle intercettazioni effettuate dal Ros di Palermo, nonché a quelle del gruppo del comando dei Carabinieri di Monreale, - ha spiegato l'avvocato Barcellona nella sua relazione- è stato possibile tracciare le linee portanti di uno strisciante contrasto tra due gruppi contrapposti facenti capo ai Virga ed ai Maranto, destinato ad esplodere in faida, se non fossero intervenute le restrizioni disposte in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare. Dalle intercettazioni, riscontrate dalle dichiarazioni di Antonino Giuffrè, si evince inoltre un particolare legame tra i fratelli Maranto e Giuseppe Guttadauro, capofamiglia di Brancaccio".
Nel cd-rom proiettato in sala anche "la capillare attività estorsiva posta in essere nel mandamento retto dai fratelli Virga, caratterizzata dal cosiddetto censimento del 2001: un aggiornamento del potere impositivo della cosca sui guadagni e i profitti degli operatori economici locali", documentata dai numerosi 'pizzini' ritrovati.
A lanciare un appello ai cittadini e alle autorità cefaludesi e madoniti è stato l'avvocato palermitano Fausto Amato, componente del comitato scientifico del centro "Pio la Torre": "Dobbiamo creare le condizioni - ha detto Amato- perché ci sia un forte movimento che contrasti la mafia in questo territorio drammaticamente asservito. Occorre quindi organizzare concretamente anche nelle Madonie la lotta alla mafia. Nessuno ci garantisce -infatti- che qui non si torni alla drammatica stagione delle stragi degli anni Ottanta. I tempi bui possono drammaticamente tornare.
In questo territorio che va da San Mauro Castelverde a Caccamo, ci sono -infatti- 400 persone armate appartenenti alle famiglie mafiose, pronte a sparare o a mettere la dinamite. Dobbiamo quindi chiederci se il livello di contrasto che lo Stato può mettere in campo è adeguato e se abbiamo strumenti sufficienti per combattere la mafia nelle Madonie".
Il penalista palermitano si è detto preoccupato per il forfait di alcuni relatori che avevano dato la propria disponibilità: "Sono assenze che pesano perché sono rumorose e fanno male alla coscienza".
All'incontro avrebbero dovuto partecipare, infatti, il prefetto di Palermo, il procuratore di Termini Imerese e un rappresentante della Curia di Cefalù.
In sala c'erano invece, oltre alle autorità militari e di polizia, i sindaci Mario Cicero di Castelbuono, Giuseppe Barrica di Pollina, Giuseppe Muffoletto di Gratteri, Rosario Testaiuti di Collesano, Domenico Giannopolo di Caltavuturo, Antonio Cesare di Lascari, Felice Dolce di Campofelice di Roccella e Antonino Battaglia di Scillato. Presenti anche il presidente del consiglio comunale di Cefalù, Domenico Dolce, i consiglieri Rosario La Punzina, il consigliere provinciale Rosario Bonomo, Santa Franco dei Ds di Cefalù, la presidente del Coordinamento vittime di estorsione, usura e mafia", Emanuela Alaimo, e Giuseppe Guarcello della Cgil di Cefalù.

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