Comunicati stampa | 18/02/2013

Il vescovo Mogavero ai giovani: ''Non abbiamo paura della mafia''

"Oggi non abbiamo piu' paura della mafia, ne ammettiamo l'esistenza, ne riconosciamo la pericolosita' e la combattiamo con la denuncia e la testimonianza. Abbiamo delle linee direttive chiare e inequivocabili che per noi costituiscono le tappe di un cammino nel quale non sono ammessi passi e ritorni indietro". Sgombra il campo da ogni equivoco il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, e va a dritto al tema della quarta conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre,  'L’antimafia della Chiesa. Dal silenzio all’impegno esplicito delle Chiese locali e della gerarchia'. "Qualche decennio fa l'argomento avrebbe trovato gli uomini di chiesa o imbarazzati o assenti - ha aggiunto - per riluttanza o perche' si sarebbe finiti sul banco degli imputati; un imbarazzato silenzio che adombrava un'indebita vicinanza con ambienti mafiosi. Questo vento nuovo che spira da piu' di 10 anni e' stato anche sancito dalla testimonianza cruenta di uomini di chiesa e non. La Chiesa e la societa' civile insistono sullo stesso territorio e sul piano dei valori non possono trovarsi su piani contrapposti". Insieme al vescovo Mogavero sono intervenuti Giuseppe Carlo Marino, docente di Storia all’Universita' di Palermo e che ha ricordato le "Connivenze di certi rapporti in cui la mafia era la variante costitutiva dell'organizzazione sociale; la Legge La Torre ha modificato in profondità la societa', introducendo l'elemento strutturale dell'orientamento antimafioso". E poi Gianfranco Matarazzo, dell'Istituto Arrupe: "Chi è colluso con la mafia e' definito senza mezzi termini nei documenti della chiesa operatore del maligno". Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre, ha ricordato un importante anniversario: quello del 26 febbraio 1983, "durante la seconda guerra di mafia iniziata nel 1978, quando la prima rivolta morale e civile di una parte della popolazione siciliana, con la prima marcia antimafia, ha sancito un valore che non appartiene più a una minoranza". Monsignor Mogavero ha poi ricordato  i discorsi ufficiali della Chiesa schierata contro la mafia, da quello di Papa Wojtyla nel 1993 ad Agrigento a quello di  "Benedetto XIV  che due anni fa si e' schierato sulla linea della inconciliabilita' tra la mafia e la scelta cristiana", ai documenti ufficiali, come quello dei vescovi italiani del 2010 o il Manifesto Social religioso sul riconoscimento del martirio di don Pino Puglisi che il 25 maggio sara' proclamato beato, "un evento che ci commuove e ci impegna, perche' ha segnato una tappa importante e luminosissima del cammino di redenzione della chiesa siciliana".

Inevitabili i riferimenti alle emergenze attuali, come le dimissioni del pontefice: "Il governo della chiesa e' un carico molto pesante da reggere, il papa ha quasi 86 anni - ha detto Mogavero - e' stato sovrastato da questo peso e, con grande umanita', ha detto di non arcela piu'. Ma non per il cosiddetto 'gran rifiuto', ma per servire meglio la chiesa, lasciando il posto a una guida energica, dotata di forze fresche e motivazioni rinnovate in un momento particolarmente impegnativo. E' una scelta coraggiosa e di modernita' - ha aggiunto - Chiedo affetto verso il Papa, per sostenerlo in una sceltadifficile fatta a sostegno della chiesa e degli uomini del nostro tempo''.

Tante le domande degli studenti presenti e collegati in videoconferenza rivolte ai relatori, come la richiesta di chiarimento su 'Come si concilia il messaggio della Chiesa con la politica dello Ior'.

"Certi atteggiamenti non sempre chiarissimi delle nostre autorita' ecclesiastiche hanno dato adito a molti dubbi - ha risposto padre Mogavero - ma da qui a pensare che nel Vaticano ci sia un centro di riciclaggio ce ne vuole, alcuni elementi hanno indotto a giudizi frettolosi. La resistenza di talune autorita' eviterebbe forse un giudizio di collusione".

Interpellato poi sull'uso della simbologia cristiana da parte dei boss mafiosi, il vescovo di Mazara del Vallo ha detto:"Condanno chi con parvenza di esteriorita' pensa di saldare cosi i suoi debiti con la societa'e la sua coscienza; l 'importante e' non rimanere oggi a bocca chiusa di fronte a fatti e persone che notoriamente per i loro comportamenti non possono trovare nessun avallo. Certe affermazioni del passato non sono lo specchio di tutta la chiesa, siamo debitori della cultura del tempo e dei nostri contemporanei; oggi penso ai vescovi della Calabria, della Puglia e della Campania che testimoniano il cambiamento di una societa' civile che nn si vuole rassegnare".

di Antonella Lombardi