Comunicati stampa | 13/10/2008
Pio La Torre vive ancora
Vito lo Monaco
Sabato 11 Ottobre a Comiso. MANIFESTAZIONE RIUSCITA, unitaria, trasversale, intensa e commossa per difendere la memoria di Pio La Torre affinchè il suo nome rimanga scritto sull’aeroporto per il quale si è battuto sino alla morte.
A nome del Centro Pio La Torre un grazie sincero al Presidente della Repubblica il cui denso messaggio ha saputo sottolineare il profilo politico e umano di Pio e di Rosario Di Salvo, uccisi dalla mafia.
Grazie a tutti i partecipanti, ai sindaci, ai rappresentanti delle forze sociali, culturali e associative.
Grazie ai tanti intellettuali e personalità politiche di centro destra e di centro sinistra che hanno voluto sostenerci con i loro messaggi di adesione.
Grazie a quanti hanno parlato dal palco – Giulietti, Capitummino, Mussi, Digiacomo, Tripi, Giibino, Veltroni, Franco La Torre e tutti gli altri che sono intervenuti.
Siamo fiduciosi che la prossima settimana anche l’ARS vorrà fare sentire la sua voce contro la cancellazione del nome di La Torre dal’aeroporto di Comiso.
Pio La Torre ucciso dalla mafia assieme a Rosario Di Salvo è un simbolo per tutta la Sicilia per le sue lotte di tutta una vita contro la mafia, per lo sviluppo della pace.
Il suo nome rappresenta una memoria condivisa che non può essere negata da alcuno. La storia non può essere riscritta ad uso e consumo del potere politico del momento. La Memoria condivisa è il fondamento dell’identità e della convivenza civile di un popolo.
L’aeroporto di Comiso deve restare intitolato a Pio La Torre; lo vuole il popolo siciliano, lo impone la sua storia, il suo impegno.
Il Sindaco di Comiso revochi la sua delibera di cancellazione. Solo così dimostrerà una vera sensibilità democratica, pacifista e antimafiosa.
(348 5460641)
L’urlo dei tremila di piazza Diana a Comiso
“Restituite all’aeroporto il nome di La Torre”
Pronto un ricorso amministrativo al Tar
Napolitano: “La Torre patrimonio della Sicilia”
“Pio La Torre nome immortale nelle coscienze degli uomini onesti della nostra società”
«L’aeroporto di Comiso deve rimanere intitolato a Pio La Torre. Lo vuole il popolo siciliano, lo impone la sua storia e il suo impegno contro la mafia.
Per la pace e lo sviluppo. Se il sindaco non ritirerà la propria delibera presenteremo un ricorso amministrativo affinché questa decisione venga revocata». Il grido di Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre scatena gli applausi della piazza Diana invasa pacificamente da tremila persone. Unite per manifestare la propria volontà di vedere restituito a Pio La Torre l’intitolazione dell’aeroporto comisano.
Bandiere diverse, dal Pd, alla Cgil, dalla Uil all’Erripa hanno colorato la piazza, simboleggiando una volontà trasversale e condivisa. Moltissime le associazioni che hanno accolto l’invito del Centro Pio La Torre a tornare in quella piazza dove La Torre aveva combattuto l’ultima delle sue battaglie per la legalità e lo sviluppo della sua Sicilia.
Associazioni studentesche, sindacati, partiti politici e Centri studi. Moltissimi anche i comuni presenti, con i loro gonfaloni e le rappresentanze dei consigli comunali. «Il nome del generale Magliocco che si macchiò di gravi crimini di guerra bombardando villaggi in Etiopia è inconciliabile con quello che è diventato un luogo di pace grazie alla battaglia per lo smantellamento dei missili condotta anche da Pio La Torre. Non è possibile - dichiara Lo Monaco - ripristinare l’intitolazione ad un uomo che apparteneva ad un’altra era, ad un regime.
Chiediamo formalmente al sindaco di revocare la delibera – conclude - e di ripristinare la scritta che ha già provveduto a cancellare senza chiedere l’autorizzazione al prefetto». In apertura Lo Monaco ha letto il messaggio inviato agli organizzatori dal Capo dello Stato: «La scelta di Comiso consente di richiamare in un luogo appropriato l'impegno politico e sociale dell'onorevole La Torre, appassionatamente schierato a favore della pace e della distensione internazionale, e al tempo stesso per il progresso economico, sociale e civile della Sicilia. Le sue battaglie – scrive Napolitano - raccolsero un vasto consenso popolare, e lo esposero alle minacce della mafia, di cui cadde vittima in un sanguinoso agguato che mirava a far tacere la sua voce e bloccare il processo di rinnovamento e di sviluppo dell'Isola.
Tuttavia la sua testimonianza non fu vana: essa divenne patrimonio generale del popolo siciliano, al di là delle differenti opinioni politiche, e favorì la nascita di un comune sentire e di movimenti unitari che hanno rinsaldato la trama della democrazia». Nel palco e tra la folla tanti compagni di lotta di Pio, ma anche tanti giovani e semplici cittadini che hanno voluto testimoniare con la loro presenza l’assurdità della decisione del sindaco comisano. «La gente presente qui, testimonia che Pio La Torre ha fatto del bene a questa terra. Non posso che essere personalmente grato a quanti, tante donne e tanti uomini, sono orgogliosi di difendere quei principi e sono pronti a sostenerli quando si cerca di cancellarli – li ha ringraziati, visibilmente commosso, Franco La Torre, figlio di Pio - Una democrazia non è compiuta se non è in grado di far affermare pienamente principi fondamentali, quali il progresso umano, la legalità, la solidarietà e la pace. Per tutto ciò abbiamo scelto di tornare a Comiso. Perché sono stati messi in discussione principi fondamentali per la democrazia. Principi - continua Franco La Torre - ai quali non si può venir meno se non si vogliono mettere in discussione i valori alla base della civile convivenza tra cittadine e cittadini di un paese moderno.
È stata offesa la memoria di mio padre - conclude Franco La Torre - e ci siamo sentiti offesi noi che siamo i suoi familiari e cerchiamo giorno dopo giorno di tenerne viva la memoria».. «La decisione del sindaco è sbagliata per almeno tre motivi – attacca Veltroni, segretario nazionale del Partito Democratico - Perché chi indossa la fascia di sindaco, ha il dovere di rappresentare tutti i cittadini, nessuno escluso. Perché è inaccettabile il messaggio simbolico che viene lanciato: che la lotta alla mafia non è un valore e perché questa decisione rappresenta un segno pericoloso di ritorno al passato». Veltroni, che ha annunciato di aver espresso la propria contrarietà alla decisione del sindaco Alfano, di Alleanza Nazionale, in una telefonata al presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha poi continuato: «È un insopportabile paradosso della storia che il nome di un uomo che ha legato il suo alla legge di confisca ai mafiosi venga oggi confiscato da una terra nel quale aveva speso il suo impegno per la pace. L’idea di scrivere la storia a seconda dell’appartenenza politica è tipica dei regimi.
E l’Italia non è un regime, è una democrazia – continua Veltroni – e il giorno in cui verrà tolto il nome di Pio La Torre sarà un brutto giorno per la democrazia di questo Paese». Ricordando come ventisette anni fa proprio da quella piazza partì la grande battaglia contro l’installazione dei missili Nato nell’allora base militare di Comiso, Veltroni si augura che «ancora una volta da Comiso possa venire un segnale al Paese. Se verrà ripristinato il nome di Pio La Torre avranno vinto le ragioni della democrazia, della legalità. Mi auguro che tutti insieme, senza distinzioni in questo paese, potremo far cambiare idea a chi ha voluto mandare un segnale di senso opposto. La legalità, la lotta contro la mafia, la difesa dei valori della democrazia e dell’antifascismo sono patrimoni di tutti la nazione. E questo patrimonio deve essere difeso a Comiso». Il segretario del Partito Democratico ha rifiutato di incontrare il sindaco Alfano che l’aveva convocato in Comune per spiegargli le ragioni della propria delibera. «Non vedo cosa avremmo dovuto dirci – ha spiegato - Il sindaco ha fatto una scelta inspiegabile e ha deciso di togliere il nome di Pio La Torre e lasciare quello di una persona che ha bombardato l'Etiopia con i gas e con le armi chimiche. Quando avrà fatto quello che tutte le persone ragionevoli chiedono, lo incontrerò volentieri».
«Quando espianti la memoria fai crescere male i tuoi giovani, dandogli modelli negativi». È il commento di Giuseppe Giulietti, deputato di Italia dei Valori e portavoce di Articolo 21, l’associazione giornalistica che ha lanciato l’appello per ripristinare l’intitolazione dell’aeroporto a La Torre, firmato da oltre trentamila persone. «La scelta del sindaco di Comiso è una scelta contro la memoria – continua Giulietti - è una “bischerata”. Non dobbiamo cedere al virus dell’intolleranza. Cancellare il nome di La Torre equivale a cancellare le radici migliori di una comunità, dobbiamo lottare perché venga restituito alla cittadinanza di Comiso. È un impegno di tutti, anche di quelli che la pensano in modo diverso. Mi piace per questo citare una frase dell’onorevole Fabio Granata, collega di partito del sindaco Alfano: “Vorrei vivere in un paese dove c’è una memoria condivisa, dove pur essendo diversi, Falcone, Borsellino e La Torre stanno nel cuore di tutti”». Commosso il ricordo dell’onorevole dell’Mpa, Angelo Capitummino: «Ci mancano uomini con la sua determinazione, la sua forza. Pio era capace di coinvolgere forze diverse battendosi per una storia diversa della Sicilia». Poi, citando un poeta senegalese conclude: «Potranno strappare tutti i fiori ma non potranno impedire che la primavera ritorni».
«Pio La Torre è un nome immortale nelle coscienze degli uomini onesti della nostra società» dichiara l’ex sindaco di Comiso, Giuseppe Digiacomo: «L’aeroporto militare intestato a Magliocco non esiste più. Il nuovo aeroporto è un aeroporto civile che ricade persino in un luogo differente da quello nel quale sorgeva la base. La decisione è dunque doppiamente sbagliata. Questa è una storia di incoltura – continua Digiacomo - che ha fatto vergognare Comiso. Una città nella quale sono nati Gesualdo Bufalino, Salvatore Fiume, Biagio Pace. Pace, in particolare, era un grande archeologo, ma era anche un gerarca fascista. La mia giunta, però, non ha mai preso in considerazione l’idea di cancellare l’intitolazione della strada a lui dedicata». «Io non so se il sindaco Alfano sia consapevole, ma con la sua decisione ha reso un omaggio alla mafia cancellando il nome di uno dei suoi più grandi oppositori – è il pensiero di Fabio Mussi, presidente nazionale di Sinistra Democratica – Con il suo gesto ha partecipato di quel fangoso fiume, di quel movimento di cultura regressiva, che punta a cancellare la memoria di questo paese». Mussi ha anche rievocato il giorno nel quale il dirigente comunista venne assassinato dalla mafia insieme al compagno di partito Rosario Di Salvo.
«Quel 30 aprile – ha ricordato Mussi – stavo venendo a Palermo, in qualità di segretario regionale della Calabria, per discutere con La Torre su come rendere applicabile e efficace la sua proposta di legge sulla confisca dei beni ai mafiosi». Legge che fu approvata, postuma, nel settembre del 1982, dopo l’assassinio del generale Dalla Chiesa, il cui figlio Nando, oggi nella Direzione nazionale del Partito Democratico, era presente in piazza. Quella legge ha contribuito a colpire duramente i patrimoni dei mafiosi, facendo sì che oggi siano nate, grazie anche a Libera di Don Ciotti, numerose cooperative formate da giovani che hanno voglia di lavorare nei campi confiscati. In piazza era presente Salvo Giibino, presidente della cooperativa Pio La Torre, di San Giuseppe Jato. «Oggi avrebbero potuto essere con me le centinaia di giovani che lavorano nelle nostre cooperative – ha dichiarato – ma pensiamo che la loro migliore testimonianza sia quella di restare nei campi e continuare a lavorare nelle terre confiscate ai boss mafiosi, grazie alla legge voluta da La Torre». Anche chi non ha potuto partecipare fisicamente alla manifestazione ha voluto comunque mandare un messaggio di vicinanza.
Tra gli altri lo scrittore Andrea Camilleri («Sono onorato di essere stato uno dei primi firmatari dell’appello affinché l’aeroporto a Comiso venisse intestato a Pio La Torre. Certo, non avrei mai pensato di ritrovarmi dopo poco tempo a sottoscrivere di nuovo un appello per fare in modo che il nome di Pio La Torre non sia cancellato»), il regista Giuseppe Tornatore («suggerisco al Sindaco Alfano di nominare Pio La Torre Sindaco onorario per essere stato l’uomo che più di chiunque altro ha fatto per il bene dei comisani»), il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani («Comiso è legata alle lotte di Pio La Torre per la pace e contro i missili e nessun sindaco potrà cancellare una traccia che è indelebile per le generazioni di ieri e di oggi. L’aeroporto, luogo destinato a fabbricare morte è diventato, con Pio, un’area di pace e di progresso») e Martin Schulz, presidente del Gruppo del Pse al Parlamento Europeo («Per noi, ricordare la figura dell’onorevole La Torre, e del suo collaboratore Rosario Di Salvo, significa non disperdere il patrimonio e la memoria collettiva di una battaglia civile e democratica che fa onore al popolo siciliano e dell’Italia intera».
348 5460641
Piazza Diana Comiso.
Foto di Melania Federico
Vito Lo Monaco - Presidente del Centro Pio La Torre.
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Walter Veltroni - Segretario del PD.
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Sindaci
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Franco La Torre
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Walter Veltroni Segretario del PD.
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Piazza Diana Comiso
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Piazza Diana Comiso
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Piazza Diana Comiso
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Studenti
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Studenti
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Gonfaloni
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Gonfaloni
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Giuseppe Giulietti - Portavoce di Articolo 21
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Angelo Capitummino - Ex Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana
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Piazza Diana Comiso
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Piazza Diana Comiso
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Salvatore Gibino - Presidente Cooperativa Pio La Torre - Libera Terra - Beni confiscati
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Fabio Mussi - Presidente di Sinistra Democratica
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Veltroni con Giornalisti
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Giuseppe Digiacomo - Ex Sindaco di Comiso
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Mario Azzolini (Giornalista) - Speaker della Manifestazione
Foto di Melania Federico