Comunicati stampa | 27/06/2007

Il Centro Studi Pio La Torre premia le tesi su mafia e antimafia

 



PALERMO, 27 GIUGNO 2007. Sono state presentate oggi, presso l' Aula Magna della Facoltà di Lettere e filosofia di Palermo, le quattro tesi di laurea vincitrici del bando “Premio per laureati nelle Università Siciliane" promosso dal Centro studi Pio La Torre.
L’iniziativa, lanciata nell’anno accademico 2005/06, premia gli studenti i cui elaborati hanno avuto come tema l'analisi e la conoscenza del fenomeno mafioso.
Ad introdurre l’incontro sono stati l’on. Nino Mannino del centro studi “Pio La Torre” e il docente universitario Giuseppe Carlo Marino.
Quattro le tesi vincitrici quest’anno della borsa di studio:

“Le carte in regola: Piersanti Mattarella. Un democristiano diverso”, di Pierluigi Basile. La sua è l’unica biografia pubblicata finora sul presidente della regione ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1980. La pubblicazione, composta da quattro capitoli, racconta la formazione politico-culturale di Mattarella, il suo impegno, negli anni Sessanta come consigliere comunale a Palermo, poi come deputato regionale e assessore al Bilancio. Particolare attenzione è stata dedicata, attraverso l’analisi della “svolta” dettata dalla politica mattarelliana, agli anni in cui Mattarella rivestì il ruolo di Presidente della Regione siciliana. La tesi di Basile ha ricevuto il plauso e l’incoraggiamento del presidente della repubblica Giorgio Napolitano.

“Le acque a Monreale: amministrazione municipale e interessi affaristici nel XIX secolo”, di Antonino Corso, che spiega:
“La formazione delle moderne organizzazioni mafiose prende il via con la modernizzazione dell’Italia post unitaria, quando le “tenebrose associazioni” penetrano nei settori pubblici dello nuovo Regno. Con i mezzi legali che sono offerti dalla dialettica economica, politica e sociale la vecchia mafia rurale abbandona i furti dei campi e del bestiame per dedicarsi allo sfruttamento delle risorse del territorio (acqua in primis). S’insedia nel palazzo del governo locale e gestisce, tramite uomini fidati, la distribuzione del prezioso bene, che è fondamentale per il buon andamento della economia basata sull’agricoltura. Monreale, centro agrumario del XIX secolo, è stretta nella morsa ricattatoria della più potente e ramificata associazione criminale della provincia, gli “Stuppagghieri”, che usando i mezzi dell’ “industria della violenza” accumulano ingenti capitali e esportano nel nuovo mondo, fra cassette d’agrumi e emigranti, latitanti e uomini d’onore, contribuendo a formare le file della società onorata nel nuovo mondo”.

“La corruzione dell’economia siciliana attraverso le inchieste parlamentari”, di Massimo Di Bella. “Attraverso lo studio di fonti storico-economiche e degli atti delle diverse commissioni parlamentari antimafia – racconta lo studente - ho ricostruito dettagliatamente le vicende che hanno contraddistinto la vita politica del Comune di Palermo e della Regione Sicilia nel trentennio 50-70, ponendo particolare attenzione a personaggi come Francesco Vassallo, il conte Arturo Cassina, la famiglia Bontade, Vito Ciancimino e Salvo Lima che ne hanno condizionato le sorti.
Dall’analisi economica è emerso che l’economia mafiosa è stata l’artefice del mercato siciliano in sintonia con le borghesie egemoni del blocco nazionale dominante a cui conveniva di più l’imprenditore mafioso, alleato subalterno, che un’industria capace di porsi su un piano concorrenziale.
L’analisi storica ha evidenziato come Lima, Ciancimino , Vassallo e Bontade siano filiazioni di uno stesso processo che investe in maniera impetuosa la società siciliana negli anni 50; essi nascono nello stesso momento storico, nelle stesse zone territoriali negli stessi ambienti politici ed economici ed utilizzano le stesse opportunità offerte da un mercato in espansione.
Ciò che caratterizza a Palermo la gestione spregiudicata del potere politico ed economico è un fenomeno di indistinzione di ruoli tra i politici , gli imprenditori e i mafiosi: i politici costituiscono società di comodo con imprenditori e mafiosi per partecipare essi stessi in prima persona ai lucri della speculazione edilizia e alla distribuzione dei pubblici benefici”.

“Contiguità alla mafia e responsabilità penale”, di Flavio Michelangelo Nicastro, che ha presentato il suo lavoro:
“Nella tesi viene esaminata l’origine e l’evoluzione della criminalità mafiosa e gli strumenti adottati dallo Stato per contrastarla. Attenzione particolare è data alla legge 575 del 1965, che ha introdotto misure di prevenzione quali la sorveglianza speciale e il soggiorno obbligato, e all’importantissima Legge Rognoni-La Torre n. 646 del 1982, che ha previsto l’introduzione dell’art. 416 bis e degli istituti della confisca e del sequestro dei beni. Ampio spazio è dedicato pure alle Commissioni Parlamentari Antimafia del 1993 e del 2001, all’art. 416 ter (scambio elettorale politico-mafioso), e al processo Andreotti, come un caso problematico dei rapporti tra mafia e politica”.

Le tesi sono state riprodotte in 250 copie e saranno distribuite fra le principali biblioteche e università italiane.

”Il Centro studi Pio La Torre – spiegano i promotori dell’iniziativa - ha inteso favorire la diffusione della cultura antimafia, istituendo tre borse di studio-premio, consistenti nella pubblicazione delle tesi. Gli elaborati devono avere come tema l’analisi degli atti processuali relativi all'omicidio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo; l'evoluzione della legislazione antimafia dopo l'approvazione della legge Rognoni-La Torre; i riflessi economici del fenomeno mafioso in Sicilia; le ripercussioni sociali del fenomeno mafioso in Sicilia”

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