Comunicati stampa | 19/05/2006

Le ragioni del Referendum Costituzionale del 25 e 26 giugno

 

GIURISTI E MAGISTRATI SPIEGANO AI GIOVANI DI PALERMO LE RAGIONI DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 25 E 26 GIUGNO

 

PALERMO, venerdì 19 maggio 2006. Si è tenuto stamane nella sala dei Baroni a palazzo Steri il seminario su "La riforma della Costituzione: le ragioni del referendum del 25 e 26 giugno". Ad organizzare l'incontro è stato il Centro studi Pio La Torre in collaborazione col dipartimento di diritto pubblico dell'Università di Palermo. "Abbiamo voluto parlare della riforma con le nuove generazioni - spiega Vito Lo Monaco, presidente del Centro studi - perché siamo convinti che sulla Costituzione si costruisce la democrazia del futuro". Tanti i punti contestati dai relatori alla proposta di riforma avanzata nella passata legislatura: "Il presidente della Repubblica - ha detto Lo Monaco - diventerebbe un notaio senza potere, mentre si accrescerebbe pericolosamente il ruolo del primo ministro che non avrebbe alcun contrappeso istituzionale". Critiche anche contro la devolution: "Creerebbe uno squilibrio fra le regioni in settori importanti come la scuola, la sanità e la polizia regionale. Immaginatevi -ha detto Lo Monaco -un capo della polizia in Sicilia nominato magari con l'accordo dei capi di Cosa nostra". Per Franco Teresi (Università di Palermo): "Molte delle disposizioni di questa riforma vanno ad incidere i diritti fondamentali. Come si può pensare di chiamare alle urne il popolo italiano che, purtroppo nella maggior parte dei casi, non ha mai letto la carta costituzionale". Teresi ha poi difeso quelli che ha definito "i valori della nostra Costituzione che affondano le redici nell'antifascismo e nell'antidittatura". Ai lavori del seminario ha preso parte il professore Paolo Carrozza dell'Università di Pisa: "E' vero che alcune parti della Costituzione devono essere aggiornati perché rischiano di non riflettere la realtà attuale come ad esempio l'Europa unita, inimmaginabile nel 1948. Ma le modifiche non devono essere di parte. Nel '48 il testo della nostra Costituzione fu largamente condiviso per cui anche oggi per modificarla serve il consenso più generale possibile. Diversamente diventerebbe una modifica inaccettabile perché espressione di una sola parte. Non c'è stato -infatti- il coinvolgimento del Parlamento e delle opposizioni. In Italia non avevamo inoltre nessun bisogno di questo rafforzamento della figura del primo ministro. C'era già in atto dal 1993 una logica maggioritaria che è la vera forza del presidente del consiglio". Per la professoressa Maria Immordino dell'Università di Palermo "le modifiche porteranno ad uno stravolgimento della nostra Costituzione. Se si approvasse questa riforma - ha detto - molte scuole e molti ospedali sarebbero costretti a chiudere. Vi sarebbe una frattura fra cittadini del nord e cittadini del sud. Avremo, infatti, venti sistemi sanitari e scolastici differenti. Un'Italia spaccata in due: nel Meridione ed in Sicilia la cittadinanza sociale subirebbe un duro colpo. Verrebbero meno i principi costituzionali di uguaglianza e di unità che per la Corte Costituzionale non possono essere sovvertiti". Duro anche il giudizio del sostituto procuratore Fabrizio Vanorio (presidente della giunta distrettuale Anm di Palermo): "Questa riforma modifica alcune aspetti fondamentali del consiglio superiore della magistratura. Il vicepresidente del Csm diventerebbe un delegato del presidente della Repubblica e diminuirebbero in tal modo le garanzie dell'organo istituzionale che rischia di essere oberato da tutti gli enti locali (8 mila Comuni)". Vanorio spiega anche la scelta di partecipare alle iniziative con gli studenti: "I media - ha detto - non se ne stanno occupando per cui abbiamo scelto il porta a porta e il metodo del passa parola che oggi affidiamo a voi giovani". A concludere i lavori del seminario è stato Giuseppe Verde, preside della facoltà di Giurisprudenza di Palermo. "Questa riforma rischia di penalizzare la scuola come elemento ultimo dell'unità della nazione. Non vorrei infatti che ci fosse qualcuno che da qualche parte insegni che l'Impero austro-ungarico fu un grande esempio di democrazia o che Dio nasce nel fiume Po."

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