Comunicati stampa | 26/02/2013

LA MARCIA ANTIMAFIA BAGHERIA-CASTELDACCIA DA GIOVANI UN ''NO'' AI BOSS LUNGO TRENT'ANNI

È un «no a cosa nostra» lungo 30 anni quello urlato in corteo il 26 febbraio 1983 sulla strada che nel Palermitano unisce i paesi di Bagheria e Casteldaccia.

Su quel percorso che ha dato vita alla prima marcia antimafia sono tornati questa mattina gli studenti di 30 anni fa, oggi genitori, insieme ai propri figli, in un passaggio di testimone colorato e sentito. La via dei Valloni, un tempo scelta dai killer della criminalità organizzata e strada di fuga dei latitanti, oggi riporterà una targa ricordo sui trent'anni della marcia antimafia, grazie all'appello lanciato dal centro studi Pio La Torre, promotore dell'iniziativa, raccolto dalla Provicia di Palermo. Dai sindacati alla Chiesa, dalla rete delle scuole «Bab el
Gherib» a un cartello di un centinaio di associazioni, dai sindaci del comprensorio ai semplici cittadini, in migliaia hanno sfilato per ribadire il proprio 'nò a cosa nostra.

È vivo il ricordo del corteo possente e gioioso che trent'anni fa ha rivendicato a quelle terre bellissime e alla loro popolazione il diritto alla dignità e alla libertà dall'oppressione del potere malavitoso e dal suo portato di violenza e di disperazione», ha scritto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un saluto inviato agli organizzatori. «Allora come oggi - aggiunge il Capo dello Stato - i giovani furono in prima linea ed è a loro soprattutto che va affidato l'impegno a mantenere vivo il ricordo delle tante vittime della mafia, contribuendo a sottrarre alle organizzazioni criminali spazi e occasioni di penetrazione e consolidamento nella società».

«Vogliamo che questo sia ricordato come il triangolo della vita, non della morte», hanno detto alcuni ragazzi alludendo all'appellativo con il quale ci si riferiva, durante la guerra di mafia, ai comuni di Casteldaccia, Bagheria e Altavilla Milicia. Il loro no alla mafia è dipinto su ogni cartello, se ne vedono un paio appesi persino su una gru che sorregge delle 'ecoballè di rifiuti, in uno stabilimento di raccolta differenziata lungo il percorso. «È una testimonianza di cittadinanza attiva da parte degli studenti delle 18 scuole della provincia - spiega
l'insegnante Vittoria Casa, coordinatrice della rete di scuole aderenti - i ragazzi sono molto consapevoli e oggi marciano insieme ai genitori che hanno preso un giorno di ferie pur di partecipare». Un lungo serpentone umano nel quale non mancano le testimonianze della Chiesa: «Liberarsi dalla mafia è una passione civile ma anche religiosa - ha detto padre Francesco Michele Stabile - la mafia è contro la cultura evangelica di rispetto e dignità delle persone». Nell'occasione è stato ricordato anche il martirio di don Pino Puglisi. «Oggi è un
giorno di festa perchè in corteo contro la mafia oltre alla società civile ci sono sindaci e autorità insieme - ha detto Angelo Capitummino, tornato dopo trent'anni su queste strade - è un avanzamento nella lotta alla mafia ma non vuol dire che sia stata vinta».

«Le comunità di Bagheria e Casteldaccia rappresentano la volontà dell'intera nazione schierata contro cosa nostra - ha osservato Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre - ma anche un invito a Governo e Parlamento a invertire la politica fatta nei confronti della mafia. Occorre sottrarre le ricchezze illecite e investire nella crescita del Paese, nel Mezzogiorno, nella scuola, nella cultura, per dare conoscenza e lavoro e sconfiggere la mafia, non solo in Sicilia ma in tutto il Paese».

di Antonella Lombardi