Comunicati stampa | 14/11/2005

I Corleonesi: Un Giornalista racconta il golpe di Cosa Nostra

PALERMO, Lunedì 14 novembre 2005

"I CORLEONESI": UN GIORNALISTA RACCONTA IL GOLPE DI COSA NOSTRA



Verrà presentato domani (martedì 15 novembre), alle ore 11 - presso il Liceo Classico Garibaldi di Palermo (via Rotolo), il libro del giornalista Dino Paternostro: "I Corleonesi, storia del golpe di Cosa Nostra", edito da L'Unità. Promotore dell'iniziativa è il Centro studi ed iniziative culturali "Pio La Torre" di Palermo. A presentare il volume, oltre all'autore, ci saranno Vito Lo Monaco, presidente del centro "Pio la Torre", il sostituto procuratore di Palermo Gaetano Paci e il giornalista Vincenzo Vasile che ha curato la pubblicazione inserita nella collana "i misteri d'Italia".
Il questo libro - spiega l'autore che vive e lavora a Corloene - vogliamo provare a raccontare questi Corleonesi, cominciando dagli inizi: da quando, sconosciuti e piedi 'ncritati, dominavano il feudo, dove ingaggiarono una guerra senza quartiere col movimento contadino. Da quando prendevano ordini da "don" Vito Cascio Ferro ed importavano da Prizzi i loro capi. Da quando seminavano di croci e morti ammazzati Corleone, che per tutti diventò Tombstone. Da quando, abbandonato il feudo, scoprirono il business dell'edilizia e dei lavori pubblici, grazie ai "buoni uffici" di un loro compaesano, che a Palermo li aveva preceduti: don Vito Ciancimino. Per arrivare alla prima guerra di mafia, alla stagione delle stragi e all'attuale strategia dell'invisibilità. Raccontando di loro - prosegue Paternostro -, racconteremo anche degli altri Corleonesi: quelli meno famosi, che li hanno sempre combattuti. Racconteremo dell'antimafia sconosciuta di Corleone, dell'antimafia antica quanto la mafia, che non ha mai piegato la testa di fronte alle ingiustizie e alle prepotenze. Dei martiri laici come Luciano Nicoletti ed Andrea Orlando, di Bernardino Verro, Giovanni Zangara e Placido Rizzotto, che nella lotta contro Cosa Nostra sacrificarono la loro vita. E' una storia solo apparentemente locale quella raccontiamo - precisa l'autore- , perché Corleone è metafora della Sicilia e dell'Italia. E, come la Sicilia, alterna rinascite a ricadute, dando l'illusione di potersi liberare davvero e per sempre dalla mafia e dalla cattiva politica, ma ricadendo poi nel vizio antico della rassegnazione e della convivenza".

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