Comunicati stampa | 09/08/2011

Comunicati Stampa sul Codice Antimfia

La Regione siciliana annuncia che ricorrerà alla Corte Costituzionale contro il codice antimafia se il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, il 3 agosto, entrerà in vigore. Il governo di Raffaele Lombardo considera «illegittimo» il codice «perchè - sostiene l'assessore all' Economia, l'avvocato Gaetano Armao - emargina Regioni ed enti locali nell'assegnazione dei beni confiscati alla mafia, quali sedi per uffici, scuole, servizi di assistenza sociale, spesso affittati agli stessi generando oneri impropri sui bilanci».
«È noto - afferma Armao - che la maggior parte del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata ricada per il 45% in Sicilia e che questo patrimonio sia stato costituito con la
vessazione e il pizzo ai danni dei siciliani. Eppure, il testo normativo prevede che i beni
restino allo Stato e non siano restituiti al territorio». Ma per l'assessore «si giunge addirittura
al paradosso, come nel caso dei beni confiscati affittati alla Regione siciliana (si pensi alle
sedi degli assessorati Attività produttive e Beni culturali, ma anche uffici di Asp), per i quali
paghiamo dal bilancio regionale oltre sei milioni di euro: così, i siciliani, laddove ce ne fosse
bisogno, pagano due volte, prima da vittime e poi da contribuenti».
 L'assessore Armao osserva poi che «il codice, che di codice ormai ha ben poco, al di là delle critiche mosse da ampi settori della magistratura e dell' associazionismo antimafia (come il centro Pio La Torre) nonostante sia stato smembrato per accelerarne l'emanazione, con le disposizioni sull'assegnazione dei beni confiscati viola lo Statuto che attribuisce, all'art. 33, alla Regione tutti i beni statali che non siano direttamente utilizzati dal governo nazionale». Inoltre, «limita sostanzialmente la possibilità che Regione ed enti locali siano assegnatari dei beni da destinare ad uffici, scuole, centri per servizi sociali, incrementandone così i costi di gestione e diminuendo la capacità di offrire servizi ai cittadini con maggiore efficenza».
L'assessore ricorda che sulla vicenda il presidente della Regione «il 22 luglio ha tempestivamente chiesto apposita audizione presso le Commissioni parlamentari Giustizia della Camera e del Senato per una modifica del testo, ma tale richiesta è rimasta inascoltata». «Le censure al testo governativo - continua - sono state altresì segnalate, il 11 luglio, 19 luglio e 26 luglio 2011, dalla Regione siciliana al presidente della Conferenza delle Regioni, richiedendo un'audizione presso le Commissioni parlamentari di competenza: il presidente Errani ha espresso tale posizione ad entrambe le Commissioni delle Camere, anche in questo caso purtroppo senza esito».

L'ALLARME DI SPEZIALE: IL GOVERNO DESTRUTTURA LE NORME SULLE CONFISCHE  AI BOSS
«Al danno della presenza mafiosa in Sicilia, si unisce la beffa dell'azione di un governo che di fatto sta destrutturando la normativa sui beni confiscati». Lo dice Lillo Speziale, presidente della Commissione regionale Antimafia all'Ars, a proposito della decisione del governo regionale di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il Codice antimafia, se il decreto approvato dal Consiglio dei ministri entrerà in vigore.
 «Il governo regionale - aggiunge Speziale - fa bene a ricorrere nelle sedi giurisdizionali,
ma al tempo stesso bisogna promuovere un incontro fra tutti i parlamentari eletti in Sicilia
affinchè questo decreto, nella fase di conversione, possa subire profonde modifiche».
«Da diversi anni - conclude - il legislatore nazionale tende a scardinare il principio
ispiratore della legge Rognoni-La Torre con la quale si stabiliva che le somme ed i beni
confiscati alla mafia dovevano essere restituiti alle comunità alle quali erano stati sottratti.
Così è stato per il Fondo unico per la giustizia, e così è adesso con il decreto sul 'cosiddettò codice antimafia, che altro non è che la negazione del risarcimento alla comunità
siciliana».

Il codice antimafia entrerà in vigore definitivamente il 7 settembre. Francesco Nitto Palma lo annuncia al termine del Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera al testo, che raccoglie la normativa vigente sulle misure di prevenzione e sula confisca dei beni ai mafiosi. Il ministro rimarca che, dopo il giudizio 'condizionatò  da parte della Commissione Giustizia della Camera, sono stati accolti i desiderata del Parlamento, in particolare 11 delle 21 modifiche avanzate nei pareri delle commissioni parlamentari e dal comitato di coordinamento. È stata recepita, dice il
Guardasigilli, anche la richiesta di stralcio dei primi dieci articoli per i quali a settembre sarà
varato un disegno di legge.
Il Codice antimafia è articolato in quattro libri. Il I riguarda le misure di prevenzione; il libro
II contiene le nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia: il III libro riguarda
le attività informative ed investigative nella lotta contro la criminalità organizzata, l'Agenzia
nazionale per l'Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla
criminalità organizzata; il IV ed ultimo libro contiene modifiche al codice penale, al Codice di
procedura penale e alla legislazione penale complementare oltre ad abrogazioni,
disposizioni transitorie e di coordinamento.
-Libro I Raccoglie una ricognizione della normativa vigente in tema di misure di
prevenzione personali e patrimoniali che, nel tempo, hanno subito molti interventi di
modifica. Questa opera di 'ricognizionè, semplificazione e il conseguente coordinamento si
è resa necessaria anche per le molte leggi speciali, frutto spesso di una legislazione di
emergenza. Il libro è suddiviso in cinque titoli: Le misure di prevenzioni personali;quelle
patrimoniali; l'amministrazione, la gestione e la destinazione di beni sequestrati e confiscati;
la tutela dei terzi; gli effetti, le sanzioni e le disposizioni finali. Per le aziende la durata dei
'certificati antimafià passa da sei mesi a 12 prevedendo al contempo una «Banca nazionale
unica della documentazione antimafia» presso il Viminale. Tutto ciò snellirà l'attività delle
aziende sul fronte della normativa antimafia.
- Libro II Modifica, integra ed aggiorna tutta la disciplina della documentazione antimafia.
La nuova disciplina valorizza le «informazioni prefettizie», ampliando l'elenco delle situazioni
che possono indicare una infiltrazione mafiosa. Viene anche introdotta una norma che
conferisce al Prefetto di desumere il tentativo di infiltrazione delle cosche da sentenze di
condanna anche non definitive per reati «strumentali».
Particolare attenzione al fronte economico del problema.
-Libro III Raccoglie in maniera unitaria le normative sulla Direzione distrettuale antimafia
sulla Procura nazionale antimafia e sulla Direzione investigativa antimafia. Questo libro
contiene le disposizioni riguardanti l'istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione
e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata -  Libro IV
Contiene norme transitorie, di coordinamento e di abrogazione sui vari aspetti della
normativa antimafia.

L'Ufficio Stampa