Comunicati stampa | 25/09/2009
INGROIA: DDL ALFANO PIETRA TOMBALE SULLE INTERCETTAZIONI
“Se il ddl Alfano diverrà legge si determinerà il sostanziale e definitivo esaurimento dello strumento delle intercettazioni. Una pietra tombale sulla modalità d’indagine principale degli ultimi anni”. A dichiararlo è il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia nel corso dell’iniziativa “Intercettazioni, libertà di stampa, diritti costituzionali” promossa dal Centro Studi Pio La Torre e da Articolo 21, Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Fnsi, Ossigeno e Associazione della stampa siciliana, presso l’Auditorium Rai di Palermo.
“Stabilire che si possano disporre le intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza e non di reato ne impedirà di fatto l’utilizzo – ha continuato Ingroia – arrecando gravissimi danni anche alle indagini sulla criminalità mafiosa. Perché, se è vero che le nuove norme non si applicano ai processi per mafia è vero anche che molti procedimenti che poi si trasformano in indagini per associazione mafiosa sono avviati a carico di cosiddetti insospettabili, quindi con procedimenti ordinari su cui si applicherebbero le nuove norme”.
“La limitazione delle intercettazioni e della loro pubblicazione sui giornali costituisce una lesione del diritto costituzionale a essere informati – ha detto Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre – si vuole limitare la possibilità di mettere a nudo la zona grigia e gli intrecci nella gestione della Cosa pubblica, degli appalti, dei servizi, della sanità”.
Spesso si è ricorsi alla necessità di una maggiore garanzia della privacy dei cittadini per giustificare la modifica delle modalità di intercettazione. “Ma in una società in cui siamo controllati in qualsiasi momento – puntualizza Livio Pepino componente del Csm - per strada, su internet, nei traffici bancari, le intercettazioni costituiscono l’unico sistema di controllo garantito nei confronti dei cittadini. E poi – continua Pepino - come si giustifica con il ricorso alla privacy l’impossibilità di utilizzare le intercettazioni in altri processi rispetto a quello per il quale erano state disposte?”.
Le nuove norme oltre che porre un freno all’attività degli organi inquirenti pongono dei limiti anche ai mezzi di informazione con l’impossibilità di pubblicare, neppure in forma riassuntiva, atti giudiziari o stralci di intercettazioni fino all’esito finale del procedimento. “Questo costringerà i giornalisti al silenzio e all’autocensura – è il duro giudizio di Franco Nicastro, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia – provocando effetti devastanti un sistema informativo che in Italia è già fortemente influenzato e controllato dal potere politico”.
“Queste norme determinano la censura – gli fa eco Giuseppe Giulietti, presidente di Articolo 21 -
perché nessun editore rischierebbe pene pecuniarie salatissime o addirittura rischiare la detenzione per pubblicare inchieste pericolose”.
“Per tutti questi motivi – rilancia Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana – siamo pronti a scendere in piazza il 3 ottobre nella manifestazione organizzata dalla Fnsi per la libertà di stampa. Perché viviamo in una condizione in cui se non si innesta una ripresa di coscienza civile, finiremo per considerare normale il ricevere informazioni parziali, o addirittura negate a monte perché impedite dai potenti”.
Il dibattito, moderato dal direttore della Rai Sicilia, Salvatore Cusimano, hanno partecipato inoltre Ettore Barcellona (Avvocato del Centro Pio La Torre) e Alberto Spampinato (Direttore di Ossigeno, Osservatorio FNSI-Odg sui cronisti sotto scorta), si è svolto di fronte ad una platea di giornalisti, avvocati, magistrati, semplici cittadini e degli studenti delle scuole partecipanti al Progetto Educativo Antimafia promosso per il quarto anno dal Centro Pio La Torre, alcune delle quali collegate in videoconferenza da tutta Italia.
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