Menomale che cantavamo
Cantata per Pio La Torre
«E menomale che cantavamo
tra giornali e la televisione la morte farsi pupara,
gomito a gomito con quel sangue strisciato tra i marciapiedi
larghi a destra e stretti a sinistra;
me lo ricordo ero piccolo piccolo io…»
«E menomale che cantavamo
con le fronti sudate e le schiene piegate mentre ci svaligiavano
con un applauso spezzato il cuore:
le sassate alla bocca e le terre negli occhi
lontane lontane, come…»
«E menomale che cantavamo
dopo i figli appesi a colate di piombo e le bandiere
nere delle nostre vesti senza lingua
per una nutricata sbagliata, come c’hanno detto?
che il lutto è giusto…non hanno rubato niente»
«E menomale che cantavamo:
funerali come i nostri solo nei film hollywoodiani
le ragioni in coro, le rivolte in forse: ma com’erano
‘ste canzoni: la terra di chi è? Non mi ricordo:
al lavoro amunì!»
«E menomale che cantavamo:
quanta sete alle nostre parole fatte di ansia e di sole
e la faccia del vicino, del fratello, del cognato
del cugino: il carnefice, la spia, il compare, l’assassino:
quanto ci siamo ammazzati amandoci come a fratelli?»
«E menomale che cantavamo
per far morire i morti in pace tra collina e scogliera
per far vivere i vivi una luce di grazia
fra le mura azzurrate di un beato silenzio
dove dalle finestre si sarebbe parlato, parlato e cantato»
«E menomale che cantavamo
da Palermo a Milano, che erano tuoni le voci
che resistevamo, che ci davan la terra
con le armi e la battaglia dei corpi e i vestiti:
ma mi pare ch’io parli di ottocento anni fa…»
«E menomale che cantavamo
Con le schegge legate nei calcagni e la memoria,
e coi morti infilati nella pelle insieme alle urla;
finiti a vederli annegare ad un ad uno dove c’è
altro suonare che il mare calmo»
«E menomale che cantavamo, vi ricordate
era in aprile, noi marciavamo insieme poco più avanti
dove si esplose il sangue e si perdette il mondo,
che rimaneva di quel futuro che già si sapeva,
di quella storia che ci si mangiava?»
«E menomale che cantavamo
rabbiosamente o con indifferenza alcuni
col pianto e i figli sulle spalle gli altri
con le cravatte rosse e qualche fiore
con uno stomaco senza più fame ch’era rimasto muto»
«E menomale che cantavamo:
le terre e le mani hanno da stare insieme,
le donne a volare come le gazze,
i limoni a vestirci da giugno a dicembre;
sì, c’erano le voci e c’era la speranza…forse…»
«E menomale che cantavamo,
che quando poi ci dissero, guardate,
è meglio che tornate chiusi in casa
qualcuno, tipo Pio, si fece la galera
e quarant’anni dopo gli lessero sentenza»
«E menomale che cantavamo,
ché tutto intorno era sentenza bruta:
soggetto e predicato, inessenziali a volte;
un gesto della fronte, uno scomporsi morto
e poi caduta a terra e scioglimento ‘i vita»
«E menomale che cantavamo
Tra furie scomposte e ombre funeste
Ché oggi piangiamo l’avere scordato,
banale com’era, morire resistendo:
e anche mio padre c’aveva la camicia in lacrime»
«E menomale che cantavamo,
ma io me li ricordo muti: bottoni, scarpe,
cicche mulinanti, biglietti del bus arrotolato,
pugni con la miseria dal tempo dei nonni,
sì, morivamo quel giorno eravamo non so quanti…»
Scritta da Toni Bondì per il 26° Anniversario di Pio La Torre è cantata durante la manifestazione svoltasi al Teatro Biondo di Palermo il 23 aprile 2008