Comunicati stampa | 21/02/2005
L'associazionismo antiracket e la difesa delle imprese
Lunedì 21 febbraio 2005
"L'ASSOCIAZIONISMO ANTIRACKET E LA DIFESA DELLE IMPRESE"
"Impunità fiscale e rete di consenso sociale per chi denuncia il racket", è la proposta lanciata da Vito Lo Monaco, vicepresidente del Centro studi "Pio La Torre" che ha organizzato il seminario su "L'associazionismo antiracket e la difesa delle imprese" a Palazzo Steri. "Per affermare il principio che lo Stato è più forte della mafia occorre -ha detto Lo Monaco- far scendere in campo, assieme ai comitati delle vittime e dei giovani, anche i sindacati, le associazioni d'impresa, l'Università e la pubblica amministrazione. Servono infatti leggi, risorse e volontà politica per incoraggiare chi denuncia l'estorsione, attraverso la protezione, l'impunità fiscale, così come avvenne per i collaboratori di giustizia". Durante l'incontro i giovani dell'associazione studentesca "Contrariamente" hanno lanciato la proposta di "esentare dal pagamento delle tasse universitarie i figli dei commercianti che denunciano gli estortori". "Porterò quanto prima la proposta in Consiglio di amministrazione" ha assicurato il rettore dell'Università di Palermo, Giuseppe Silvestri.
Mario Centorrino, docente di economia dell'Università di Messina, ha ricordato come "l'estorsione e l'usura rappresentino il 12% del giro d'affari di Cosa nostra. L'imprese- ha detto l'economista- per fronteggiare un'estorsione finisce col ricorrere al cosiddetto credito parallelo considerato che le banche diminuiscono il credito alle attività colpite. L'imprenditore, invece di attendere l'inevitabile richiesta di denaro da parte del mafioso e per evitare possibili danni, spesso preferisce rivolgersi preventivamente ai soggetti che operano sul territorio, stabilendo un accordo che gli assicuri la protezione". "A Palermo -spiega il sostituto procuratore Maurizio De Lucia- c'è un fenomeno radicato storicamente: se un commerciante vuole aprire un'attività -ha detto De Lucia- si avvicina spontaneamente ai mafiosi. A questo meccanismo sfuggono solo le imprese della grande distribuzione perché hanno un maggiore sistema di protezione esterno e -in genere- vengono da fuori. Attraverso l'estorsione -ha ricordato il sostituto procuratore- l'organizzazione ottiene sia profitto che controllo del territorio, sostituendosi allo Stato". De Lucia ha parlato poi delle manovre che Cosa nostra utilizza per impossessarsi delle attività pulite: "Chiedono l'assunzione dei picciotti che progressivamente diventano socie e proprietari". Perplessità verso le forme di denuncia anonime sono state espresse sia dal sostituto procuratore che dal procuratore di Palermo Pietro Grasso: "Durante il dibattimento processuale -ha ricordato Grasso- occorrono le deposizioni delle vittime". Fra le soluzioni avanzate dalla procuratore di Palermo c'è "la denuncia collettiva da parte di più commercianti. Diversamente bisognerà denunciare per favoreggiamento chi paga il pizzo ma nega. Bisogna convincere -ha concluso Grasso- che conviene stare dalle parte dello Stato". A tal proposito il giurista Giovanni Fiandaca ha proposto di "valutare anche l'anonimato come fatto processuale". Una proposta ritenuta interessante da Julo Cosentino (Confcommercio) che ha ricordato come "la maggior parte degli imprenditori taglieggiati siano vittime e non complici". Per Giovanni Felice (Confesercenti) "le vittime sottovalutano il fenomeno del racket, nel senso che lo riconducono solo ad una questione economica e non si rendono conto della gravità del patto che sottoscrivono con la mafia". Per Elio Sanfilippo (Legacoop) bisogna considerare un illecito il pagamento del pizzo e sospendere dall'appalto le ditte che si forniscono di materiale presso la malavita". A garantire sul sostegno dello Stato è il Prefetto di Palermo, Giosuè Marino: "Se l'imprenditore vuole investire ed è preoccupato c'è assoluta disponibilità a sostenerlo, ma occorre che prenda una posizione chiara e manifesti la volontà di denunciare". Il commissario antiracket, Prefetto Carlo Ferrigno, ha reso noto che "dal 30 dicembre del 2003 sono stati concessi 4.451.269 euro alle vittime di estorsione e 5.792.147 alle vittime dell'usura. Solo a Palermo, nell'ultimo anno, sono stati erogati 177 mila euro a chi ha subito estorsioni e 136 mila alle vittime dell'usura".
L’ufficio stampa
Leandro Salvia
338-3481138
ufficio.stampa@piolatorre.it
"L'ASSOCIAZIONISMO ANTIRACKET E LA DIFESA DELLE IMPRESE"
"Impunità fiscale e rete di consenso sociale per chi denuncia il racket", è la proposta lanciata da Vito Lo Monaco, vicepresidente del Centro studi "Pio La Torre" che ha organizzato il seminario su "L'associazionismo antiracket e la difesa delle imprese" a Palazzo Steri. "Per affermare il principio che lo Stato è più forte della mafia occorre -ha detto Lo Monaco- far scendere in campo, assieme ai comitati delle vittime e dei giovani, anche i sindacati, le associazioni d'impresa, l'Università e la pubblica amministrazione. Servono infatti leggi, risorse e volontà politica per incoraggiare chi denuncia l'estorsione, attraverso la protezione, l'impunità fiscale, così come avvenne per i collaboratori di giustizia". Durante l'incontro i giovani dell'associazione studentesca "Contrariamente" hanno lanciato la proposta di "esentare dal pagamento delle tasse universitarie i figli dei commercianti che denunciano gli estortori". "Porterò quanto prima la proposta in Consiglio di amministrazione" ha assicurato il rettore dell'Università di Palermo, Giuseppe Silvestri.
Mario Centorrino, docente di economia dell'Università di Messina, ha ricordato come "l'estorsione e l'usura rappresentino il 12% del giro d'affari di Cosa nostra. L'imprese- ha detto l'economista- per fronteggiare un'estorsione finisce col ricorrere al cosiddetto credito parallelo considerato che le banche diminuiscono il credito alle attività colpite. L'imprenditore, invece di attendere l'inevitabile richiesta di denaro da parte del mafioso e per evitare possibili danni, spesso preferisce rivolgersi preventivamente ai soggetti che operano sul territorio, stabilendo un accordo che gli assicuri la protezione". "A Palermo -spiega il sostituto procuratore Maurizio De Lucia- c'è un fenomeno radicato storicamente: se un commerciante vuole aprire un'attività -ha detto De Lucia- si avvicina spontaneamente ai mafiosi. A questo meccanismo sfuggono solo le imprese della grande distribuzione perché hanno un maggiore sistema di protezione esterno e -in genere- vengono da fuori. Attraverso l'estorsione -ha ricordato il sostituto procuratore- l'organizzazione ottiene sia profitto che controllo del territorio, sostituendosi allo Stato". De Lucia ha parlato poi delle manovre che Cosa nostra utilizza per impossessarsi delle attività pulite: "Chiedono l'assunzione dei picciotti che progressivamente diventano socie e proprietari". Perplessità verso le forme di denuncia anonime sono state espresse sia dal sostituto procuratore che dal procuratore di Palermo Pietro Grasso: "Durante il dibattimento processuale -ha ricordato Grasso- occorrono le deposizioni delle vittime". Fra le soluzioni avanzate dalla procuratore di Palermo c'è "la denuncia collettiva da parte di più commercianti. Diversamente bisognerà denunciare per favoreggiamento chi paga il pizzo ma nega. Bisogna convincere -ha concluso Grasso- che conviene stare dalle parte dello Stato". A tal proposito il giurista Giovanni Fiandaca ha proposto di "valutare anche l'anonimato come fatto processuale". Una proposta ritenuta interessante da Julo Cosentino (Confcommercio) che ha ricordato come "la maggior parte degli imprenditori taglieggiati siano vittime e non complici". Per Giovanni Felice (Confesercenti) "le vittime sottovalutano il fenomeno del racket, nel senso che lo riconducono solo ad una questione economica e non si rendono conto della gravità del patto che sottoscrivono con la mafia". Per Elio Sanfilippo (Legacoop) bisogna considerare un illecito il pagamento del pizzo e sospendere dall'appalto le ditte che si forniscono di materiale presso la malavita". A garantire sul sostegno dello Stato è il Prefetto di Palermo, Giosuè Marino: "Se l'imprenditore vuole investire ed è preoccupato c'è assoluta disponibilità a sostenerlo, ma occorre che prenda una posizione chiara e manifesti la volontà di denunciare". Il commissario antiracket, Prefetto Carlo Ferrigno, ha reso noto che "dal 30 dicembre del 2003 sono stati concessi 4.451.269 euro alle vittime di estorsione e 5.792.147 alle vittime dell'usura. Solo a Palermo, nell'ultimo anno, sono stati erogati 177 mila euro a chi ha subito estorsioni e 136 mila alle vittime dell'usura".
L’ufficio stampa
Leandro Salvia
338-3481138
ufficio.stampa@piolatorre.it