Eventi | 25/05/2013

Quasi centomila per don Pino Puglisi
Il parroco ucciso dalla mafia è beato

E' una folla pacifica e colorata quella che dalle prime ore del mattino riempie il prato del Foro italico di Palermo. Tutti presenti, tra sorrisi, cori, palloncini e commozione, per celebrare la beatificazione di don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993.

Davanti all'enorme palco (le richieste numerose hanno costretto gli organizzatori a rinunciare allo stadio comunale come prima sede) quasi centomila persone, tra fedeli e rappresentanti delle istituzioni: oltre al presidente del Senato Piero Grasso, ci sono i ministri dell'Interno, della Giustizia e della Funzione Pubblica, Angelino Alfano, Annamaria Cancellieri e Giampiero D'Alia.

"L'azione assassina dei mafiosi ne rivela la vera essenza, essi rifiutano il Dio della vita e dell'amore. Beato martire Giuseppe, il tuo sangue continuerà a fecondare questa Chiesa", dice l' arcivescovo Paolo Romeo, che ha ricordato altre vittime della mafia come i magistrati Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, strappando un lungo applauso alla folla.

"Il martirio di don Pino non ammonisce soltanto chi impasta religiosità esteriore e accondiscenza al male, ma ci interpella tutti a vivere ogni forma di male nel mondo, professando una fede saldamente fondata sulla Parola e compiuta nella carità. La nostra fede vincerà solo se verrà testimoniata, come Puglisi diceva, sintetizzando insieme evangelizzazione e promozione umana".

"Avevo 15 anni quando ho conosciuto padre Puglisi. Mi ha colpito la sua onesta' limpida, il suo sorriso, ma anche il silenzio assordante delle istituzioni quando denunciava i problemi del quartiere"' ricorda Mimmo De Lisi, 36 anni, assistente sociale del centro 'Padre nostro'. Ho in mente anche il viaggio organizzato insieme ad altri ragazzi di Brancaccio ad Agrigento per ascoltare l'anatema contro la mafia di Papa Wojtyla

De Lisi - padre Puglisi ci teneva tantissimo, sentiva che da quella tappa qualcosa doveva cambiare per sempre nei rapporti tra chiesa e mafia".

Sul Prato del Foro italico  c'e' un clima di festa serena, tantissime le famiglie presenti,  centinaia i volontari provenienti da tutta Italia, scout e associazioni di quartiere. "Non potevo mancare, vivo da 33 anni a Palermo, ma sono di origine mauriziana", spiega Roseline Ber. "Padre Puglisi ha dato a tutto il Paese un esempio di tenacia, bonta' e carita' contro la mafia".

"Padre Puglisi mi aveva fatto venire voglia di andare in Chiesa, al contrario di altri sacerdoti", ricorda Maria Butera, 53 anni, che ha conosciuto il beato quando era sacerdote a Godrano, il comune in provincia di Palermo dove ando' dal 1970 al 78. "Non stava mai chiuso in casa padre Puglisi - ricorda - aveva il pallino dell'educatore e'riuscito a modificare le abitudini di un paese che era composto da tanti evangelisti, era diviso dalle faide mafiose e con lui, invece, si era aperto ai ragazzi, sottraendoli alla strada". Poco distanti siedono due signore di Marineo, Concetta Lo Pinto e Giuseppa Garofalo : "siamo qui per raccogliere la testimonianza di fede di don Puglisi; ora nel nostro paese c'e' un oratorio per i giovani intitolato a lui, proprio come voleva". C'e' chi, pur non avendolo conosciuto, ha gli occhi lucidi ed è' senza voce al foro italico, ma conserva la passione di un impegno continuo: ""Sono arrivata al centro di accoglienza Padre Puglisi nel 1999 per fare volontariato - racconta Maria Pia Avara, 40 anni -  doveva essere un'esperienza breve e sono rimasta  li per 14 anni perche' mi sono innamorata del quartiere e del segno impresso da '3P': una presenza concreta, una testimonianza di fede dove finalmente le parole trovavano coincidenza nelle azioni". E poi ci sono tantissimo ragazzi che quando Don Pino era a Palermo non erano ancora nati, come Sonia La Mattina e Luca Capuana, 19 anni: "Cosa ci ha colpito del sacerdote di Brancaccio? La sua forza nei confronti dei prepotenti, nonostante fosse solo". Tra i presenti anche padre Biagio Conte, scalzo, con i suoi fratelli ultimi. "E' il nostro San Francesco", dice il cappellano del Civico che lo benedice, per strada, lungo via Lincoln, dove i due si incontrano e si abbracciano a lungo.

Il cardinale Romeo ha poi ricordato che "il Beato Puglisi servì e amò i fratelli da padre. Fu soprattutto a Brancaccio che trovò bambini e giovani quotidianamente esposti ad una 'paternita'' falsa e meschina, quella della mafia del quartiere, che rubava dignità ed dava morte in cambio di protezione e sostegno".

Antonella Lombardi